Il Natale (dark e alternativo) di Burton e Selick: Nightmare Before Christmas


di Francesco Grano

 

Nightmare Before Christmas    N.B.C.

 

Esiste un posto senza tempo, incantato, una foresta dove, dietro le porte degli alberi delle feste più liete, è possibile entrare nel mondo di ogni singola festività. Dietro la porta a forma di zucca vi è Halloween Town, un cupo e grottesco paese dove si festeggia – e si prepara – di continuo la notte delle streghe. A tirare le fila è Jack Skeletron, il re di Halloween che, dopo un’eternità, è stufo di dover sempre ripetere gli stessi festeggiamenti. Smarritosi nella foresta, Jack apre la porta delle festività natalizie, finendo catapultato nel mondo luminoso, gioioso e felice di Christmas Town. Scoperto che, oltre alla notte di Halloween, esiste la più divertente e felice festa del Natale, Jack ha un solo obiettivo: regalare, al mondo intero, il più “bel” Natale della storia, organizzato dai mostruosi abitanti del Paese di Halloween. Ciò che inizialmente sembra essere una trovata originale, si trasforma – ben presto – in un grosso incubo a occhi aperti.

A distanza di ventidue anni Nightmare Before Christmas (Tim Burton’s The Nightmare Before Christmas, 1993), lungometraggio d’animazione a passo uno (o meglio in stop-motion), nato dalla fervida immaginazione del maestro Tim Burton (soggetto) e dal virtuosismo di Henry Selick (regia), riesce a mantenere – ancora intatto – il suo fascino d’altri tempi. Diventato un vero e proprio cult nel corso degli anni, Nightmare Before Christmas si è aggiudicato, da parte di cinefili e fan, un posto d’onore tra i grandi classici cinematografici incentrati sul Natale.

Favola dai toni dark e gotici (marchi di fabbrica del buon vecchio Burton) dove, a far da leone, sono le animazioni artigianali, l’azzeccata colonna sonora (composta dal veterano Danny Elfman) e i numerosi brani cantati (che nell’edizione italiana, nonostante quello che si possa pensare sulla questione “doppiaggio e dintorni”, rendono egregiamente), nonché l’importante messaggio sociale che Nightmare Before Christmas vuole trasmettere allo spettatore.

Jack SkeletronNel raccontare le tragicomiche e “orrorifiche” (non poi in senso letterale) avventure di Jack e soci che in tutti i modi cercano di impadronirsi di, e condurre a modo loro, una delle più amate feste al mondo, l’accoppiata Burton-Selick, dietro l’aspetto da mirabilia e di puro entertainment a metà strada tra il musical, l’animazione per bambini (anche un po’ più cresciuti) e il grottesco (anche se distante dall’humour nero di Beetlejuice – Spiritello porcello [Beetlejuice, 1988]), mette in scena una riflessione sulla diversità e sulla paura verso il prossimo. Fin dai tempi di Edward mani di forbice (Edward Scissorhands, 1990), altro classico che ben si presta alla visione durante le festività di Natale, e di Batman – Il ritorno (Batman Returns, 1992) Burton è stato sempre attento nel mettere a confronto la diversità dell’altro che – purtroppo – a volte è vista sotto forma di mostruosità la quale, di conseguenza, comporta l’emarginazione.

Non ci sono mostri (veramente) cattivi in Nightmare Before Christmas (eccezion fatta per il perfido, ambiguo ma in fondo pavido Bau Bau, nemico e antagonista di Jack), ma solamente personaggi che, in tutta la loro mostruosità e il loro aspetto fuori dal normale, sono capaci di sentimenti, gesti di generosità, altruismo e anche amore (come il personaggio di Sally, la bambola fatta di stracci innamorata, segretamente, di Jack Skeletron e che solo nel finale rivela i suoi sentimenti al re di Halloween). Dietro l’aspetto truce e orrorifico dei vari lupi mannari, vampiri, streghe, fantasmi e scheletri parlanti che popolano Nightmare Before Christmas si nascondono dei cuori pulsanti e di natura buona, che vogliono – semplicemente – dare felicità (anche se alternativa e sui generis) al prossimo. Nonostante il caos, la confusione portata nel Natale a opera di Jack e compagnia, alla fine, in un magico e sentimentale epilogo, prevale il buon senso e la capacità di perdonare anche chi, ingenuamente, non è riuscito a capire il vero spirito della festa.

Gioiello del cinema d’animazione, a cui si sono aggiunti, nel corso degli anni La sposa cadavere (Tim Burton’s Corpse Bride, 2005, di Tim Burton e Mike Johnson), Coraline e la porta magica (Coraline, 2009, sempre di Selick) e Frankenweenie (id., 2012, sempre di Burton), Nightmare Before Christmas è un film ancora attuale, capace di far sognare ad occhi aperti per tutti i suoi settantatre minuti di durata. Un’opera, questa burtoniana-selickiana, che non riesce (fortunatamente) a invecchiare e che, gioiosamente, rappresenta uno dei capisaldi della tradizione filmica natalizia, assolutamente da non perdere e rivedere almeno una volta l’anno.

 

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