Silvio è nervoso.
Dopo il fallimento del primo tentativo di accaparrarsi la Coppa del Mondo, gli umori a Palazzo Grazioli sono al minimo storico.
Si teme che cadano le teste coinvolte: Brunetta, Minzolini, Feltri, Fede, Vespa e la Carfagna temono di avere le ore contate.
Il timore tuttavia è vano. Voci ufficiali dalla Presidenza del Consiglio ci dicono che questo non accadrà, che il Premier è magnanimo e perdona gli errori.
Voci meno ufficiali ma più affidabili invece raccontano una storia diversa. La decisione di non procedere con la decapitazione è stata presa con motivazioni precise:
- Decapitare Fede, Minzolini, Feltri e Vespa non sarebbe servito a nulla: in testa, c’è il vuoto assoluto e anzi si rischiava un effetto “Buco nero”;
- Decapitare Brunetta, ci sì è provato, ma pure la ghigliottina per i sigari era troppo grande. Attivare un team di microchirurghi per farlo fuori sembrava troppo;
- Decapitare la Carfagna è fuori discussione: in testa si trova l’unica parte di lei che interessa al premier. E non parliamo del cervello.
Tuttavia i piccoli inconvenienti che hanno portato alla mancata riuscita del piano hanno solamente reso il Premier più risoluto e convinto di essere nel giusto.
Lui deve sollevare la coppa. I piani preparati e presentati erano perfetti. Il problema è stato negli esecutori materiali: dilettanti, puri e semplici dilettanti. Ok, a parte Mara: lei dilettante non lo è di certo, ma chi poteva immaginare le qualità di questo Tres Piernas?
Ora, per non incorrere in ulteriore errori l’unica soluzione è affidarsi ai suoi uomini migliori, quelli più fidati: La Russa e Bertolaso.
Questa volta quindi niente grande consiglio dei ministri, ma solo un incontro intimo. Per tenere il tutto sotto silenzio, Silvio ha fatto recapitare dodici scatolette di Ciappi a Fini.
L’incontro è stato organizzato da Bertolaso in località segreta e sicura: al centro massaggi “Le tre T”, di Tamara, Teresa e Titilla. Il centro è stato ovviamente fatto chiudere solo per loro, con zero pubblicità a parte una dozzina di auto blu, polizia, carabinieri, pompieri, specialisti della Pfizer e un paio di ambulanze per coprire qualsiasi emergenza.
All’interno dell’umile centro massaggi, a mollo dentro le vasche Jacuzzi, massaggiati appropriatamente da Tamara, Teresa e Titilla (Titilla, addetta a Silvio, era equipaggiata con una speciale maschera che le permetteva di respirare sott’acqua solo attraverso il naso), i tre iniziarono a scambiarsi le prime opinioni.
Il primo a parlare fu Bertolaso: “Si potrebbe in qualche modo provocare uno Tsunami in Sudafrica, magari convincendo Ferrara a fare un tuffo al largo delle coste africane. In questo modo potrei tranquillamente intervenire con una forza di pace italiana e quindi, usando il potere straordinario, riorganizzare e dirigere le partite come più interessa a noi!”
Silvio ha un momento di raccoglimento. “Sicuramente è concentrato su questa idea, sulla sua realizzazione e sul come convincere Ferrara a fare il tuffo” . Questa l’impressione di Bertolaso almeno fino a quando Titilla risale dalla profondità della vasca e la bocca del Premier si allarga in un sorriso statico e rilassato.
Di questo momento di estasi decide di approfittare, con perfetto tempismo, Ignazio La Russa: “Secondo me, è solo una questione di aumentare le nostre possibilità: se noi abbiamo solo una squadra, abbiamo una possibilità su 32, se invece ne avessimo due di squadre, allora le nostre possibilità salirebbero a una su 16!”
Silvio ci pensa un secondo, guarda Titilla che gli restituisce un timido sorriso che vuol dire “Ancora no, caro, ancora no” e quindi rivolto a La Russa: “E come proponi di avere 2 Italia iscritte ai mondiali, ora?”
“Ecco” procede La Russa “Io non pensavo precisamente a due Italia. Qual’era la favorita ai mondiali? Lo sanno tutti: la Spagna. Chi ha battuto la Spagna? I nostri vicini Svizzeri!”
Silvio ora sembra interessato, o forse ha solo sentito dei movimenti giù in basso.
Bertolaso sta pensando se le ripetute necessità del Premier possono essere in qualche modo fatte passare per emergenza nazionale e quindi messe sotto il controllo della Protezione Civile.
“Se la Svizzera ha battuto i favoriti, è certo che la Svizzera vincerà questo Mondiale. La mia idea è dunque molto semplice: io, con un gruppo di fidati soldati e specialisti, mi introdurrò in segreto in Svizzera e, dopo un rapidissimo blitz, mi impossesserò dei poteri della confederazione. A quel punto sarà necessaria semplicemente una firma di Napolitano per annettere la Svizzera e renderla parte dell’Italia. Quando la Svizzera vincerà i mondiali, la coppa sarà sollevata dal primo ministro della Repubblica Federale Italo-Svizzera: Silvio Berlusconi.”
Ancora momenti di trepida attesa. Questa volta Silvio è veramente concentrato sulla soluzione proposta, non tanto per le possibili ripercussioni internazionali o per problemi di riuscita (La Russa, il fido La Russa non può fallire), quanto per un motivo più, diciamo così, veniale: una volta annessa la Svizzera tutti i suoi soldi e quelli dei suoi amici riposti nelle casse federali dovrebbero essere tassati. Ma sicuramente Alfano e Tremonti troverebbero un modo per risolvere il tutto.
“Ok allora, procedi pure. Ma siccome si tratta di una situazione di emergenza, il tutto sarà coordinato da Bertolaso. Ora via tutti che voglio rilassarmi. Tamara, Teresa e Titilla, questo non vale per voi, ovvio. Ah, e quando uscite, per piacere potete chiamare dentro quello specialista della Pfizer? Ho alcune paroline da dirgli!”
Così ebbe inizio l’operazione “Emmenthal Fuso”, familiarmente detta “Fonduta”.
Bertolaso cominciò a muoversi dalle cose più importanti: da uno studio di fidati ingegneri e tecnici, fu chiaro che le caserme delle forze armate erano tutte da rifare.
Un paio di telefonate e un sussulto scosse tutta l’Italia: nessuno aveva mai sentito risate così forti prima d’ora.
A seguito delle telefonate ci fu anche un impennata nelle vendite degli immobili a Roma, ma nessuno seppe dire chi fu a pagarli.
La Russa intanto cominciò a organizzare il suo gruppo d’attacco: cinque uomini scelti dell’esercito, giovani Rambo italiani addestrati nei luoghi e nelle caserme più dure del mondo, veterani delle campagne in Iraq, Afghanistan e Quartieri Spagnoli.
Purtroppo però la voce di questo gruppo speciale si diffuse in fretta e sorsero dei problemi: Bondi, dall’alto del suo ministero della cultura non poteva permettere che l’invasione della Svizzera venisse eseguita da soldatacci senza alcuna cultura e intelligenza.
Dal canto suo, la lega Nord non intendeva permettere che il proprio territorio fosse attraversato da una forza militare composta e diretta da non nordici.
Per risolvere entrambi i quesiti, si optò per una soluzione unica: il comando dell’operazione venne affidato a Renzo Bossi, uomo di alta cultura e intelligenza e indiscutibilmente Nordico.
Il catering, per ragioni di opportunità politica, venne affidato alla sezione Romana del PDL.
Si arrivò dunque al giorno dell’invasione.
Il manipolo di eroi si pose come punto di ritrovo il “Salaria centro termale”, dove Bertolaso li attendeva per le ultime direttive.
All’appuntamento però si presentarono solo Renzo Bossi, La Russa e un certo Pinin Tommaseo, furiere del Quarto Reggimento Forze Speciali Segrete con sede in luogo segreto (e sennò che Forze Segrete erano?) che portava un certificato medico nel quale si spiegava che i cinque giovani soldati erano purtroppo ricoverati in ospedale con forti dolori intestinali e dovevano essere sottoposti a lavanda gastrica urgente. Ne avrebbero avuto per almeno un mese.
La causa, si è saputo poi, era dovuta al fatto che a colazione si erano foraggiati con quanto fornito dalla dirigenza del PDL romano: panini vecchi e stantii procurati dal responsabile per il catering, tal Milioni.
Bossi Jr. e La Russa non si scoraggiarono comunque e decisero di procedere loro due con l’invasione della Svizzera.
Salutato Bertolaso che si scusava con loro ma purtroppo gli era impossibile rimandare l’appuntamento perché la Simona (“Una massaggiatrice speciale, come lei nessuna”) sarebbe andata via il giorno dopo, i due montarono sul SUV di La Russa. Impostato il Navigatore su “Svizzera” partirono sparati.
Non sapevano che di lì a poco sarebbe successo il finimondo.
Al confine furono fermati per un controllo doganale.
La guardia si avvicinò sospettosa: “Favoriscano i documenti, per cortesia”. Renzo Bossi, ostentando sicurezza rispose: “Ma che cavolo vuol dire favoriscano?”.
A quel punto l’allarme scattò nelle teste delle guardie doganali, che si insospettirono ancora di più quando videro che i due non intendevano portare soldi in nero nelle banche Svizzere.
La Russa, preso dal panico, fece una rapida inversione ad “U” e scappò di nuovo in Italia.
La manovra improvvisa purtroppo fece volare il TomTom fuori dal finestrino, quindi non restò loro altra alternativa che affidarsi alle vecchie cartine stradali: Renzo Bossi avrebbe fatto da navigatore.
L’ultima notizia li vede sulla superstrada Odessa – Sebastopoli.
Insomma, per il premier ancora un fallimento.
Ma con i suoi mezzi, state pur certi che continuerà a provarci fino a quando i risultati non gli daran ragione.
Con Affetto
IK
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