Nell’ultimo articolo ci siamo lasciati con il poliptoto e la metabole di Berlusconi, che – ricordo – non sono malattie dell’apparato digerente, ma figure retoriche entrambe legate alla ripetizione. Ne sono un esempio espressioni come “Ci battiamo e ci batteremo” (poliptoto di Berlusconi), “Vincere e vinceremo” (poliptoto di Mussolini). Si ha invece una metabole quando la ripetizione della stessa idea avviene per ripetizione di parole diverse. Sempre di Berlusconi è la frase: “Gli avversari sono divisi, al tappeto, alla disperazione, allo sbando”.
In virtù di questo, Giorgio Fedel in un suo saggio sulla retorica, scrive: “il punto è interessante. Siamo in presenza di un eloquio che per un verso trasmette spontaneità, il che significa che le parole appaiano preferite in modo da rendere in diretta lo stato d’animo del parlante; per l’altro si avvale dell’attrezzatura tipica dell’arte del dire, volta a dare efficacia persuasiva al discorso. […] L’abilità di dispiegare un’eloquenza atta a far sì che le tecniche retoriche impiegate non siano avvertite come tali (mezzi architettati per produrre certi effetti); bensì come andamenti naturali del discorso spontaneo.” [Fedel (2003) p.468].
Una cosa interessante è l’uso della retorica quando si punta su un determinato termine. Anche in questo caso i politici ne fanno grande uso, continuo a citare Silvio Berlusconi perché egli è bravissimo nella retorica moderna. Una parola chiave è certamente rappresentata da libertà e dai suoi diversi sinonimi e costruzioni: libertà di pensiero, di opinione, di espressione, culto, associazione, impresa, mercato, ma anche forme dialettiche come liberismo e liberale.
Nei suoi discorsi, atti come sempre al convincimento, si fa molto uso delle emozioni. Ricordate che un discorso oltre a portare con sé dati e “prove”, per essere maggiormente convincente, deve avere una buona carica emotiva. In virtù di questo, nei discorsi del cavaliere si trovano spesso termini come affetto, commozione, cuore, abbraccio, sacrificio.
Nel 2001, alla vigilia delle elezioni politiche, nella cassetta postale molte persone trovano un gentile omaggio del cavaliere: un libro dal titolo “Una storia italiana: Silvio Berlusconi”. Se qualcuno di voi lo ha nella propria libreria ed è interessato al discorso dell’arte della retorica e dalla comunicazione, sappia che si trova in casa un vero manuale della retorica.
In primo luogo, e impariamo subito un’altra figura retorica, il libro è per la maggior parte caratterizzato dalla sermocinatio ovvero si finge di lasciare spazio, nel proprio discorso, al discorso diretto di un terzo interlocutore. In altre parole, chi parla (in questo caso, chi scrive) si stacca da se stesso per vestire i panni di un altro e mettergli in bocca tesi, opinioni e valutazioni.
Ecco qualche esempio storico:
- Mi fanno morire, giudici, queste parole di Milone: «Stiano bene, dice, i miei concittadini, siano lontani dai pericoli, siano floridi, siano felici!» (Cicerone).
- Ti mancava la casa? invece l’avevi; avevi molto denaro? invece ne avevi bisogno (Cicerone).
Il libro è un ottimo esempio di come andrebbe redatto un discorso retorico, un testo che abbia lo scopo di convincere e indirizzare verso opinioni ben definite, si hanno infatti:
- annotazioni metalinguistiche (in cui si spiega chiaramente cosa s’intenda con questo e con quello);
- il richiamo alla dimensione umana e affettiva (mondo delle emozioni);
- uso costante di una ridotta batteria di figure retoriche;
- vocabolario semplice e di facile comprensibilità (farsi capire da tutti);
- frasi brevi con ridotta complessità didattica;
- uso frequente di espressioni idiomatiche e modi di dire.
Un aspetto importante che nell’arte della comunicazione bisogna sempre tenere presente è la scelta della semplicità nella propria orazione o scrittura. Bizantinismi, giri di parole e concetti fumosi, pieni d’incidentali e parentesi, non fanno altro che confondere l’interlocutore e allontanarlo dallo scopo che ci si è prefissati. È necessario ricercare un linguaggio che sia semplice, comprensibile e concreto. Mi vengono in mente le parole di Blaise Pascal, scrivendo a un amico: scusami per una lettera lunga, ma non ho avuto il tempo di scriverla corta.
La verità è che per scrivere in modo semplice è necessario pensare in modo chiaro, quindi è importante che l’argomento di cui s’intende trattare sia ben conosciuto, studiato ed approfondito.
L’uso delle annotazioni metalinguistiche, nel libro “Una storia italiana: Silvio Berlusconi”, è presente allo scopo di prevenire incomprensioni che nascono da parole ed espressioni mal capite o interpretate.
Un’amica, qualche sera fa, parlando di TV, mi ha suggerito di andare a vedere un video su Youtube in cui un aspirante concorrente a X-Factor se la prendeva a morte con Enrico Ruggeri, uno dei giudici selezionatori (fai clic qui per il video) per una frase che il famoso cantautore gli aveva detto. A un certo punto egli dice, rivolgendosi al ragazzo in esame: «Vedo più un animale da rimorchio che un animale da palcoscenico», intendendo che, probabilmente, il ragazzo aveva più talento come conquistatore di ragazze che mattatore del palcoscenico. Succede un putiferio, la ragione sta proprio nell’equivoco giocato dall’espressione “animale da rimorchio” intesa da Ruggeri in un modo e dal ragazzo in un altro, magari pensando a qualcosa come animale che traina un carro, quindi un asino, un bue o a uno scaricatore, nel senso dispregiativo del termine.
Le annotazioni metalinguistiche servono proprio a evitare cose di questo tipo; è sempre bene che chi comunica e chi riceve la comunicazione parlino lo stesso tipo di linguaggio.
Il saper emozionare è importante per l’imprinting del discorso, ovvero per imprimere maggiormente nella mente ciò che si sta dicendo, per avere maggiori possibilità di convincere e fare breccia.
Non a caso nel suo libro, Berlusconi parla di passioni, amicizie e, nei primi capitoli, di mamma e di papà. Fate attenzione che il cavaliere non scrive mai madre e padre, ma sempre mamma e papà perché un conto è scrivere “mia madre”, un altro è “mia mamma”, hanno forza emotiva diversa le espressioni “la madre” e “la mamma”, non trovate?
Nulla è lasciato al caso, le parole sono sempre scelte per commuovere, convincere, emozionare. Un altro esempio illuminante si ha quando Berlusconi racconta della madre incinta durante la guerra, egli non scrive: “era incinta di mia sorella”, ma usa l’espressione “con la mia sorellina nella pancia”.
Il fallimento privato del suo primo matrimonio è reso con termini da rotocalco rosa, facendo uso della tecnica dell’eufemismo. Egli scrive: […] la famiglia è serena, ma qualcosa nel rapporto cambia […] L’amore si trasforma in sincera amicizia.
Il concetto è che nonostante la separazione, la famiglia è serena, l’amore si trasforma in un’altra cosa, ma sempre positiva: l’amicizia, e in più sincera.
Nell’articolo precedente abbiamo parlato della figura retorica dell’iperbole che si ha quando si fa uso di parole ed espressioni esagerate, oltre il limite del credibile, per esprimere un concetto; ricordate? Quella donna mi piace da morire.
L’iperbole è usata anche nel lavoro retorico di Berlusconi quando scrive di costruzione di un impero, oppure sangue, sudore e lacrime; quando parla delle sue opere edilizie scrive di città del futuro, o quando si descrive come colui che trasforma i sogni in realtà. La retorica continua con espressioni come la santa alleanza dei poteri forti, una vera rivoluzione, una favola moderna, un sogno americano.
È interessante l’uso delle figure retoriche utilizzate nel testo, direi didattico per quest’articolo.
Leggendo il libro si trovano diverse forme di ossimoro, cioè dell’associazione di due termini antitetici (di significato opposto) come ad esempio ghiaccio bollente; egli scrive piccola ma grande, riferita alla madre.
Un’altra figura retorica spesso utilizzata anche nei suoi discorsi è l’asindeto che si ha quando si ha un elenco di termini senza l’uso di congiunzioni.
Ecco qualche esempio storico:
- Metton la stanga, metton puntelli, corrono a chiuder le finestre, come quando si vede venir avanti un tempo nero, e s’aspetta la grandine, da un momento all’altro.
(Promessi Sposi, capitolo XIII) - Nell’imo petto, grave, salda, immota / Come colonna adamantina, siede / Noia immortale
(Giacomo Leopardi, canto XIX – Al conte Carlo Pepoli) - Le donne, i cavallier, l’arme, gli amori, le cortesie, l’audaci imprese io canto
(Ludovico Ariosto, Orlando furioso, canto I) - Veni, vidi, vici. (Gaio Giulio Cesare, dopo la battaglia di Zela, 47 a.C.)
Anche Silvio Berlusconi non è da meno quando scrive: ritroverai il coraggio, la tua energia, il tuo entusiasmo e la tua fide e ritornerai il combattente di sempre.
Ricordate quando abbiamo parlato dell’anafora? Ovvero della ripetizione di una parola o frase all’interno di un discorso per dare maggiore forza emotiva? Ecco un buon esempio tratto sempre dal libro “Una storia italiana: Silvio Berlusconi”:
- Da trent’anni veste doppiopetto blu o grigio […] Da trent’anni lavora, viaggia, riceve in tuta blu girocollo. Da trent’anni indossa camicie […] Da trent’anni calza scarpe […]
- Credevo di aver finito con i traguardi e gli obiettivi, credevo che la mia corsa fosse arrivata finalmente alla meta finale, credevo di poter fare il nonno […]
- Ciò che vogliamo offrire agli italiani […] Ciò che vogliamo offrire alla nazione […] Noi vogliamo rinnovare […] noi vogliamo dare sostegno e fiducia […] noi vogliamo offrire spazio […] noi vogliamo un governo […]
Come certamente comprenderete, l’uso della retorica e di conseguenza dell’arte della comunicazione, sono strumenti indispensabili nella scrittura e nell’arte oratoria. Sono strumenti indispensabili per farci capire meglio e con maggiore efficacia. Sono strumenti indispensabili per rendere al meglio ciò che stiamo dicendo o scrivendo. E con questa anafora vi do appuntamento alla prossima volta.
Si ringrazia per l’editing Maryann Mazzella
- Giorgia chi? (primi tre giorni) - 12 Maggio 2014
- “Senza nome”, una bella lettura: consigliato! - 2 Aprile 2013
- Canapa di Raffaele Abbate - 18 Novembre 2012
Annagrazia,
di sicuro attorno ai sui discorsi c’è un team di esperti di comunicazione. Sul fatto che stia perdendo colpi, non ne sarei così sicuro, ha dimostrato già altre volte che dispone di colpi di coda inaspettati. Inoltre ha la capacità di “comprare” la gente, compresi i politici che gli stanno attorno. Infine, le persone che lo votano, lo voterebbero anche se uccidesse loro la madre, alla fine direbbero “Sì, va be’, comunque era già troppo vecchia.”
La fiducia nell’attesa è d’uopo.
Quanti talenti nascosti lavoreranno alacrementi sui discorsi berlusconiani? Però purtroppo il nostro nonostante lo sfoggio linguistico comincia..(ha cominciato da un pezzo) ad essere poco credibile.. forse alle roboanti parole dovrebbe seguire qulche fatto…qualcosa di tangibile, non solo di udibile, che ne dite? A quale impossibile giro di e rigiro di parole dovrà ricorrere in un futuro prossimo? Attendiamo fiduciosi.