– riflessioni e illustrazioni di Mauro Cristofani –
Quando Alex il drugo, cattivo ragazzo di Arancia meccanica (1971) con mazza bombetta e occhio bistrato, viene sottoposto al trattamento di rieducazione detto “cura Ludovico” che consiste nel vedere scene violente, un istante del cinema resterà scolpito per sempre nella nostra memoria. E sono loro, i maghi fabbricatori di quegli istanti composti talvolta da brevi gesti, sguardi, parole, sono loro i geni creatori della magìa cinematografica. E fra i più grandi, il genio per eccellenza, colui che ha lasciato impresse nell’immaginario collettivo scene indimenticabili della settima arte, è certamente Stanley Kubrick. Davanti alle opere di Kubrick, provocatorie ma soprattutto filosofiche, appare inadeguata anche la cultura dei critici più intelligenti, i quali finiscono per accostarsi alle sue opere con timore quasi reverenziale. Ogni nuovo film del regista, uscito dopo lunghe pause di silenzio, ha costituito un vero e proprio avvenimento, assolutamente imperdibile per tutti coloro che amano il cinema.
Film indimenticabili, quelli di Stanley Kubrick. Dal pacifista Orizzonti di gloria (1957) a Lolita (1962), parabola volutamente cinica sul puritanesimo e la morbosità; da Il dottor Stranamore (1964), lezione sarcastica sulle ossessioni statunitensi, all’apoteosi metaforica e spiazzante di 2001 Odissea nello spazio (1968); da Shining (1980), dove Kubrick indica profeticamente come solo un salvatore bambino possa sconfiggere il Male dei padri ricaduti nell’irrazionale, a Full Metal Jacket (1987), film che parla di ragione e follia, e dell’istinto aggressivo come malefico trionfatore sull’umana solidarietà.
Il cinema di Kubrick, come spesso accade per le opere d’arte più efficaci ed incisive, è risultato talvolta provocatorio, a causa di scene di sesso o di violenza che hanno suscitato ribellione e scandalo quasi insopportabili al comune spettatore. Tanto che, per evitare le ire dei moralisti americani, il regista andò a girare in Inghilterra la sua versione di Lolita, il già discusso romanzo di Vladimir Nabokov. Il film, che gli procurò infiniti contrasti ma anche quel successo che gli permise in seguito di fare solo i film che voleva realizzare, affrontava il tema più che mai scabroso (era l’inizio degli anni Sessanta!) della passione di un maturo professore di letteratura francese, Humbert Humbert (James Mason), per la dodicenne Lolita (l’esordiente Sue Lyon), che porterà con sé in un lungo viaggio attraverso gli Stati Uniti, follemente immerso in una passione che finirà per travolgerlo. Anche se l’età della protagonista, per suggerimento dei censori, fu alzata a 14 anni, molte scene tra Humbert e Lolita furono tagliate dai distributori, e alla sua uscita americana il film fu maltrattato dalla critica con un accanimento perfino assurdo.
In quanto ad Arancia meccanica, uscito nel 1971, è stato il film più dibattuto di Stanley Kubrick, per la violenza esercitata sia dall’uomo singolo che dalla collettività. Alex (l’attore Malcolm McDowell), a capo d’una banda di picchiatori, violenta la moglie di uno scrittore, uccide crudelmente una donna e pesta dei poveracci. Il metodo rieducativo eyes wide shut lo obbligherà a guardare i crimini nazisti, facendogli perdere la carica di aggressività; prima di ritrovare l’antica violenza, che sarà incanalata nelle strutture del potere e quindi ufficializzata. Un messaggio fin troppo palese apprezzato dal pubblico, specialmente europeo, più anticonformista e ribelle; ma in America, dopo aver avuto 4 candidature agli Oscar – film, regia, sceneggiatura e montaggio – non ricevette alcun premio.
L’opera di Kubrick fu osteggiata anche per motivi ideologici. Nel 1957 il regista aveva 29 anni, 3 film alle spalle e già molti problemi coi produttori hollywoodiani. Il suo nuovo progetto, Orizzonti di gloria – un film che attaccava frontalmente l’ideologia militarista e dimostrava che in guerra a morire sono i poveri fanti e non i ricchi generali – non piacque affatto ai produttori. Kubrick si trasferì allora in Germania, dato che le autorità francesi rifiutarono di concedere per le riprese i luoghi stessi dell’azione (il film verrà poi distribuito in Francia solo nel 1975, col divieto ai minori di 13 anni). Ovviamente anche nella Spagna del dittatore Franco il film fu proibito, e sugli schermi andrà solo nel 1986 (quasi 30 anni dopo la sua nascita). Molti ritengono che Orizzonti di gloria sia uno dei capolavori di Kubrick, e uno fra i 50 migliori film americani di sempre.
Nato a New York nel 1928, Stanley Kubrick si appassiona inizialmente alla fotografia, autoproducendo quindi lungometraggi sperimentali, fra cui Il bacio dell’assassino (1955). Nel 1956 girà il suo primo capolavoro, Rapina a mano armata, un film costruito su una struttura complessa e serrata in cui si alternano azioni che avvengono contemporaneamente. Seguiranno tutti gli altri, a distanza uno dall’altro dopo 4, 5 e perfino 12 anni.
Nel 1999, dopo tre sofferti anni di lavorazione, esce sugli schermi di tutto il mondo il suo ultimo, attesissimo film, Eyes wide shut, che risultò alquanto manierato e per certi versi deludente. Stanley, oramai stanco e prossimo alla fine (che avvenne quello stesso anno), aveva già regalato tutto il suo genio ai cineamatori di tutto il mondo.
Si ringrazia Micaela Lazzari per l’editing.
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