di M. Laura Villani
Casa – lavoro, lavoro – casa. Il tragitto di Bob Maconel è tutto qui. Nemmeno i luoghi che raggiunge alla fine di ogni linea retta disegnata da questo tragitto danno senso alle sue giornate. L’ufficio è un covo di persone che hanno capito benissimo come “utilizzare” Bob, scaricando sulla sua scrivania, come in un Fantozzi che non fa ridere, i lavori più noiosi e urgenti e imponendogli precise scadenze di consegna, certi che non riceveranno mai un rifiuto. Se ciò accadesse, Bob si ritroverebbe con la scrivania ancora più piena e un trattamento ai limiti del crudele da parte dei suoi “colleghi”.
A casa non va meglio. Bob vive solo e la routine fatta di sveglia-lavoro-casa-tv-cenaalmicroonde-dormire è appena vivacizzata dal dialogo immaginario con l’unica cosa di cui è padrone, un pesce rosso che gli suggerisce come farla pagare a tutti quelli che lo maltrattano in ufficio e a lei, Vanessa Parks, desiderata e bellissima ma beffarda e irraggiungibile.
E così l’impiegato Maconel, che accenna un sorriso solo quando guarda le movenze della bambolina hawaiana che tiene sullo schermo del pc, ma che si rompe per colpa di un suo “collega” che lo sottopone all’ennesima vessazione, decide che è arrivato il momento di rivalersi su una vita piatta e ordinaria all’inverosimile, dove per lui sembra non esserci alcuno spazio. I proiettili nella pistola sono già assegnati, sarà un lavoro preciso e soprattutto desiderato, ormai da compiere.
Accade però l’inaspettato: lo stesso giorno qualcun altro in quell’ufficio ha avuto la stessa idea e così la carneficina si compie, ma non per mano di Bob che invece, uccidendo il collega inaspettatamente impazzito, diventa un “eroe per caso”, dando un’improvvisa svolta alla sua esistenza. Il lavoro diventa di prestigio, la ragazza da sempre desiderata finalmente lo accetta, anche se ormai paralizzata in seguito allo sparo del collega. Bob Maconel sembra non essere più un “uomo qualunque” e se ne convince veramente, ma non tutto è come sembra e il passo per tornare all’invisibilità è più breve di quanto lui stesso non pensi…
Un Uomo Qualunque è un film del 2007, di Frank Cappello, con Christian Slater, Elisha Cuthbert, William H. Macy. L’argomento non è nuovo, ad esempio troviamo il tema dell’individuo alienato che si ribella improvvisamente a una vita per lui ingiusta già in Taxi Driver e in Un giorno di Ordinaria Follia, ma ha dalla sua lo sguardo “dall’interno”, da dietro gli occhi del protagonista, del quale Slater dà un’interpretazione magistrale, con i suoi sguardi allucinati, le sue movenze sottomesse, la sua pelle irritata, le smorfie di sofferenza che rivelano una fortissima repressione e preludono alla violenza che non dà scampo, soprattutto a se stesso. Inoltre tutto ciò che ruota intorno al protagonista è rivestito di una luce piatta e fredda, Bob si muove in un mondo illuminato al neon dove abitano insignificanti figure senza che in lui si desti alcun sentimento se non odio e rancore.
Non è un personaggio amabile, quello di Maconel. Vorresti prenderlo per le spalle e scuoterlo, urlandogli che ciò che riceve dagli altri è anche sua responsabilità, che ciò che sta intorno a te può cambiare solo se il cambiamento è prima di tutto tuo. Ma sai che non ti ascolterebbe, chiuso com’è nella convinzione di essere solo una vittima impotente di una vita che lo schiaccia, dove paradossalmente non succede niente di rilevante, niente di emozionante e niente può essere modificato, se non con un atto definitivo, terribile e irreversibile, con la certezza che in seguito a quello nessuno lo potrà mai dimenticare, mentre ora ci si accorge a stento della sua presenza. Ed è l’unica soluzione possibile. Perché in fondo chi vorrebbe mai essere un uomo qualunque?
Il cast di questo film è stato volutamente composto da attori che generalmente ricoprono ruoli da non protagonisti, tranne alcune eccezioni (lo stesso Slater è nuovo a interpretazioni di tale portata drammatica). Vi consiglio in questo senso di vedere Edmond, diretto da Stuart Gordon, film con protagonista William H. Macy che in Un Uomo Qualunque interpreta il capo di Bob: la storia di un uomo d’affari che, prendendo alla lettera le parole di un’indovina, decide di farla finita con la sua solita vita e va ingenuamente ad affrontare i meandri bui di Los Angeles, senza immaginare che non potrà più essere lo stesso e pagando più caro ogni passo che farà, tanto quanto prima era stato anonimo e insignificante.
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Ciao Laura!! Ma non era M. Laura???
Il mio nick??? Mi sono bandito dalla società moderna da cui non mi riconosco, ecco il perchè del mio nick…. anche se il fazzoletto sulla faccia ha sempre un che di affascinante.
Grazie Bandito (che nick poco rassicurante! 😉
Sono contenta che ti sia venuta voglia di vedere il film! In effetti ho scelto questo film perché le persone “in ombra” mi hanno sempre incuriosita molto e, a parte casi eclatanti come questo, ho sempre pensato che in loro ci fosse molto da scoprire… in bene ma anche no! A presto!
Già lo vorrei prendere a calci nel sedere questo Bob!!! Eppure di persone così ne sono pieni gli uffici, colpa loro e colpa nostra che spesso ce ne approfittiamo ignorando che stiamo innescando una bomba. In effetti mi è venuto subito in mente Un giorno di ordinaria Follia e il primo pensiero è stato che fosse un’idea vecchia, ma l’evolversi della storia è una sorpresa. Lo affitterò. Grazie per la dritta M. Laura.