di Margherita Merone
La preghiera del Rosario ha origini antichissime, si ritiene che risalga al XII secolo, quando veniva recitato dai monaci Certosini. Da allora, in poco tempo si diffuse in tutto il mondo cattolico, venne riconosciuto dalla chiesa ufficialmente, raccomandato ai fedeli da tutti i Pontefici e fu stabilita per il 7 ottobre la ricorrenza liturgica in onore della Madonna del Rosario.
La parola “Rosario” significa “corona di rose”. Ogni volta che si dice una Ave Maria è come se si donasse una rosa alla Madonna, fino a diventare una corona di rose completa una volta terminata la corona del Rosario. È una preghiera devozionale, contemplativa, completa, c’è in sintesi l’intera storia della salvezza.
Il primo Papa che gli conferì il carisma ecclesiale, sottolineandone i pregi e raccomandandolo, fu il domenicano San Pio V che scrisse nel 1569 la Bolla Consueverunt Romani Pontifices, con la quale definiva la forma del Rosario in un periodo di grandi turbamenti per la chiesa e il mondo. Molto devoto fu Papa Leone XIII che gli dedicò 22 documenti e il Papa Pio X che affermò: “Il Rosario costituisce l’orazione per eccellenza riunendo alla meditazione dei misteri della nostra religione e alle più sante preghiere, la mediazione della Vergine Santissima”. Era sicuro che attraverso la costante preghiera a Maria, il Signore ci accorda infinite grazie.
Famosa è la definizione di Pio XII: “Il Rosario è la sintesi di tutto il Vangelo, meditazione dei misteri del Signore, sacrificio vespertino, corona di rose, inno di lode, preghiera della famiglia, compendio di vita cristiana, segno sicuro del favore celeste, presidio per l’attesa salvezza”.
Paolo VI ne sottolineò il valore nell’Esortazione apostolica Marialis Cultus e San Giovanni Paolo II nel 2002, nella Lettera apostolica Rosarium Virginis Mariae, sul Santo Rosario della Vergine Maria, aggiunse ai misteri della gioia, del dolore e della gloria, quelli della luce. Considerava il Rosario una preghiera dal cuore cristologico, semplice ma piena di significato, che porta grandi frutti, dona una grande opportunità spirituale e pedagogica personale, spingendo verso una più profonda conoscenza di Cristo attraverso la Madre. Possiamo chiedergli aiuto quando i problemi diventano troppo grandi e il cuore non trova pace, per confidare in Lui affinché ci doni la forza per superare le sofferenze sia fisiche che psicologiche, nonché motivo di meditazione e contemplazione. Ha scritto: “Il Rosario è preghiera orientata per sua natura alla pace… anche per i frutti di carità che produce… di accogliere, difendere, promuovere la vita… di testimoniare le beatitudini nella vita di ogni giorno… di farsi ‘cirenei’ in ogni fratello affranto dal dolore o schiacciato dalla disperazione… di diventare costruttori della pace nel mondo”.
Il Rosario fa riscoprire la gioia della preghiera che può essere comunitaria o fatta nel silenzio, favorendo quell’incontro con Cristo che per ognuno è personale, unico, prezioso.
Papa Benedetto XVI lo considera la preghiera che ci porta direttamente a Gesù e contemplandolo nei misteri di salvezza, della gioia, della luce, del dolore, della gloria, “ci aiuta a meditare la Parola di Dio e ad assimilare la Comunione eucaristica, sul modello di Maria che custodiva nel suo cuore tutto ciò che Gesù faceva e diceva e la sua stessa presenza”.
Papa Francesco considera il Rosario la preghiera che fa bene al cuore, “è la preghiera che accompagna sempre la mia vita, è la preghiera dei semplici e dei Santi, è la preghiera del mio cuore”.
In tutte le apparizioni la Madonna ci invita a recitare il Rosario, arma potente contro il male, perché come una madre vuole che tutti i suoi figli siano felici.
La Madonna a Madugorje dice sempre: “se sapeste quanto vi amo, piangereste di gioia”.
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