di Elisa Scaringi
Il nuovo anno cinematografico si apre con due biopic (“film biografico”) di carattere scientifico: The Imitation Game (dedicato ad Alan Turing, ritenuto padre dell’informatica) e La teoria del tutto (sulla vita di Stephen Hawking, fisico e matematico noto per i suoi studi sui buchi neri e l’origine dell’universo).
The Imitation Game ruota intorno al “gioco imitativo” di un manipolo di scienziati inglesi chiamati dal governo inglese agli inizi della Seconda Guerra Mondiale a decifrare Enigma, una macchina tedesca usata dai nazisti per diffondere al proprio esercito messaggi in codice sulle posizioni dei sottomarini. Attraverso una serie di flashback, che raccontano circa dieci anni di storia, la trama si concentra sulla figura di Alan Turing, brillante matematico, che a 27 anni si ritrova a costruire una macchina capace di crittografare i codici segreti emessi dal governo nazista. Chiamata Christopher (in memoria dell’amico d’infanzia di cui era innamorato), la macchina di Turing viene ora considerata come la genesi del computer attuale.
The Imitation Game, adattamento cinematografico della biografia Alan Turing. Una biografia (scritta da Andrew Hodges), si riferisce anche al “gioco imitativo” che coinvolge la vita personale di Turing stesso. Costretto a mentire sul proprio impiego, costretto a mentire ai suoi colleghi sulla reale finalità del proprio lavoro, sarà costretto a mentire anche sulle proprie tendenze sessuali, in un’Inghilterra che lo condannerà poi a guerra finita alla castrazione chimica. Il protagonista, che a inizio film appare come uno scienziato dimesso, ai limiti quasi dell’autismo, con una certa vena di geniale antipatia, si trasforma, alla fine, in un uomo profondamente sensibile, costretto a rinnegare la propria identità sessuale per amore del suo Christopher.
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