Io sono un pessimista.
Non lo sono di natura.
Diciamo che fino a poco più di 10 anni fa ero un possibilista, pur intuendo già da allora la profonda verità della legge di Murphy (Se qualcosa può andare male, lo farà) e dei suoi postulati (esempio: se un cibo è buono allora fa male alla salute oppure: la probabilità che una fetta di pane imburrata cada dalla parte del burro verso il basso su un tappeto nuovo è proporzionale al valore di quel tappeto), magari senza condividere anche i suoi paradossi (Se è vero che una fetta di pane cade sempre dal lato imburrato e che un gatto cade sempre in piedi, lasciando cadere un gatto con una fetta di pane sulla schiena nessuno dei due cadrà mai per primo e si avrà il moto perpetuo).
Non lo ero di natura pessimista, ma poi quando la possibilità che i miei romanzi diventassero dei telefilm su Rai2 (possibilità che sembrava una sicurezza, il produttore aveva il avuto il placet della rete e aveva versato due milioni e mezzo per la prelazione di sei mesi sul primo romanzo a me e due milioni e mezzo alla Sellerio e, a quanto mi dicevano, Ennio Fantastichini era lieto di interpretarli) è svanita con un cambio ai vertici di Rai2, lo sono diventato.
Mi aspetto sempre il peggio e i primi giorni dell’anno nuovo di solito, invece di augurarmi che grandi avvenimenti mirabili e felici arrivino per grazia degli dei a rallegrarci, oso appena sperare che il nuovo anno non sia peggio di quello assai criticabile appena trascorso.
Quest’anno stranamente il mio pessimismo ha avuto una dicotomia (si dice così? spero di sì). Cioè sul piano privato coltivo stavolta deboli speranze di pubblicare un libro nuovo che abbia una decente distribuzione e di vendere qualche quadro in più di quelli che faccio. Mentre invece sono più pessimista del solito sulle possibilità dell’Italia, intesa come stato e non come nazionale di calcio, e della società mondiale in genere.
Se voglio essere proprio speranzoso dico che il bicchiere invece di vederlo vuoto lo vedo mezzo vuoto.
Usciti dagli orribili anni dell’era berlusconiana la luce in fondo al tunnel sembra ancora lontana.
Il nuovo governo sta facendo il suo compitino, ma certo fino ad adesso non brilla per le sue idee, al massimo un sei meno meno. E in realtà non ci aspettavamo di meglio.
Anche se ci stupisce la fissazione maniacale per l’articolo 18 che sembrerebbe per una parte della nostra classe dirigente la fonte di tutti i mali.
Certo c’era da rimediare a una situazione disperata, i soldi dello Stato dissipati nella corruzione, i crediti dello Stato cancellati per un quarto di quanto era dovuto, nella migliore delle ipotesi, nei vari condoni fiscali ed edilizi, cartolarizzazioni che hanno svenduto a 20 quello che i fortunati che se li sono aggiudicati oggi vendono a 100, scudo per i capitali in rientro al 5% quando nel resto dell’Europa era al 40 o 50%. Ma a pagare fino a ora sono i soliti.
Tutta la società, e quella italiana in particolare, in questi anni ha subito un arretramento sul piano della giustizia sociale. I ricchi, specie quelli nascosti dietro ridicole dichiarazioni di reddito, prosperano allegramente e la classe proletaria e media sprofonda perché non riesce più a mantenere il suo tenore di vita.
Continuano a cercare i soldi dove non ce ne sono più, il costo della vita è in continuo aumento e la parola patrimoniale continua a essere un tabù. La tassa sulla casa è giusta, ma dovrebbe essere progressiva e le fasce esenti dovrebbero essere di più. Se io ho una famiglia, uno stipendio o pensione da 1500 euro e dopo 30 anni di mutuo son riuscito a farmi una casa da 200/250 mila euro, per me non è tanto facile col mio stipendio pagare 500 euro all’anno… quel mese che mangio? Mentre sarebbe più giusto che uno che ha una casa da due milioni… due milioni e mezzo di euro pagasse 10.000 euro all’anno invece di 5.000. Sono sicuro che quel mese mangerà lo stesso.
La pensione per tanta gente è stata allontanata nel tempo. D’accordo qualcosa andava fatto, le aspettative di vita si sono allungate e sopratutto, non mi lincino le mie amiche, andavano allungati gli anni di lavoro per le donne, che vanno o andavano in pensione prima e hanno una media di vita superiore agli uomini. Ma le regole sono state cambiate a partita in corso e questo non è giusto anche sul piano psicologico. Doveva essere tutto più progressivo.
E i pensionati vengono trattati come parassiti che sfruttano il lavoro altrui senza fare niente, dimenticandosi che la gran massa si è fatta un mazzo così per una vita. E che se un vecchio stanco va in pensione in teoria dovrebbe subentrare un giovane molto più fresco e motivato.
La cura doveva essere più radicale. Come ho già scritto manette per chi evade, e non mi stancherò mai di ripeterlo. La lotta all’evasione fiscale deve essere, non solo prioritaria nelle dichiarazioni in conferenza stampa, ma efficace.
E continuiamo con la patrimoniale e intervento sulle pensioni extra-large.
Sei un grosso burocrate dello Stato o di un impresa privata o un ex parlamentare e porti a casa ogni mese di pensione più di 15.000 euro? Bene, da questo momento mettiamo un tetto massimo alle pensioni e devi accontentarti di 5.000 miseri euro al mese, che la stragrande maggioranza degli italiani se li sognano. Sei sempre uno di questi, ma in pensione non ci sei ancora andato? Se siamo noi a pagarti e non una impresa privata, quei 5.000 euro al mese vanno bene lo stesso come tetto massimo. Sei sempre uno di questi e stai andando in pensione e pregusti una liquidazione milionaria? Più di 150.000 mila euro non ti toccano.
E poi tagli alle spese superflue (se tu stipuli un contratto per una fotocopiatrice per una ASL e me la fai costare 1 milione di euro e poi si scopre che costa troppo, la fotocopiatrice la paghi tu) e liberalizzazioni delle professioni e del commercio. Perché un collirio comprato 3,60 euro in Grecia, mi deve costare in Italia 11,20 euro in confezione leggermente più piccola?
Potrei parlare pure di leggi antitrust che non funzionano, facendo fare il comodo loro a banche, assicurazioni, petrolieri e compagnia bella.
Manteniamo un esercito ridicolo che ha più graduati che sottoposti. E ci costa tantissimo. Riduciamolo a un quarto e dotiamolo solo delle armi essenziali, dicendo no all’acquisto di nuovi aerei, di un’inutile portaerei e di nuove fregate che oltre a non servirci a niente paghiamo di più della Francia che le ha ordinate identiche e magari evitiamo di comprare Maserati blindate per gli alti papaveri.
Oppure l’esercito ci serve così grande perché vogliamo invadere i nostri vicini in futuro? Se è così, io suggerisco di cominciare con lo Stato del Vaticano per farci pagare l’imposta sugli immobili, ma non servono certo tanti uomini e nemmeno le fregate.
Poi i costi della politica. Adeguiamoli al resto dell’Europa, anzi a quelli delle nazioni in difficoltà come noi. E non si parla solo del Parlamento nazionale ma anche di quelli regionali e comunali.
E le famigerate consulenze dello Stato e dei comuni? Abbiamo gli impiegati e strapaghiamo Pinco Pallino perché faccia il loro lavoro.
Se queste misure fossero applicate, sarebbe possibile non solo evitare nuovi balzelli ma aumentare stipendi e pensioni dei meno abbienti che sono la maggioranza e, dando a tutti un maggiore potere di acquisto, l’economia si riprenderebbe e ci sarebbero nuove assunzioni.
Ma come mai a proporre queste misure, che sono solo logiche in verità e non rivoluzionarie, in un paese come il nostro mi sento quasi colpevolmente comunista (mentre le misure proposte col comunismo non c’entrano niente) oppure, addirittura, un pericoloso sovversivo?
Sono sovversivo io oppure è sbagliato il paese?
Si ringrazia per l’editing Benedetta Volontè.
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