di Francesco Grano
Tra le più famose metropoli statunitensi la città di Los Angeles esercita un fascino irresistibile su tutti noi. Uno skyline da sogno che si staglia contro il cielo e un panorama mozzafiato, un’estensione territoriale di oltre 1.200 chilometri quadrati baciati dallo splendido sole californiano, bella vita e – soprattutto – il Monte Lee con la sua Hollywood Sign a ricordarci che L.A. è la “capitale” del cinema made in U.S.A. Questo è, con molta probabilità, il contenuto dell’immaginario collettivo di chi, almeno una volta nella vita, ha fantasticato sulla città degli angeli. Ma sarà veramente così? Alcuni registi hanno deciso di frantumare l’idillio, di interrompere il sogno in maniera decisamente brusca portando lo spettatore ad esplorare, e conoscere, quell’aspetto che forse neanche si immagina. Un dark side, un lato oscuro fatto di crimine e omicidi, rapine, sangue e situazioni al limite. Dalla fantascienza al noir, dal poliziesco al thriller, fino al genere drammatico, di seguito un elenco di dieci film contemporanei, da scoprire o (ri)scoprire, che mostrano una Los Angeles alternativa.
- Blade Runner (id., 1982): Ispirato al romanzo Il cacciatore di androidi (edito anche col titolo Ma gli androidi sognano pecore elettriche?) di Philip K. Dick, con Blade Runner Ridley Scott porta lo spettatore all’interno di una L.A. futuristica e distopica, fumosa, inquinata e caotica in cui si muove l’ex poliziotto Rick Deckard (Harrison Ford), al quale è stato affidato un compito, scovare ed eliminare un gruppo di quattro replicanti. Inizialmente un flop al botteghino, negli anni la pellicola è diventata un vero e proprio cult. Da antologia il monologo di Roy Batty (Rutger Hauer), leader dei replicanti.
- Vivere e morire a Los Angeles (To Live and Die in L.A., 1985): A seguito del brutale omicidio dell’anziano partner di lavoro, l’agente del secret service Richard Chance (William L. Petersen) fa di tutto pur di incastrare il falsario Eric Masters (Willem Dafoe), autore del delitto. Da William Friedkin un frenetico, teso, violento e avvincente thriller metropolitano venato di noir, ambientato in una città degli angeli corrotta e “sporca”. Permeato da un nerissimo pessimismo è un film che mostra il labile confine tra bene e male, legge e crimine. Un Petersen grintoso e un Dafoe mefistofelico si rubano, a vicenda, la scena fino all’impensabile finale.
- Heat – La sfida (Heat, 1995): Il capolavoro assoluto di Michael Mann, uno dei più grandi e splendidi film di tutti gli anni ’90. A Los Angeles si intrecciano le vite di Neil McCauley (Robert De Niro), rapinatore professionista e di Vincent Hanna (Al Pacino), tenente di polizia. Tra pedinamenti, imboscate e un leale e amichevole “faccia a faccia” la resa dei conti finale sarà inevitabile. Oltre all’eccellente e nutritissimo cast, protagonista del film di Mann è la L.A. diurna e notturna fotografata alla perfezione da Dante Spinotti. Non bastano poche righe per descrivere la bellezza e la grandiosità di questo thriller metropolitano.
- Strange Days (id., 1995): Un nuovo tipo di droga predomina nelle strade. Si tratta dello squid, sorta di dischetti che inseriti in un apposito device, fanno rivivere esperienze altrui a chi ne fa uso. Lenny Nero (Ralph Fiennes), ex poliziotto ed ora spacciatore di squid, si trova a dover indagare su due omicidi impressi su alcuni dischetti ricevuti. Quinta opera della californiana Kathryn Bigelow, le vicende di Strange Days si svolgono in una città degli angeli in preda a disordini e nella fibrillante attesa del nuovo millennio. Mix tra noir, thriller e fantascienza distopica è un film che tiene incollati alla poltrona fino all’ultimo secondo.
- L.A. Confidential (id., 1997): Nella Los Angeles del 1952 tre poliziotti si trovano a collaborare per indagare su un massacro avvenuto nella caffetteria Nite Owl. Ma la corruzione e gli insabbiamenti dilagano dappertutto. Basato sull’omonimo romanzo di James Ellroy, L.A. Confidential di Curtis Hanson è un poliziesco dai toni decisamente noir e hard boiled dei bei tempi del cinema hollywoodiano classico. Strutturato come un gioco ad incastro non facile da risolvere, avvincente e serrato, il film di Hanson è anche un esempio di metacinema. Premio Oscar a Kim Basinger, migliore attrice non protagonista.
- American History X (id., 1998): Uscito di prigione dopo aver scontato la pena per il duplice omicidio di due ragazzi di colore, l’ex naziskin Derek Vinyard (Edward Norton) ha un solo scopo, convincere il fratello minore Danny (Edward Furlong) cresciuto nello stesso “mito” del fratello maggiore, che ciò in cui crede (e Derek credeva) è sbagliato. Opus n. 1 dell’ex regista pubblicitario Tony Kaye, American History X è un duro e drammatico apologo sull’assurdità e l’ingiustizia delle discriminazioni razziali proprio in un melting pot come L.A. Norton fu candidato all’Oscar ma non vinse.
- Collateral (id., 2004): Altro meraviglioso film di Michael Mann ambientato interamente a Los Angeles. Nell’arco di una sola notte il tassista Max (Jamie Foxx) assisterà allo sconvolgimento della sua vita per mano di Vincent (Tom Cruise), killer professionista che lo ha preso in ostaggio con un unico scopo, fargli da autista per raggiungere ed eliminare tutti gli obiettivi sulla sua black list. In una notturna e realistica città degli angeli, Collateral è un “viaggio” di sola andata sulla riflessione dell’esistenza e della vita stessa. Introspettivo e fascinoso, merita un ex aequo con Heat. Disarmante e struggente la scena dei coyote.
- Crash – Contatto fisico (Crash, 2004): «In una città vera si cammina. Sfiori gli altri passanti, sbatti contro la gente… Qui a Los Angeles non c’è contatto fisico con nessuno: stiamo tutti dietro vetro e metallo […]». In questa frase è racchiusa tutta l’essenza del film di Paul Haggis. Come American History X, attraverso l’intrecciarsi di diverse vite Crash – Contatto fisico è una riflessione sui rapporti umani e razziali tra le varie etnie che vivono nella grande metropoli californiana. Con una struttura corale e sorretto da un buon cast, è un film piacevole. Tre Premi Oscar (film, sceneggiatura originale e montaggio) e una serie televisiva ispirata.
- Drive (id., 2011): Tratto dall’omonimo romanzo di James Sallis, con Drive Nicolas Winding Refn ha dato prova di sé e della sua regia. Protagonista della pellicola è Driver (Ryan Gosling) di notte autista per rapinatori, di giorno meccanico. Conosce e si innamora di Irene (Carey Mulligan). Ma il ritorno e la morte del marito di lei, durante una rapina in cui è coinvolto Driver, innesca una polveriera. Refn porta sul grande schermo un magistrale noir dalla regia impeccabile e dall’eccezionale fotografia (sia diurna che notturna). La L.A. di Drive – come il suo protagonista – ha due anime: l’una struggente e romantica, l’altra brutale e letale.
- End of Watch – Tolleranza zero (End of Watch, 2012): Brian Taylor (Jake Gyllenhaal) e Mike Zavala (Michael Peña) sono due agenti di pattuglia del L.A.P.D. assegnati a South Central, uno dei quartieri più “caldi” e pericolosi dell’intera Los Angeles. Legati dall’amicizia si coprono le spalle vicendevolmente, essendo ben consci che ogni giorno potrebbe essere l’ultimo. Divisi tra famiglia, lavoro e gesti eroici presto si troveranno nel mirino di potenti narcotrafficanti. Tra mockumentary e steadicam, End of Watch – Tolleranza zero di David Ayer (regista e sceneggiatore) è un interessante, movimentato e innovativo poliziesco. Teso e crudo in alcune scene.
(Editing by G.M.)
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