L’arte di comunicare (5)

L'arte della retorica

L’ultima volta ci siamo lasciati con la promessa di parlare dell’elocutio (clicca qui se vuoi leggere il precedente articolo), prima però facciamo un veloce riepilogo.

Abbiamo visto che il discorso retorico si suddivide in tre parti:

  • L’inventio
  • La dispositio
  • L’elocutio

Nell’inventio si cercano tutti gli elementi che ci possono tornare utili per la costruzione del nostro discorso o testo.  La dispositio è quella fase in cui ordiniamo gli elementi trovati nel miglior modo possibile allo scopo di colpire la platea o il lettore. La dispositio a sua volta si compone di altri elementi che sono:

  • L’esordio.
  • La narrazione.
  • L’argomentazione.
  • L’epilogo.

Nell’esordio s’introducono i fatti a mo’ di prologo e allo scopo di conquistare l’attenzione e, nella migliore delle ipotesi, la benevolenza di chi ci ascolta o ci legge. Gli antichi, ma si usa anche oggi, parlavano di captatio benevolentiae (ricerca di benevolenza). Nella narrazione si espongono i fatti ed è il cuore della despositio. Bisognerebbe prestare molta attenzione a non annoiare chi ci ascolta, anche perché è proprio nella narrazione che iniziamo a fornire i dati principali del discorso.

Arriviamo ora all’attacco ovvero all’argomentazione. Ci troviamo nella vera e propria persuasione, in cui utilizziamo tutti gli elementi trovati dell’inventio per portare dalla nostra parte chi ci ascolta. È qui che facciamo uso delle prove di fatto, di quelle per induzione e di quelle per deduzione.

Giungiamo all’epilogo, la fase conclusiva del discorso, in cui si riassumono i temi trattati, si dà una versione d’insieme e si decide in che modo lasciare il segno sull’auditorio (o chi ci legge). Possiamo decidere di commuovere, d’indignare, di suscitare odio, sdegno o passione. Ricordate l’esempio di Rocky 4Se io posso cambiare e voi potete cambiare… tutto il mondo può cambiare! È chiaro che l’intento di chi ha scritto il discorso è concludere suscitando passione e forza.

Ecco quindi che dopo l’inventio (ricerca dei fatti) e la dispositio (organizzazione dei fatti), giungiamo finalmente all’elocutio.

L’elocutio riguarda in modo particolare i discorsi tenuti dal vivo ovvero quando si parla in pubblico. Quando il presidente degli Stati Uniti va in video, pensate che il suo atteggiamento, il modo di tenere le mani, il modo in cui guarda la gente o si prende una pausa, sia spontaneo? Nulla di più sbagliato, tutto è pensato e organizzato dagli esperti di retorica, di stilistica e di prossemica.

Permettetemi una piccola digressione relativa alla prossemica, perché è una scienza molto interessante e poco conosciuta. È una disciplina moderna, il termine è stato coniato solo nel 1963 dall’antropologo Edward T. Hall per indicare lo studio delle relazioni di vicinanza nella comunicazione (fonte Wikipedia).

Sintetizzando, Hall ha individuato quattro zone ovvero quattro distanze che intercorrono tra le persone a seconda della relazione che c’è tra di esse:

  1. La distanza intima (da 0 a 45 cm), ad esempio quella con il proprio partner o con un figlio.
  2. La distanza personale (45-120 cm), quando s’interagisce con gli amici.
  3. La distanza sociale (1,2 a 3,5 m), comunicazione tra conoscenti, tra insegnante e allievo.
  4. La distanza pubblica (oltre i 3,5 m), per le relazioni pubbliche.

La cosa interessante è che queste distanze non sono universalmente valide e possono cambiare da società a società. Gli arabi, ad esempio, preferiscono conversare stando molto vicini, quasi gomito a gomito. Noi europei, così come gli asiatici, preferiamo stare alla distanza di un braccio. Un’altra curiosità viene dal sesso: gli uomini preferiscono stare di lato, le donne si trovano più a loro agio di fronte.

Voi come vi posizionate in ascensore? Pensate che tutti facciano come voi? Ad esempio noi europei tendiamo a metterci in cerchio ovvero con le spalle rivolte alle pareti dell’ascensore, mentre gli americani si dispongono in fila con la faccia rivolta verso le porte dell’ascensore (forse lo avete visto in qualche film, altrimenti provate a farci caso).

 

Questa digressione è per comprendere come sia importante, nella comunicazione, anche l’atteggiamento del corpo, specialmente nella nostra società dove troppo spesso (purtroppo) conta più l’immagine che il contenuto, conta più il come si dice una cosa piuttosto di cosa si dice.

In tutto questo si posiziona l’elocutio che, come diceva lo scrittore gesuita Daniello Bartoli: «l’elocutio permette d’impolpare lo scheletro e renderlo un corpo». In altre parole l’elocutio è il modo di esprimersi, di parlare, di usare la voce, di atteggiare il corpo e dar vita ai diversi elementi di cui abbiamo precedentemente parlato.

È fondamentale, nell’elocutio, prestare molta attenzione alla correttezza, non c’è cosa più brutta che esprimersi commettendo errori grammaticali o ortografici. A volte ci arrivano email o comunicazioni sulla pagina fan di LetterMagazine di persone che vogliono spedirci i propri racconti o farsi recensire un libro. Nei loro messaggi si comprende la passione per ciò che fanno, poi però si esprimono scrivendo “Qual’è” (non si mette l’apostrofo!) oppure “stà” (non si accenta!) o ancora “pò” (è una troncatura e vuole l’apostrofo e non l’accento!), come possono costoro pretendere di essere presi in considerazione come scrittori?

Altro aspetto importante è la chiarezza, quante volte vi è capitato di ascoltare un discorso e di rendervi conto di non riuscire a capire dove si voglia andare a parare: “Ma che ha detto?”, “Tu hai capito qualcosa?”. È consigliabile usare frasi brevi e non ambigue. Ecco un esempio, secondo voi qual è il significato di questa frase:

Ero allibito nel vedere come picchiavano quei ragazzi

Prendetevi un istante prima di procedere con la lettura. Il significato è sicuramente ambiguo infatti essa si presta a una doppia interpretazione:

  • Ero allibito per come quei ragazzi picchiassero (qualcuno).
  • Ero allibito per come quei ragazzi venissero picchiati (da qualcuno).

Infine bisogna prestare attenzione ad un altro elemento fondamentale: l’ornato. Esso sarà l’oggetto iniziale del prossimo articolo, tuttavia vediamo di cosa si tratta.

L’ornato è costituito principalmente dalle “figure retoriche” utilizzate per “ornare” il discorso. In questo modo esso risulta più efficace, persuasivo e, se serve, vincente. Il modo con il quale si dice una cosa è molto importante, specialmente se vogliamo far valere la nostra opinione.

Ecco un esempio: siete tre amici e dovete decidere dove andare in vacanza. Uno di voi è indeciso e va convinto. Voi volete andare al mare, l’altro amico in montagna. Immaginiamo questo dialogo e perdonate la sua semplicità, prendetelo come un esempio didattico.

Indeciso: “Allora dove si va?”

Amico: “Io direi di andare in montagna, si sta freschi”

Voi: “Odio la montagna, andiamo al mare”

Come si svolgerà il resto della discussione? Pensate di aver convinto l’indeciso? Forse è meglio preparare un discorso più incisivo. Vediamo di comprendere gli aspetti positivi e negativi del mare e della montagna, li annotiamo così come vengono in mente (inventio):

  • In montagna c’è troppa solitudine
  • In montagna c’è meno divertimento che al mare
  • In montagna ci sono meno ragazze che al mare
  • Al mare ci si diverte di più
  • Al mare ci sono le ragazze in bikini

Ora che abbiamo gli elementi, decidiamo di iniziare il discorso con una battuta (captatio benevolentiae), di smantellare il nostro “nemico” e di puntare su un epilogo di forza. Ecco come si potrebbe svolgere la discussione:

Indeciso: “Allora dove si va?”

Amico: “Io direi di andare in montagna, si sta freschi”

Voi: “Freschi? (ridendo) Sto fresco pure accendendo il climatizzatore! La montagna è bella, certo, però diciamo la verità non ci sono tutti i divertimenti che si trovano al mare. E poi (sempre ridendo), cosa più importante, in montagna non ci sono le ragazze in topless! Che facciamo? Ci guardiamo le pecore pascolare? Dai! Io direi di andare al mare e di divertirci e poi falò sulla spiaggia, ragazze in bikini, altro che stare al fresco con le pecore!”

Sicuramente più convincenti di prima, non trovate? Probabilmente il discorso potrebbe chiudersi proprio dopo il vostro intervento perché avrete convinto l’amico indeciso e ora siete in vantaggio.

 

Concludendo, abbiamo visto come si prepara un discorso (l’inventio, la dispositio e l’elocutio), abbiamo compreso come il nostro discorso, oltre ai fatti veri e propri, non possa fare a meno degli aspetti psicologici ed emotivi, è fondamentale provocare un’emozione in chi ci ascolta, che sia gioia, allegria, odio, commozione o forza. Non preoccupatevi di memorizzare tutti i termini utilizzati, se non ricordate “inventio” o “elocutio”, poco importa. Ciò che conta davvero è comprendere i meccanismi che stanno dietro alla preparazione del vostro intervento, che sia un discorso o che sia un testo scritto.

Alla prossima.

Massimo Petrucci
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3 Replies to “L’arte di comunicare (5)”

  1. Citazione

    “Che facciamo? Ci guardiamo le pecore pascolare? Dai! Io direi di andare al mare e di divertirci e poi falò sulla spiaggia, ragazze in bikini, altro che stare al fresco con le pecore!”

    Commento delle pecore:

    “Questa retorica non ci persuade. Andate pure al mare, ragazzi, noi vi gufiamo contro e facciamo piovere, tzà!”

    C.P.V. (Comitato pecore vendicative)

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