L’avreste mai detto?
Il protagonista di questo scoop è nientepopodimeno che… il nonno dell’attuale amministratore dello stabile di Via Galbani, noto alle cronache come colui che ha spesso a che fare – suo malgrado – con Ramon de Gadia Fuentes, il famigerato esperto della Posta del cu targata LetterMagazine.
Non ci credete? È tutto documentato… parola di Gamy Moore.
Via Egidio Galbani 42
Non ne poteva proprio più di quella puzza, Severino Salciccia.
Quel pomeriggio d’aprile senza nubi rendeva ancor più amaro starsene rintanati in casa con le finestre chiuse. Lui, chino sul tavolo, ripeteva ossessivamente che quella lettera l’avrebbe spedita l’indomani.
Spett.le ditta Galbani Spa,
Via Egidio Galbani 1,
Roma
Mi rincresce dover comunicare che a seguito della insostenibile situazione che si verifica nel complesso residenziale in cui abito insieme alla mia famiglia, quella cioè di dover sopportare quotidianamente il fetore legato alla stagionatura e lavorazione del formaggio tipo emmenthal, ho incaricato il mio legale di rappresentarmi nella causa civile contro di Voi.
Pertanto sono dolente, ma non mi va di porVi il benché minimo saluto.
F.to Severino Salciccia
Via Egidio Galbani 42, Roma
…….
“Dovevo dar retta ad Angelina mia, pe na vorta… Quel cornuto di agente immobiliare! (facendogli il verso) – È perfetta, davvero perfetta per lei! – Sì, sottovento…”
Non si poteva andare avanti così, con quella puzza irresistibile che ti impregnava narici e cervello. Un vero incubo, un’ossessione.
E invece… si andò avanti così, con i vicini di casa che, recitava il verbale “… lo facevano apposta a tenere le finestre spalancate sotto il suo naso; la sora Nella che alla riunione ripeteva – Ce li dobbiamo metter contro? Pure loro hanno il diritto de campà. Poi noi il formaggio ci’o magniamo!…”
E che dire dei vecchietti del 3° piano che dal ballatoio si meravigliavano: “Ma di che puzza parlate, a Severino?”
“E bè, loro nun poteano capì, perché la puzza ce l’avevano già dentro casa, sti vecchietti sordi e rincitrulli. E poi ti dovevi sorbì pure ‘e chiacchiere da a Sora Fosca, la vecchia zitellona cippiccì: – Fossi in voi, mi metterei l’anima in pace. Quelli lì so potenti, capitoo, c’hanno i sordi!…”
“Anvedi sta fija de na mignotta! Ma a me nun me fiaccano, vò prima all’Ufficio d’Igiene, no, dar Sindaco, poi al Ministero… (schiocca le dita) dell’Ambiente, bravo, sì proprio lì.” (Poi, la voce alterata dalla rabbia) “A stronzii, ve sistemo io, il Salciccia. Ve infijo na bomba, così stiamo a vedè se nun m’ascoltano…”.
Dopo alcune lettere e molto sangue amaro, una sera Severino Salciccia si attardò davanti al portone. Fresca di vernice campeggiava la scritta: TAPPATE ER NASO E NUN CE ROMPE, A SALCICCIOTTO!
“Capite, Commissario, io a bomba c’ho messa per davero. Ma nun a loro, i formaggiari. A Commissà, a casa mia!
E mo’ in prigione, dite Voi, che me tocca de magnà?”
tratto da: Paola Cimmino, Via Egidio Galbani 42, [in “Biribin Biriban” (1999)]
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(SCOP, Società Cooperativa Organizzatori Panzane)
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