Agenzia di viaggi Carmelo Schmidt

politica corrotta

Io sono in parte italiano. Anzi per la precisione lo sarei per il cinquanta per cento, visto che mio padre è tedesco e mia madre siciliana.

Ma in realtà mi sento più tedesco perché ho vissuto gran parte della mia vita in Germania e solo recentemente sono venuto a stare in Italia.

Ho aperto una agenzia di viaggi a Roma alcuni anni fa. L’ho aperta a Roma e non in Germania perché qua si mangia meglio e c’è meno freddo e la mia parte siciliana non ama il freddo.

Ma continuo a sentirmi tedesco, frequento tedeschi, a Roma ce ne sono tanti, e ogni mattina non compro i quotidiani italiani, ma il Die Süddeutsche Zeitung, e se guardo la televisione, grazie alla parabola, vedo la RTL e non le televisioni italiane.

Questo per dirvi che della politica italiana io non capisco una… benedetta minchia (si dice così credo, mia madre usa spesso questa espressione che però non ho trovato sul vocabolario).

Anche se la mia agenzia di viaggi è proprio al centro della politica italiana, infatti è situata tra il Senato e la Camera dei deputati, una zona molto centrale, tanto centrale che pago una minchia di affitto (in italiano, credo di aver capito, non c’è una scelta di vocaboli così larga come quella tedesca e mia madre usa la parola minchia per un sacco di cose).

Ma non mi posso lamentare, l’agenzia si paga le spese, non devo mangiare würstel e crauti e non c’è mai molto freddo.

Tutto questo fino a pochi giorni fa. Perché da qualche tempo la mia agenzia va a meraviglia e ho trovato tanti nuovi clienti, gente mai vista prima.

La cosa strana è che tutti questi nuovi clienti, quando arrivano, arrivano sempre su grandi macchine blu e sono circondati da uomini vestiti di nero che li aspettano fuori.

Gigino, il proprietario del bar di fronte all’agenzia, mi ha spiegato che gli uomini vestiti di nero sono la scorta.

Veramente non mi ero accorto che Roma fosse così pericolosa.

Sì, io sono tedesco ma anche un po’ siciliano, così quando arriva un cliente nuovo gli parlo io personalmente, cerco di metterlo a suo agio e, se è indeciso, cerco di consigliarlo per il viaggio.

Quello che è certo è che tutti questi nuovi clienti non hanno ancora fissato un giorno preciso per il loro viaggio, ma mi hanno detto che partiranno subito dopo le elezioni, che però non si sa di sicuro quando saranno.

Non sapevo che ci fossero le elezioni, ma non mi son sorpreso. In Italia le elezioni ci sono sempre, non come in Germania.

L’altro giorno per esempio è arrivato un tipo spiritato, con la barbetta, una voce rauca, bassino e in tuta mimetica, e prima di prenotare ha voluto sapere quali erano le nazioni dove in questo momento c’è la guerra.

Io ho pensato che lo volesse sapere per evitare le zone pericolose, invece ha prenotato un volo per Kabul.

Un altro invece, un signore quasi calvo, che declamava poesie, che a me sono sembrate piuttosto stupide, voleva invece sapere quali erano i paesi dove c’era ancora il comunismo, perché visto come erano andate le cose, voleva diventare di nuovo comunista.

Gli ho spiegato che qualche possibilità c’era, anche se il comunismo vero e proprio, per quanto ne sapessi io, non esisteva più.

Mi ha detto pure che doveva essere un paese dove non c’erano tante antichità, perché lui di antichità… di beni culturali… non ne capisce una minchia e non voleva fare una cattiva figura. Gli ho prospettato qualche possibilità e lui ha prenotato diversi voli, dicendo che avrebbe poi scelto.

È venuta pure una giovane signora con gli occhiali, che parlava l’italiano ancora peggio di me, ma lei non voleva prendere un aereo.

Ha prenotato solo il treno per Reggio Calabria, dicendo che là, visto che erano stati tanto gentili da farle superare non so che esame, che in altri posti non riusciva a superare, magari sarebbero stati altrettanto gentili da trovarle un lavoro qualunque non impegnativo.

Un altro invece aveva un forte accento romano, lo sguardo fisso e l’aria non molto intelligente. Era indeciso su dove andare. Diceva che voleva andare in un paese dove poteva continuare a fare quello che faceva adesso.

Gli ho chiesto cosa faceva e mi ha detto che faceva il capogruppo. Io gli detto che non conoscevo nessun paese dove avessero bisogno di una minchia di capogruppo e gli ho chiesto se non avesse fatto qualche altro lavoro prima.

Lui mi ha detto che aveva fatto il ministro delle Comunicazioni, ma preferiva che non si sapesse. Non siamo riusciti a trovare niente e se ne è andato sconfortato.

C’era anche un altro che, prima di decidere, voleva sapere dove poteva continuare a fare il suo lavoro, il portavoce. Ha preso con sé dei depliants di tutti i paesi africani dov’è c’è un dittatore e ha detto che appena scelto mi avrebbe fatto sapere.

Ha voluto anche sapere se in quei paesi c’era l’abitudine di prendere a schiaffi la gente per strada. Gli ho detto che di questo non ne sapevo una minchia.

È venuto pure uno, anche lui con la scorta, che si è arrabbiato quando io non l’ho riconosciuto ed è diventato un po’ villano, mi ha detto che lui è il direttore di un telegiornale importante e quindi lo dovevo riconoscere. Ma è mica colpa mia se non guardo quasi mai la televisione italiana.

È stato tanto villano, ha pure cominciato a storpiare il mio nome, mi chiamava signor Smith, mi è venuta voglia di dargli una sberla, ma mi sono trattenuto, anche se a stento.

Ha fatto tre biglietti del treno per Barcellona Pozzo di Gotto in provincia di Messina, ha detto che partiva anche con le sue nipoti, due ragazze molto giovani che erano con lui, ma non mi è parso che lo chiamassero zio, lo chiamavano per nome, adesso non ricordo quale.

Al momento di pagare ha tirato fuori un mazzo di carte e ha proposto di giocarci il prezzo del biglietto. Io ho accettato. Ha vinto lui, ma credo abbia barato.

Di direttore di telegiornale ne è venuto un altro, ma stavolta l’ho riconosciuto, l’avevo visto per caso una di quelle rare volte che avevo visto la Tv italiana.

E l’ho riconosciuto nonostante in Tv fosse calvo e nella mia agenzia avesse invece una parrucca bionda e gli occhiali neri. Ha prenotato un volo per la Mongolia Centrale.

È venuto pure un nanetto, un tipo abbastanza iroso, che prima di tutto voleva sapere se il mio personale faceva bene il suo lavoro e se avevo mai pensato di mettere i tornelli, che io non so cosa minchia siano.

Poi ha detto che voleva andare in un paese dove si voleva sentire “superiore”. Ha prenotato un volo per Banqui, capitale della Repubblica Centroafricana, il paese con i più grandi villaggi di pigmei di tutta l’Africa.

Poi un giorno è arrivato un tipo con una scorta che, senza esagerare, doveva essere almeno di 20 persone. Un altro nano, ma leggermente più alto, con i tacchi alti, con i capelli vistosamente non suoi e il cerone in faccia. Ha prenotato due voli, uno per Antigua e l’altro per Mosca.

Prima di andarsene ha regalato dei ciondoli d’oro a forma di farfalla a tutte le mie impiegate, ha chiesto loro il numero di telefono e ha lasciato alle ragazze il suo numero privato.

 

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Si ringrazia per l’editing Benedetta Volontè


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