Mi volete intervistare?
Volete sapere cosa mi ha lasciato la buonanima?
Questo cognome che non ho mai voluto usare, neanche quando era vivo.
Allora mettiamo le cose in chiaro da subito: io non amo i pettegolezzi, sono una signora, non una sciacquetta. Per anni ho mantenuto il dottore con i miei soldi e con i guadagni della mia macelleria; figuratevi cosa poteva guadagnare con la medicina e con quel cognome.
E ci avesse almeno ricavato qualcosa nell’aver battezzato quella macchina di morte.
Se avesse avuto un tot per ogni testa tagliata a quest’ora non saremmo ridotti alla fame.
E per giunta neanche un beneficio per tutto il tempo che è stato deputato all’assemblea nazionale, altro che i vostri onorevoli e senatori che persino quando vanno via si portano dietro una ricca prebenda.
Pensate che quando fece la sua proposta sull’egalitè della pena di morte suscitò l’ilarità di tutti i deputati.
Sentite cose disse:
«Con la mia macchina, vi faccio saltare la testa in un batter d’occhio, e voi non soffrite, si percepisce un rapido soffio d’aria fresca sulla nuca».
L’ho sempre detto che parlava senza pensare.
E per questo difetto si mise contro quel pazzo furioso di Sain Just e finì addirittura in galera, per fortuna non ci rimise la testa. Quando uscì abbandonò la politica e si rimise a fare il medico.
Sulla porta del suo ambulatorio c’era in bella evidenza una targa con la scritta Dottor Guillotin, figurarsi chi si faceva curare da un medico con quel nome.
Anche i nostri figli non hanno voluto usare quel cognome che evoca la macchina della morte.
Per ironia della sorte il mio povero Ignace è morto per una ferita al braccio andata in cancrena che si inferse durante le prove per costruire una versione più umanitaria della sua macchina.
E non ha mai capito che non c’è nulla di umanitario nel dare la morte ad un essere umano.
E pensare che copiò la macchina da un accrocco che aveva costruito mio padre per tagliare i quarti di bue nella nostra macelleria di famiglia.
Quella sì che era una macchina utile.
Ah se noi donne avessimo il governo della cosa pubblica.
E poi è scritto anche nella Bibbia: “Nessuno tocchi Caino” e si tende a dimenticarlo.
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E gustatevi questa sequenza di impiccati con la voce di Faber De Andrè.
Si ringrazia per l’editing Maria Laura Villani
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