di Elisa Scaringi
70 chilometri di strada in 93 minuti di film. Due anni di riprese condensate in un documentario. Giorni e giorni di cammino (quelli di Nicolò Bassetti, paesaggista e urbanista) riassunti in immagini. Così nasce “Sacro GRA. Storie dal Grande Raccordo Anulare”, ultimo lavoro di Gianfranco Rosi. Vincitore della Palma d’oro alla 70esima edizione della Mostra del Cinema di Venezia, il film, uscito nelle sale lo scorso 19 settembre con 44 pellicole, ha raddoppiato le sale di proiezione lo scorso fine settimana.
Il regista, che ha vissuto per due anni proprio intorno al Grande Raccordo Anulare, ha utilizzato l’elemento umano per narrare i 70 chilometri di strada che circondano la capitale, con un tono diametralmente opposto a quello utilizzato da Paolo Sorrentino ne “La grande bellezza”. Un padre, che si confronta con la figlia sotto l’ala dei voli di linea. Un pescatore di anguille, che ha una piccola casa sul fiume. Un paramedico, che soccorre la notte lungo le strade romane. Un aristocratico, che sopravvive affittando la propria casa. Un transessuale, che canta e vive sul ciglio della strada. Un palmologo, che soffre con le sue palme e lotta per liberarle da larve divoratrici. Questi i principali personaggi di un documentario che, pur non avendo una trama, prende lo spettatore più di un consueto film. Al di là infatti della riconoscibilità dei luoghi, spesso assolutamente inaspettati, in cui è ambientato il documentario, quello che più interessa è l’assoluta mimesi con l’ambiente quotidiano della Roma di periferia. Quella che sopravvive nel traffico, anche sotto la neve, senza accorgersi di quanta vita cammina lungo il Grande Raccordo Anulare.
La sacralità del film sta, appunto, nella vita immobile che scorre ai margini della capitale: la fugace apparizione del sole rosso alle donne, il frate fotografo (forse uscito dal Collegio Internazionale S. Lorenzo da Brindisi, che ha il suo ingresso proprio al km 62,050 del Raccordo), le croci al crepuscolo. Tutto questo si celebra lungo i 70 chilometri di strada del GRA: una specie di aureola intorno alla città di Roma, dove anche le prostitute assumono un’aria di sacralità. Il film, ispirato all’avventura di Nicolò Bassetti che ha percorso a piedi 300 chilometri in 20 giorni, battezza la strada come luogo di eventi imprevedibili, senza riprenderla ossessivamente: essa è solo un accessorio che circonda e racchiude la semplicità.
Diversamente da quanto narrato ne “La grande bellezza”, qui il tono non è eccentrico.
httpv://www.youtube.com/watch?v=jmq5yaWtGSg
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