Guardatemi, e poi ditemi che cosa ho fatto per meritare tutto questo. Io, Merlino, il Gatto Samurai, il Guerriero Errante senza macchia e senza paura, che accompagna a scuola due cuccioli di fantasma. Giuro, se lo sapevo non crescevo, rimanevo cucciolo anch’io e mi buttavo in un bidone da solo. E invece no, sono qua con queste due piccole pesti, perché il mio amico Desdemolo, il Fantasma del Palazzo dei Veleni, giura che lui non può uscire di giorno, il sole lo sbiadisce. Ma è nuvoloso, gli dico… Fa lo stesso. E quegli ottomila fetenti dei suoi amici, i Fantasmi del Sanguinoso Mucchio, quei nullafacenti che da ottocento anni dormono sotto la nostra piazza? Pure loro non possono uscire di giorno, e di notte le scuole sono chiuse. Allora, ho chiesto, perché i vostri cuccioli di giorno possono uscire, anzi, devono, per frequentare la scuola? E che cacchio se ne fa, un cucciolo di fantasma, della scuola? Non sono ancora fantasmi, hanno detto. Sono poltergeist. Questi piccoli mostri si fanno chiamare poltergeist, devono andare a scuola per farsi una cultura, e devono essere accompagnati altrimenti vanno in giro a far danni.
Non vi dico che cosa è diventata quella scuola da quando ci vanno loro. Un manicomio. I piccoli mostri hanno un limite di attenzione che non supera il quarto d’ora, dopo di che cominciano a sbroccare e le lavagne cadono, i banchi si spostano, la campanella si mette a suonare… E a me tocca prenderli per la collottola – perché anche i cuccioli di fantasmi ce l’hanno, una collottola – e riportarli a casa. Ora ditemi, a cosa gli sarà servito un quarto d’ora di scuola? Solo per rompere le palle a me. Ma da domani si cambia, ho deciso. Li porto dal professor Scipione e ci pensa lui a stenderli a colpi di greco e latino. Ah, mi chiedete da dove sono saltati fuori due cuccioli di fantasma? Questi non sono stati abbandonati alla Gatteria, no, magari… Questi ci sono nati. Come, non sapevate che i fantasmi si possono riprodurre? Non lo sapevo nemmeno io, finché non è successo.
Chi mi conosce, sa che sotto la piazza di questa piangente cittadina di provincia è sepolto un intero esercito. Come disse il Sommo Poeta, siamo “La terra che fé già la lunga prova | e di Franceschi sanguinoso mucchio”. Qui fu combattuta una grande battaglia contro un esercito mercenario invasore. Dopo mesi di assedio, stremati dalla fame, i nostri eroici antenati finsero la resa aprendo le porte della città e tributarono grandi onori ai nemici, poi aspettarono la notte e li sterminarono mentre erano addormentati e ubriachi. La soddisfazione durò poco, l’anno successivo il Papa inviò nuovi mercenari e la nostra città fu costretta a sottomettersi, ma è stato bello, una gloriosa pagina di storia. E la maggior parte dei circa ottomila cadaveri fu seppellita sotto la piazza principale, dove una lapide ricorda ancora ai posteri di che tempra siamo fatti.
Non c’è niente da fare, in Romagna si trovano bene tutti. Sul momento i cadaveri non la presero benissimo, e dopo la sepoltura sotto la piazza si erano leggermente indispettiti, ma con il tempo e un po’ di spirito di adattamento hanno apprezzato la situazione. Fare il mercenario non era il più bel mestiere del mondo, lo si sceglieva solo per fuggire dalla miseria, e da morti, per lo meno, non si soffriva più la fame. E poi, seguendo i canali delle fogne erano arrivati al fiume, e da lì, con pazienza, fino al mare, ma se c’è una cosa che non manca a un morto è proprio il tempo. E com’era bella la riviera… Pensate che tanti di loro non avevano mai visto il mare. In città si trovano proprio bene; ogni ristorante del centro è collegato ai canali sotterranei e i proprietari non si stupiscono più per le bottiglie di vino che mancano. Danno sempre la colpa ai camerieri. Dovete sapere che i fantasmi non mangiano più, ma sviluppano una profonda affinità con qualunque tipo di spirito, specialmente alcolico. Anche i pallidi funghi che crescono nel sottosuolo hanno il loro lato interessante, fanno vedere mondi alternativi e aiutano a comporre musica. I più creativi del gruppo hanno formato una band di heavy metal, si chiamano The Bloody Bunch, e i loro concerti sotterranei sono i più bei rave party della Romagna. In riviera manco se li sognano.
Però, col tempo, ottomila ragazzi da soli hanno cominciato ad annoiarsi. Tutti maschi… Organizzarono tornei di calcio e di rugby, ma le vecchie ossa negli scontri si staccavano, cambiavano proprietario, e c’era gente che per ore doveva cercare di abbinare una gamba con l’altra. Poi avvenne il miracolo. Uno dei tanti palazzinari che stanno sventrando il centro storico ha comprato un vecchio convento e lo ha perforato come un groviera, per farne un alveare di monolocali orrendi. Durante gli scavi l’impresa, colta da eccessivo entusiasmo, ha buttato giù un muro portante, e il crollo che ne è seguito ha portato alla luce alcune centinaia di scheletri di monache morte e sepolte là dentro. Fino a quel momento le signore avevano dormito, ligie ai voleri della religione che aveva concesso loro soltanto una cella e un rosario, e una morte “in grazia di Dio”, ma una volta risvegliate, alle suorine sono girati prepotentemente i coglioni. Hanno raccolto le vecchie ossa e sono andate a cercare un altro sotterraneo dove finire di dormire con calma. Cerca che ti cerca, un giorno un soldato del Sanguinoso Mucchio, un bello scheletro appartenuto al biondo vichingo Eric, si è imbattuto in un mucchietto di minuscole ossa tremolanti, appartenenti a una monaca che era stata rinchiusa in convento a nove anni. Lo spavento reciproco sul momento è stato grande, poi i due fantasmi hanno preso coraggio, si sono presentati, e il nostro Eric ha accompagnato a casa la suorina, che si è presa una sgridata tremenda dalla madre superiora.
Eric invece è tornato dagli amici correndo e sbatacchiando l’elmo da tutte le parti. “Do… do… do…” balbettava. E gli altri, “Cazzo, fai, solfeggi?”. “Donneeeeee…” finalmente è uscito il grido liberatorio. Le trattative sono state estenuanti, la Badessa aveva chiuso tutte le consorelle in un cunicolo, poi le stesse l’hanno mandata a cagare e si sono buttate con entusiasmo alla scoperta del sesso maschile, che era stato loro negato nella vita terrena. E quando dico sesso maschile, mi dovete prendere alla lettera. I ragazzi del Mucchio erano in astinenza da otto secoli, ma le signore non ne avevano mai visto in vita, ed erano assai curiose. Ora, non chiedetemi come fanno i fantasmi a fare sesso. O meglio, non avete bisogno di chiedermelo, perché ve lo racconto io. Lo sfregamento di ossa non è il massimo del godimento neppure per loro, ma pare che la grappa distillata nelle cantine e i funghi magici suppliscano alla carne e alle mucose divorate dal tempo, almeno in spirito. Poi i ragazzi hanno scoperto i giocattoli. Di catene ce n’erano a quintali, ma per tutto il resto si sono riforniti nei sex shop della città, mai così sconvolti da raffiche di furti. Hanno preso su di tutto, maschere, corsetti, cazzi di plastica, fruste, guaine in latex… Non vi dico i lubrificanti, sono andati via come il pane.
L’unica cosa a cui non hanno pensato questi ragazzi in tempesta ormonale, sono stati i preservativi. E così eccoli qua, i due mostri. La passione repressa per secoli ha materializzato non so bene cosa, ovuli e spermatozoi ultraterreni, ma sono nati. Questi due poltergeist del cazzo. Non vi dico la festa, nella nostra piccola comunità… Il motto è sempre quello, “Più siamo e più ci divertiamo”. E finché erano piccini tutto è andato bene, ma allevarli con grappa e funghi allucinogeni non è stata una gran pensata. Abbiamo cresciuto i due più grossi rompicoglioni che mai si siano visti nel mondo dell’aldilà. E anche dell’aldiqua, visto che durante il giorno i genitori dormono e noi della Gatteria dobbiamo fare da baby sitter. Il ghost sitter… se me lo avessero detto, avrei mollato una delle mie battutacce, e invece eccomi qua, anche oggi, a riportare indietro due cuccioli di fantasma che hanno distrutto la scuola alla prima ora di lezione. E adesso, dove me li metto?
Vado a cercare il mio amico Desdemolo, ma l’amico non si fa mai trovare quando c’è da dare una mano coi due stronzetti. Per fortuna che sono un gatto intelligente. Anche questa mattina ho visto la nostra Umana, quella gentile signora che si occupa di noi, ci nutre, ci cura e ci coccola, che arrancava stremata verso il Palazzo dei Veleni, il luogo oscuro in cui è costretta ancora a guadagnarsi da vivere perché i vari governi di ladri, mafiosi, piduisti e banchieri le hanno rubato la pensione. Non ne può più, tutte le mattine è sempre più gobba e rattrappita, e si rannicchia dietro la sua scrivania con la faccia di qualcuno che deve scalare a mani nude una parete rocciosa sotto la grandine. E ne ha ben donde, piuttosto che combattere coi suoi colleghi e capetti affronterei un corpo a corpo con un dobermann, ma il suo aspetto devastato mi ha fatto venire un’idea. In un posto dominato da creature così malvagie da far impallidire gli spettri più feroci, un posto dove le stesse mura si nutrono delle memorie più belle di una persona, forzandola a vivere solo momenti di angoscia, cosa c’è di meglio che scatenare un poltergeist? Oh scusate, sì che c’è di meglio. Scatenarne due.
I piccoli stronzetti adesso mi adorano. Tutte le mattine alle otto li vado a prendere nei sotterranei e li mollo dentro al Palazzo dei Veleni. Se prima quel posto era un manicomio, adesso è l’idea pura, l’archetipo della follia. I piccoli si materializzano nelle tazze del caffè bevute alla macchinetta tra una maldicenza e l’altra, schizzando di liquido bollente le scollature delle ciccione e i parrucchini degli ometti. Quando i capi convocano le stagiste nel loro ufficio per una “seduta” un po’ particolare, i divani si alzano e qualcuno di loro rischia di perdere i gioielli di famiglia per un morso. Quelli che spiano i computer dei colleghi trovano i loro peggiori incubi su Youtube, la moglie che li cornifica con un cavallo – povera bestia – e i figli sodomizzati da una gang di Brooklyn. Le finestre si chiudono a ghigliottina sui colli dei fumatori clandestini, le porte sbattono in faccia a chi origlia, le piante camminano per i corridoi, i faldoni volano come frisbee da una scrivania all’altra. Dagli sciacquoni sgorgano fontane di merda e gli specchi si rompono davanti a sgomente facce da culo. Hanno chiamato anche un esorcista, ma è scappato dalla paura e si è fatto missionario in Mali. Non so quanto tempo possa durare l’infanzia del cucciolo di fantasma, però spero che la crescita sia abbastanza lunga da accompagnare l’uscita della nostra Umana fuori dall’incubo. Non sappiamo quanto debba ancora resistere, ma noi non ci perdiamo d’animo. We have a dream.
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