di Elisa Scaringi
Come volevasi dimostrare Sorin è un sovversivo. Come volevasi dimostrare Elena è sua complice. Come volevasi dimostrare c’è un piano nascosto. “Quod erat demonstrandum”, film in concorso all’ottava edizione del Festival Internazionale del Film di Roma, e vincitore del Premio Speciale della Giuria, mostra il dominio della paura. Ognuno per conto proprio è quasi il motto della pellicola: ognuno pensa a salvarsi dal proprio terrore, mettendo a dura prova la sopravvivenza degli altri.
Il titolo “Quod erat demonstrandum”, che riprende la frase usata al termine delle dimostrazioni matematiche, si riferisce al mondo del protagonista, matematico dalla fervida intelligenza, solitario e braccato dal regime, ma anche all’intreccio del film stesso, costruito per dimostrare una teoria che poi verrà disattesa.
Il protagonista, Sorin, intento a dimostrare la sua innocenza di scienziato in cerca di un qualche riconoscimento alle sue scoperte, si trova immischiato in un intreccio sempre più incalzante. Il regista Andrei Gruzsniczki costruisce con maestria un thriller ambientato durante il regime di Ceausescu. Nella Romania del 1984, raccontata rigorosamente in bianco e nero, l’intelligenza viene tenuta sotto scacco dalla securitate: come in tutti i regimi, infatti, l’innovazione scientifica, se divulgata all’estero (come fa Sorin, che cerca di pubblicare all’estero le sue ricerche sulle onde sonore), viene considerata come una minaccia per la sicurezza nazionale.
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