Innocenti bugie, ma a fin di bene

Ragazze, provate a immaginare di chiamarvi June Havens e di somigliare a Cameron Diaz, anzi di essere proprio uguali a lei. Immaginate di stare partendo per Boston e di avere già fatto il check-in. Che, giunte al cancello d’imbarco, l’hostess vi neghi l’ingresso a bordo perché il volo è completo. Che invece, improvvisamente, vi richiami per comunicarvi che si è liberato un posto. Che, appena salite a bordo, vi accorgete che l’aereo è semivuoto. Che il vostro vicino di fila sia un certo Roy Miller che somiglia tanto a Tom Cruise, anzi che sia proprio uguale a lui.

Immaginate che chiacchierando del più e del meno diciate che «Forse, un giorno» viaggerete con una vecchia auto fino a Capo Horn. Che lui, Roy – Cruise, con gli occhi sognanti risponda: «Eh, un giorno… Espressione pericolosa! In fondo è un modo per dire Mai! Penso molto a cose che non ho fatto: tuffarmi nella grande barriera corallina, un viaggio sull’Orient Express, percorrere la costiera amalfitana sulla moto con lo zaino in spalla, baciare una sconosciuta sulla terrazza dell’Hotel Du Cap».

«E dov’è l’Hotel Du Cap?».

«Nel sud della Francia. Ma mi parli di lei, della sua lista».

«La sua non è male!». E che un vuoto d’aria improvviso faccia aprire il gavone sulla vostra testa. Che una pesante valigia stia per piombarvi addosso, ma che lui rapidissimo la prenda al volo. Che, stupite di tutto ciò, vi allontaniate un attimo per andare alla toilette. Che, mentre vi chiedete allo specchio: «Baciare una sconosciuta sulla terrazza dell’Hotel Du Cap? Ma che vuol dire una cosa del genere?». Che, ravvivati i capelli e controllato l’alito, usciate e che Roy vi aspetti seduto sul bracciolo di una poltrona dell’aereo vuoto, con un drink in mano. Che poggiate le vostre labbra sulle sue. Stop!

Eh sì! Perché a questo punto, proprio mentre state baciando l’uomo più sexy del pianeta, lui vi dice che c’è un piccolo problema ma che la situazione è sotto controllo, che i pochi passeggeri e l’intero equipaggio sono tutti morti compresi i piloti e che li ha uccisi lui durante una colluttazione; voi intanto vi accorgete che è tutto un poco strano e molto vero, com’è vero che Roy-Cruise piloti l’aereo sino a condurlo a terra e che voi miracolosamente vi salviate insieme a lui.

Immaginate, infine, che vi dica che adesso molta gente verrà a cercarvi, che è gente cattiva che farà domande su di lui, che voi dovrete evitare di salire con questa gente su qualsiasi veicolo, che diranno di essere agenti federali, che diranno di lui che è mentalmente instabile, violento e pericoloso, ma soprattutto che useranno termini come stabilizzare la situazione, mettervi al sicuro, in salvo adoperando un protocollo disinformativo. E che in realtà vorranno uccidervi. Dunque, dovrete sempre scappare per salvarvi.

Voi – dico voi – che fareste? No, perché già è un problema resistere al fascino di Tom Cruise, figuriamoci a quello dell’agente segreto Roy Miller: uno che riesce a sognare e fare sognare, mentre si libera di una dozzina di uomini armati fino ai denti e pericolosissimi.

Dev’essere dura e nessuno v’invidia. Anche perché, dopo un sonno ristoratore, vi troverete nel letto di casa vostra e lui avrà lasciato una serie di biglietti, con cui amorevolmente vi ricorda cosa sia bene fare per voi. Allora cosa farete? Comincerete a guardare diffidenti ogni individuo sospetto, oppure correrete a denunciare tutto alla polizia? E cosa farete quando una decina di uomini con occhiali neri, vestiti scuri e distintivi, vi inviteranno a salire sulle loro macchine coi vetri oscurati? Direte che conoscete l’agente fuori controllo Miller e vi farete portare in un luogo sicuro, oppure vi fiderete di quell’uomo affascinante, ma forse anche un po’ bugiardo? E lui vi avrà detto tutta la verità, qualcosa di vero, menzogne o solo Innocenti bugie?

Ve lo chiede James Mangold, il regista del film, consapevole che l’idea di fare correre i nostri eroi in giro per il mondo dietro a Zefiro, la batteria che produce energia perpetua e che tutti vogliono, sia soltanto un McGuffin alla Alfred Hitchcock, ossia un pretesto per condurre la storia – oltre che i due divi – in una precisa direzione narrativa, conferendole dinamicità e senso dell’azione.

Fatta la scelta, da lì in poi, tutto dipenderà soltanto da voi. Potrete vivere un’adrenalinica avventura, imparare a guidare auto in mezzo agli spari, saltare fuori al tre, scorrazzare su grossi motoscafi tra le isole coralline o fare a cazzotti sull’Orient Express, ma anche svenire e svegliarvi su un’isola deserta con indosso un bikini che non avevate prima di svenire, baciare uno sconosciuto sulla terrazza di un albergo o correre in moto in mezzo ai tori di Siviglia nel giorno di San Fermín. Il tutto senza morire né ferirvi mai.

E se invece non foste ragazze, giovani o meno e comunque belle? Se foste uomini adulti o eterni bambini? A voi non spetterebbe sognare?

Al cinema non c’è uomo o donna, adulto o bambino. Si entra in una storia vestiti da spettatori e ci si ritrova all’interno del film nei panni dei protagonisti. L’immedesimazione non ha sesso, come non l’hanno gli angeli. Non ha età, perché è eternamente giovane. Al cinema si ride, si soffre, ci si diverta o ci si annoia, senza divisa, rango o appartenenza. Innocenti bugie potrebbe piacervi o meno ma, qualunque cosa decidiate, il primo passo dovrà essere il vostro.

Il cinema è un grande bugiardo. Racconta storie belle e impossibili. Innocenti bugie col solo scopo di farci sognare, almeno per un po’: mente, è vero! Ma a fin di bene.

La fabbrica dei sogni è aperta, basta entrare.

 

Si ringrazia per l’editing M. Laura Villani

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