L’arte di comunicare (14)

il linguaggio del corpo

C’eravamo lasciati con la promessa di parlare della “maschera”; stiamo entrando sempre di più nell’area dell’atteggiamento del corpo. Come sicuramente saprete, la comunicazione avviene su diversi livelli, non solo verbali, ma anche comportamentali, sonori (tono, inflessione dalla voce).

Avere ben chiaro questi diversi aspetti permette di comunicare in maniera più efficiente; chiaramente stiamo sempre parlando di comunicazione “dal vivo”, di fronte ad un pubblico che può essere composto da una o più persone.

Lo studioso della comunicazione Paul Watzlawick soleva dire che è impossibile non comunicare, in un modo o nell’altro noi comunichiamo sempre. Questa constatazione deve far riflettere; il punto è che pur non sapendo come comunicare, lo faremo lo stesso e potremmo farlo nel modo sbagliato, ecco quindi incomprensioni o criticità varie. Alla base ogni individuo comunica non solo verbalmente, ma in molteplici altri modi: movimento degli occhi, inflessioni nella voce, atteggiamento del volto, cambiamento del colore della pelle, il respiro e molte altre cose, perfino il look.

Consiglio, per chi voglia avvicinarsi al mondo della comunicazione non verbale, la visione del telefilm “Lie to me”, una serie televisiva statunitense in onda il martedì alle ore 21.00 su Rete 4, dove il personaggio principale (Cal Lightman, interpretato da Tim Roth) è un esperto in psicologia delle emozioni, in realtà Cal Lightman è ispirato a Paul Ekman psicologo e studioso del linguaggio del corpo (vedi cinesicaprossemicasemiotica).

La “maschera” è ciò che più o meno inconsciamente mostriamo agli altri; non vi è mai capitato d’entrare subito in sintonia con qualcuno solo perché aveva un viso che v’ispirava fiducia o simpatia? Quante volte abbiamo detto o sentito: “Tizio ha un volto proprio da brava persona”? Allo stesso modo abbiamo valutato antipatiche quelle persone il cui volto ci comunicava, ad esempio, superbia.

Imparare a conoscere le maschere non solo negli altri, ma anche le nostre, è un buon modo per comunicare meglio, anche per comprendere i meccanismi nascosti che stanno dietro a una modalità apparentemente spontanea della comunicazione alla quale state assistendo.

Come esempio, osservate questo video e vi consiglio di usare il tasto “pausa” per poter leggere con attenzione le diverse e veloci didascalie:

Risulta chiaro quindi che nella comunicazione non conta solo ciò che si dice, ma anche cosa si dice, compreso il contesto in cui stiamo comunicando. Studi in merito ci dicono che il linguaggio del corpo incide del 55%, in fase di comprensione, il tono della voce e i comportamenti paraverbali  per il 35%, mentre il significato delle parole incide solo per il 10%. L’atteggiamento, la postura, il tono della voce, possono esprimere tutt’altro rispetto a ciò che le nostre parole stanno dicendo.

Vi propongo di pensare ad un esempio piuttosto semplice, ma di cui tutti hanno esperienza: la voce ascoltata alla radio. Questo test ci permette di concentrarci solo su un aspetto della comunicazione: il timbro della voce e il ritmo (o cadenza) della conversazione. Sappiamo quanto siano suadenti le voci degli speaker radiofonici, però, qualche volta, non vi è capitato di ascoltare un’intervista dove la persona che rispondeva aveva un timbro piatto e una cadenza monotona? A prescindere dalla bontà di ciò che stava dicendo, scommetto che non avete capito quasi nulla, anzi non vedevate l’ora che terminasse oppure, peggio, avete cambiato stazione radiofonica. Ecco un esempio infelice di comunicazione.

Risulta chiaro che nella comunicazione dal vivo non conta solo ciò che vogliamo esprimere, ovvero il testo delle nostre parole, bisogna prestare attenzione anche all’atteggiamento del corpo, cioè a come stiamo esprimendo il nostro concetto e in quale contesto. In tutto ciò risulta che dobbiamo prestare molta attenzione alla “maschera” del nostro volto, alla fisiognomica, alla voce e alla dizione.

Il suggerimento che posso darvi è provare a conoscere voi stessi, a interpretare le vostre maschere e per farlo avete bisogno di due elementi altamente tecnologici: uno specchio e un registratore! Potete anche sintetizzare tutto in una videocamera o con la webcam del PC semplicemente registrandovi.

Osservate la vostra faccia mentre mimate la rabbia, la paura, la disinvoltura, il disappunto, il disgusto; come cambia il vostro volto? Vi renderete conto che spesso non è così semplice gestire la propria maschera facciale. Passate alla parola, raccontate chi siete o provate a convincere qualcuno di una determinata cosa, poi riguardatevi (o riascoltatevi): siete convincenti? La vostra voce è chiara? Le parole scandite? Il vostro corpo cosa comunica?

Abituatevi allo specchio, non sentitevi a disagio, anzi potreste trovare la cosa anche terapeutica e divertente.

Nel prossimo articolo affronteremo questo stesso argomento dal punto di vista del messaggio scritto.

 


Si ringrazia per l’editing Maryann Mazzella


Massimo Petrucci
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