Questa è una piccola storia ordinaria. Ordinaria per quanto riguarda l’Italia, non so se sarebbe ordinaria se riguardasse altri paesi d’Europa, per esempio la Germania, la Francia o l’Inghilterra. Anzi non lo credo.
Questa storia riguarda un mio romanzo, SENZA NOME, un noir pubblicato nel marzo 2013 da una piccola casa editrice, la Nuova Ipsa di Palermo.
In questa storia è molto importante valutare la qualità di questo romanzo e naturalmente io non sono la persona più indicata per farlo, quindi vediamo di arrivarci per via induttiva.
I miei due primi romanzi (IL SEGNALE nel 1999 e L’ESILIO nel 2001) sono stati pubblicati dalla casa editrice Sellerio e tutti sanno che la Sellerio è molto rigorosa nella scelta dei suoi scrittori.
Nel mio caso i miei libri sono stati letti prima della pubblicazione non da uno dei lettori della Sellerio ma dalla stessa Elvira Sellerio a cui piacevano molto. E naturalmente penso che il giudizio della signora Sellerio sia un buon punto di partenza per valutare la bontà della mia scrittura.
Poi la signora Sellerio ha smesso di occuparsi della sua casa editrice e per qualche anno pure io ho smesso di scrivere.
Quando ho ripreso, il mio giovane agente mi ha consigliato di pubblicare con una giovane casa editrice napoletana e io ho pubblicato il mio terzo romanzo, IL RITORNO DEL DIAVOLO. Esperienza terribile, la casa editrice non aveva praticamente nessuna distribuzione e un cattivo rapporto con le librerie. Non solo non si trovava in libreria, ma se qualcuno lo voleva leggere i librai si rifiutavano di ordinarlo. E su questa esperienza ci sarebbero anche altre cose spiacevoli da raccontare, ma questa è un’altra storia.
Nell’ottobre 2012 ho pubblicato io stesso il mio quarto romanzo LA SPARIZIONE come e-book e l’esperienza non è stata priva di soddisfazioni.
E veniamo a SENZA NOME. Uno dei miei lettori abituali, quelli a cui mando i manoscritti per un giudizio sulle mie opere, è di Palermo. Legge SENZA NOME, gli piace molto e mi propone di farlo arrivare alla Sellerio attraverso un suo amico, che ha rapporti con la casa editrice pur non facendone parte. Per me va bene, purché lo leggano in fretta. Se non gli interessa voglio mandarlo ad altri editori. Dopo due mesi nel dicembre 2011 attraverso questo giro di amici degli amici mi fanno sapere che la Sellerio mi chiede di non sottoporre il mio lavoro per almeno due mesi ad altri editori. Vorrebbero inserirlo come primo titolo di una nuova collana. Quindi tanto male il mio libro non doveva essere. Però passati due mesi non so più niente, mi dicono che il giro degli amici degli amici si è spezzato. La nuova collana non si fa più ed evidentemente la Sellerio ha deciso poi di non pubblicarlo. Succede, è una scelta come un’altra.
Nel frattempo si fa viva la Nuova Ipsa, una casa editrice con tanti titoli di saggi e una piccola collana di narrativa, hanno letto il manoscritto e vorrebbero pubblicarlo. Prendo informazioni e trovo che sia un editore piccolo ma serio (e sul serio non ho cambiato opinione). Ma c’è pure da dire che dopo l’esperienza napoletana in mani peggiori non posso capitare.
Firmo con loro e il romanzo esce nel marzo 2013. Ha pure una bella copertina.
L’editore lo iscrive al famoso Premio Scerbanenco per noir e gialli, quello legato al Festival Noir di Courmayeur.
Il regolamento del premio prevede che la giuria (pochi eletti) scelga entro i primi di novembre (le iscrizioni si chiudono il 30 settembre) almeno 15 opere tra cui poi la giuria stessa e il voto popolare sceglierà i 5 finalisti.
Il mio libro comincia ad andare in mano ai lettori e ai critici. Discrete vendite e parecchie e-mail da parte dei miei lettori. Escono pure delle recensioni tutte favorevoli e quelli che hanno letto i miei libri precedenti scrivono che questo è il mio libro migliore. Lo dicono pure i miei presentatori abituali quando presentiamo il libro nelle librerie.
Quindi se i miei libri precedenti sono piaciuti alla signora Sellerio e per questa ragione dovevano essere almeno dei buoni libri, questo mio nuovo libro dovrebbe essere più che buono. Elementare, Watson!
In attesa di conoscere i semifinalisti penso all’appello che devo fare ai miei lettori perché mi votino. Oddio, qualche dubbio ce l’ho, io sono pessimista di natura, ma tutti gli altri mi rassicurano: “Figurati se non ammettono il tuo tra 15 titoli…”.
Il 9 novembre escono i titoli ammessi. Sono ben 23. Ma il mio non c’è.
Questo vuol dire che quest’anno l’Italia ha avuto ben 23 giallisti più o meno eccelsi, di certo più bravi di me… e per giunta senza che nei prescelti ci siano le grandi firme come Lucarelli, Piazzese, Carlotto, Camilleri…
Sono in preda allo sconforto… 23 scrittori più bravi di me e per giunta non famosi… forse è il caso che smetta di scrivere o mi dedichi, sia pur con la dovuta nausea, alla letteratura rosa o a quella erotica.
Ma siccome scrivo romanzi gialli, ormai per deformazione professionale sono attento ai particolari.
E un particolare è il nome dell’editore dei prescelti. Ecco l’elenco: Baldini e Castoldi, Edizioni E/O (2 libri), Fandango Libri, Todaro Editore, Sperling & Kupfer, Tea, Longanesi, Fanucci, Mondadori (3 libri), Guanda (2 libri), Bompiani, Ponte alle Grazie, Piemme, Rizzoli, Marsilio, Einaudi, Sellerio (3 libri).
Tutti i grossi calibri dell’editoria italiana con un occhio di riguardo per le edizione del Berlusca (3 Mondadori + 1 Einaudi) e per la Sellerio.
Un altro particolare che salta all’occhio è quello del numero dei prescelti ben 23. Nell’edizioni precedenti non superavano i 16.
Quindi praticamente sono stati ammessi tutti i libri scritti da giallisti italiani delle grosse case editrici.
Se fossi un maligno potrei pure pensare che visto il poco tempo per valutare le opere, il ridotto numero dei membri della giuria, 4 o 5 adesso non ricordo, e l’elevato numero di opere partecipanti (tutti i giallisti sul premio Scerbanenco ci fanno un pensierino), i libri non li abbiano neanche letti o almeno non tutti.
È chiaro che tutta questa operazione maleodorante non è contro di me e il mio romanzo, ci mancherebbe che la pensassi così, ma contro tutte le piccole case editrici.
Che già hanno pochissimo spazio tra premi letterari per raccomandati e rincari delle tariffe postali per l’editoria dei governi precedenti e ancora di meno sono destinati ad averne.
Piccoli editori appassionati state al vostro posto o meglio ancora sparite!
Questa è una piccola storia ordinaria molto italiana.
Io non ho mai conosciuto Giorgio Scerbanenco, nato Volodymyr-Džordžo Ščerbanenko il 28 luglio del 1911 a Kiev, ma mio cugino che è un giornalista e che ha lavorato con lui me ne ha parlato a lungo.
E se ho capito bene che persona era, credo che non sarebbe molto felice di questo premio che porta il suo nome.
Per quanto riguarda me la sera del 9 novembre mi son fatto un doppio Martini, molto secco, che è meglio del Tavor, ma non ho ancora ripreso a lavorare al mio nuovo romanzo che stavo scrivendo. Non ci sono riuscito. Forse dovrei cambiare nazione per sentirmi meglio.
Ma non posso abbandonare i miei 14 gatti. E portarli con me sarebbe troppo complicato.
Si ringrazia per l’editing Benedetta Volontè.
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Caro Giovanni apro con una precisazione per chi ti legga. Sono io il cugino che ha lavorato con Giorgio Scerbanenco, come caporedattore a Bella/Rizzoli .Era un grande professionista , seppure con carattere spigoloso . Chiusa la parentesi.
Non ti crucciare per l’esclusione dalla rosa dei concorrenti.
Ne hai indicato ,chiaramente , le motivazioni non certo occulte .
Forse ti avrò già raccontato che molti anni fa , ho partecipato a un concorso per radiotelecronisti indetto dalla RAI .Erano in ballo quindici posti .Ho ottenuto 55/60 .Non il massimo. Non avevo riconosciuto due ciclisti in un filmato di 15″, sfocatissimo , su un monitor b/n di 5 o 6 pollici .
Ho ricevuto una lettera di congratulazioni dall’allora presidente Grassi ,”per l’ottimo risultato nelle tre sessioni di esami .Purtroppo l’organico dei radiotelecronisti per il momento è completo. La convocheremo appena possibile”.
In effetti hanno assunto 12 elementi. E non tutti giornalisti professionisti .Tutti nomi noti, anzi ultranoti .
Gli altri tre posti sono rimasti liberi. Ero giovanissimo , oltremodo ingenuo e ,ovviamente , senza alcun appoggio politico come la fortunata dozzina .
Avrei potuto impugnare la decisione .Ma lavoravo in un’altra azienda ed avevo concorso più per curiosità che per altro. Alla Rai sono arrivato molti anni più tardi, senza politica . Ho scalato velocemente la gerarchia facendomi il classico ‘ mazzo ‘solo da uomo macchina , come usa dire nel nostro mestiere. Quindi caro Gio non ti affliggere più di tanto. Hai il grande dono dell’intelligenza e sai tradurla splendidamente in scrittura .Hai un sacco di gatti che ti invidio , e vivi al sole che altro cavolo pretendi . Ti abbraccio con l’affetto di sempre ,Enzo
Caro Giovanni non puoi che trovarmi d’accordo al mille per mille. La casa editrice è tutto, l’ho visto con la mia Gatteria. Non penso di aver scritto i Promessi Sposi, ma i gattofili sono tanti, e in ogni libreria c’è uno scaffale “Gatti” in cui si trovano raccolte di storie e storielle sugli amati felini. Le ho lette TUTTE, e la mia Gatteria non è la peggiore. Ma non c’è mai, in questi scaffali, perché la casa editrice con cui ho pubblicato non ha alcun rapporto con le librerie. Non solo, ho portato io stessa alcune copie del mio libro in diverse librerie di Forlì, chiedendo di esporlo nello scaffale Gatti, senza volere niente in cambio. O non l’hanno esposto, o l’hanno messo nel reparto bambini, o nel reparto “Romagna” perché sono una concittadina…