di Elisa Scaringi
Uno dei film più poetici di questa stagione cinematografica. Non a caso vincitore della palma d’oro all’ultimo Festival di Cannes. La sua commovente poesia sta tutta nella drammaticità degli eventi, e nella violenza che scorre lungo le scene. Dheepan è la storia di un uomo che vuole lavorare onestamente, di una donna che per convenienza lo accompagna, di una bambina che per caso diventa figlia. È il racconto di una migranza abbandonata a se stessa, costretta a sopravvivere nella periferia violenta e senza regole.
Dheepan infatti, guerrigliero Tamil come l’attore che lo interpreta (Antonythasan Jesuthasan, prima di diventare rifugiato politico e scrittore, è stato un bambino soldato) decide di fuggire dalla guerra civile in Sri Lanka, e per farlo si inventa una famiglia. Una donna e una bambina diventano sua moglie e sua figlia. Sconosciuti, si ritrovano a condividere le difficoltà di una vita da stranieri in Francia. La loro estraneità riesce però a trasformarsi in amore, scudo necessario a fronteggiare la violenza che li circonda. La banlieue francese è il luogo della difficilissima convivenza fra culture diverse e della volontà caparbia contro la violenza più sfrenata.
Il nuovo film di Jacques Audiard, la cui definitiva consacrazione è arrivata con la candidatura agli Oscar de Il profeta, è un mix equilibrato fra racconto di guerra, dramma sociale e intimismo d’amore. Ma è soprattutto una pellicola dalla forte attrazione emotiva, che sa raccontare tutte quelle guerre di povertà che ogni giorno si consumano nelle periferie occidentali.
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