Monologo di un citofono

Portiere/portiera è un topos che ricorre spesso in letteratura/cinema: da Shakespeare a Eduardo De Filippo.

Tanto per citare un portiere di film (un vero capolavoro): l’Antonio Bonocore della Banda degli onesti…

 

Non a caso anche l’incipit del mio romanzo (La tana del salmone) è un monologo di un anonimo portiere.

 Un rammarico: il portiere è una razza in via di estinzione.

Ora è molto difficile scrivere qualcosa su un citofono!

Ci ho provato con questo piccolo MONOLOGO DI UN CITOFONO

 

Mi chiamo Scapi, sono un citofono di ultima generazione, è una settimana che lavoro in questo ricco e pretenzioso condominio.

Mi ha fatto installare, a prezzo salatissimo, sulla colonna all’ingresso, il dottore commercialista Luigi Casoria, amministratore per diritto ereditario, è il figlio del celeberrimo ragionier Casoria.

Il dottore ha licenziato il vecchio portiere Don Antonio Bonocore, con la scusa che era sempre ammalato.

Le ragioni vere sono altre: Don Antonio non voleva assecondare Casoria nelle creste sulle forniture e a Casoria serviva l’alloggio del portiere per affittarlo a caro prezzo a extracomunitari clandestini (ovviamente non entrano dall’ingresso principale, ma da quello della cantina).

Tra acquisto e impianto sono costato tre volte tanto il prezzo di mercato, ma gli attuali condomini, ricchi, arroganti e spocchiosi non badano a queste minuzie ed intanto il Casoria ingrassa il suo già ricco patrimonio.

Faccio di tutto: apro il portone, sono riservato, ho un sistema automatico di registrazione di chi entra e di chi esce, controllo le cassette postali, ho un sistema di ricezione delle raccomandate che consegnano i fattorini di Poste Italiane (non si chiamano più postini), ho un sistema temporizzato di accensione della caldaia e tanti altri piccoli gadget.

Ma c’è una cosa che Casoria non sa: non tollero le illegalità e agisco di conseguenza.

Tutto quello che Casoria e gli altri condomini fanno d’illecito lo registro e lo trasmetto ai Carabinieri.

E tra poco avranno delle sorprese soprattutto il dott. Casoria e l’onorevole dell’attico con fitto a carico della Camera dei Deputati che usa ufficialmente come segreteria.

Chissà come quasi tutti i visitatori sono tutte visitatrici straniere molto appariscenti e molto giovani.

L’altra mattina quando è passato Don Antonio a portare via le sue ultime cose, gli ho fatto l’occhiolino con l’obiettivo della telecamera e lui mi ha risposto, strizzando anche lui l’occhio.

E si è allontanato zoppicando, ma rideva, come rideva e mormorava: “In galera, in galera”.

 

 

 



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2 Replies to “Monologo di un citofono”

  1. Ma sei sicuro che questo citofono non sia a Milano, all’Olgettina, solo per fare un esempio?

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