di Francesco Grano
A distanza di mille anni da “i sette giorni del fuoco”, nome con cui è passata alla storia la tremenda guerra termonucleare che ha sconvolto l’intero pianeta, il globo è invaso dalle radiazioni e da una fitta, gigantesca e misteriosa foresta chiamata Mar marcio a causa delle letali esalazioni tossiche e degli insetti giganti mutanti che la abitano. In una sorta di medioevo prossimo venturo quel che resta dell’umanità vive diviso in due regni: quello di Pejite e quello di Tolmechia che, a loro volta, si suddividono in piccole città-stato indipendenti. In una di queste zone franche vive Nausicaä, principessa della Valle del vento molto determinata e impavida, l’unica in grado di capire, tramite ricerche ed esperimenti, che in realtà il Mar marcio non è tossico di per sé ma a causa dell’inquinamento provocato dagli uomini durante il conflitto nucleare. Motivata a trovare una soluzione per far sì che il mondo possa tornare a sperare e gli esseri umani a vivere una vita serena, la ragazza viene a conoscenza della leggenda di un misterioso eroe vestito di azzurro che dovrebbe condurre il pianeta verso una nuova era. Ma a complicare le cose ci pensano i soldati della regina Kushana, che invadono la Valle del vento per recuperare una delle loro navi volanti precipitata e che trasporta uno dei rari “guerrieri invincibili”, sorta di automa organico gigante che, mille anni prima, ha portato distruzione e morte con altri suoi simili. Con la Valle sotto scacco, per Nausicaä inizia una corsa contro il tempo per impedire il risveglio del gigante e fermare i piani di distruzione di Kushana, che prevedono l’annientamento del Mar marcio, non sapendo che ciò potrebbe dare il via ad una seconda apocalisse.
Nausicaä della Valle del vento (Kaze no tani no Naushika, 1984), secondo lungometraggio animato del geniale Hayao Miyazaki tratto dall’omonimo manga, è una favola adulta a metà strada tra post-apocalittico, steampunk e fantascienza distopica che, a distanza di trentuno anni dall’uscita nelle sale cinematografiche, mantiene ancora intatto il forte messaggio esplicito che vuole comunicare. Il film di Miyazaki, sotto l’apparente aria di semplice trasposizione anime, possiede un cuore pulsante da cui traboccano una serie di temi che, oggi come oggi, si rivelano essere (mai come ora) di un’attualità sconcertante. Dietro l’incantevole e insuperabile poetica d’autore già qui contenuta in nuce, Nausicaä della Valle del vento cerca di porre all’attenzione dello spettatore tutti i pericoli che possono derivare dal progresso fuori controllo e nel momento in cui l’umanità cerca di andare oltre ciò che in natura è consentito.
L’episodio della guerra nucleare che ha devastato il globo e condannato l’umanità a vivere in perenne pericolo, è solo un espediente della trama per mettere sotto la lente e – così – far riflettere lo spettatore sulle (reali e poi non tanto lontane) possibilità di un futuro nefasto e distruttivo in cui bene e male sono in perenne lotta tra di loro per la propria sopravvivenza. Tuttavia il bene e il male assumono, all’interno di Nausicaä della Valle del vento, dei ruoli completamente ribaltati rispetto ai canoni standard ai quali cinema e letteratura – spesso e volentieri – hanno abituato: la distruzione, la desolazione non è portata da eventi imprevedibili o metafisici ma dallo stesso uomo che, accecato dalla bramosia e dalla sete di conquista in tutti i campi (su tutti quello dei ritrovati tecnologici e industriali a scapito delle risorse naturali del pianeta), dà il via alla sua stessa autodistruzione e, contemporaneamente, permette al male che da egli stesso scaturisce di avere la meglio. Mentre la natura, vittima sacrificale per antonomasia, cerca di difendersi e far comprendere all’uomo quale sia il vero bene da perseguire.
Non è un caso, quindi, che all’interno del film di Miyazaki convivono e si ritrovano due anime: quella poetica, che si nutre di un mondo fantastico al di fuori del tempo e dello spazio e quella che si “ciba” del mondo reale, in preda al disordine più totale. Raro esempio di cinema pensante e riflessivo, all’insegna della salvaguardia dell’ecologia, del rispetto reciproco e (perché no?) contro ogni tipo di militarismo (auto)imposto e violento, Nausicaä della Valle del vento si rivela un film d’animazione dal doppio impianto: uno, quello favolistico/fantastico 100% Miyazaki style capace di suscitare emozioni; l’altro, invece, che si muove di pari passo alla contemporaneità del mondo reale.
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