Chi di noi non è passato, almeno una volta, per un colloquio di lavoro? La felicità iniziale quando abbiamo saputo che qualcuno voleva darci una possibilità, e poi il timore di quello che sarebbe successo: che cosa ci avrebbero chiesto? Saremmo stati in grado di rispondere a tutte le domande? Come vestirci? E tante altre domande, la maggior parte delle quali senza risposta.
Anche io ho dovuto affrontare diversi colloqui di lavoro, qualcuno andato male, qualcun altro andato meglio; poi il destino poi ha voluto che fossi anch’io io a tenere dei colloqui di lavoro per la mia azienda. Di tutto ciò ne ho fatto esperienza che condividerò con voi in questi articoli, tuttavia, per arricchirli, racconterò anche degli studi fatti da esperti del settore, in particolare H. Anthony Medley che con la sua azienda seleziona ogni anno migliaia di candidati per le più grandi società americane, ma anche esperti italiani.
Questo è il primo di una ventina di articoli con i quali affronterò il tema del come affrontare un colloquio di valore, argomento molto spesso sottovalutato. La maggior parte del materiale che si trova in giro si concentra su come ottenere un colloquio di lavoro, su come scrivere un curriculum, ma poco si dice su come affrontare un colloquio con un selezionatore.
Spesso si commette l’errore di credere che venga scelto il candidato quantitativamente più preparato: ho 110 e lode, ho un master, ho risposto bene a tutti i quiz, non possono che assumermi. Non è così che funzionano le cose, non sempre almeno. Molte volte a fare la differenza è il semplice lato umano, è la persona, il suo modo di parlare, l’atteggiamento, il modo di fare, ciò in cui crede, perfino il modo con il quale si muove.
Questi aspetti sono il più delle volte totalmente ignorati, salvo poi chiedersi il perché il colloquio sia andato male pur avendo 110 e lode, il master e tutto il resto.
Iniziamo con le regole più semplici, l’abc del colloquio, le regole vitali che non dovrei nemmeno andare a elencare, ma che invece mi preme fare perché capita non poche volte che esse vengano violate.
1) Siate certi dell’orario in cui si terrà il colloquio e arrivate sul posto con largo anticipo; meglio restare in sala d’attesa mezz’ora piuttosto che far attendere il selezionatore cinque minuti.
2) Se non conoscete il nome del selezionatore, chiedetelo a chi vi fissa l’appuntamento. Non sempre è un’informazione ottenibile ma conoscere il nome di chi vi metterà sotto torchio è un aspetto importante; lo vedremo più avanti.
3) Procuratevi un blocchetto e una penna che metterete in una borsa, però non entrate con blocco e penna in mano, non siete un giornalista! Vi prego, non chiedete la penna, non siete bambini alle elementari! Se il selezionatore vi sta fornendo delle informazioni che dovete annotare, non chiedetegli un foglio, non ha tempo da perdere con chi non porta con sé nemmeno un foglio e una penna.
4) Quando il selezionare si presenta, ripetete il suo nome, fatelo ad alta voce oppure in mente ma siate certi di ricordarlo e di ricordarlo bene: cosa peggiore di non ricordare un nome è ricordarlo male! Le persone amano il suono del proprio nome, ma odiano coloro che lo ripetono male.
Allo scopo vi racconto un aneddoto, ero con degli amici fiorentini ospiti da me a Napoli, eravamo in un bar rinomato che fa delle ottime sfogliatelle, sentii il gestore parlare con un cliente che doveva essere una conoscenza di vecchia data, quindi si davano del tu e si chiamavano per nome. Sentii che si chiamava Carlo, il bar era piuttosto affollato, valutai che doveva gestire centinaia di persone al giorno, azzardai e lo chiamai per nome: «Salve Carlo, i miei amici sono venuti da Firenze per assaggiare le sue splendide sfogliatelle!».
Il gestore mi guardò interrogativo, ma il suono del suo nome fu più forte del dubbio, e mi salutò calorosamente, non solo ci servì personalmente le sfogliatelle, ma regalò alla moglie del mio amico un buonissimo babà con la panna.
Non azzardatevi a fare una cosa simile con un selezionatore! Coglietene solo il potenziale. Ecco perché vi consiglio, durante il colloquio, di ripetere un paio di volte il nome del selezionatore, ma attenzione il “nome formale” ovvero “sig. Caio” se uomo, “signora Tizia” se invece è una donna. Non permettetevi di usare il tu, se non richiesto, né il nome di battesimo, a meno che non è stato il selezionatore stesso a concedervelo.
5) Non allungate subito la vostra mano per stringere quella del selezionare se non ve la porge per primo. Ci sono persone che non amano stringere la mano degli sconosciuti, anche perché a volte questi ultimi possono avere delle sgradevoli mani sudate. È il vostro caso? Se soffrite di questo problemino, procuratevi un fazzoletto e usatelo prima di entrare nella stanza del selezionatore. Porgete la mano solo se richiesto.
6) Attenzione al fumo, se siete dei fumatori sappiate che la puzza di fumo su di voi si sente, anche se avete smesso di fumare da un’ora. Mi spiace dirvelo così, ma è meglio che ve ne facciate una ragione. Il selezionatore potrebbe non gradire il fumo e giudicarvi, anche sono inconsciamente, male. Meglio arrivare “freschi come rose”, che apparire “cenere in un caminetto spento”.
7) Gomma da masticare. Davvero devo scrivere un paragrafo sul fatto di non presentarsi masticando una gomma? Vale anche per le caramelle, lo sapevate? Ora non avete più scuse.
8 ) Vi prego, non fiondatevi sulla sedia o poltroncina. Non avete appena terminato di attraversare il deserto a piedi. Attendete che sia il vostro selezionatore a invitarvi a sedere.
Molto bene, siete arrivati in anticipo, siete entrati nell’ufficio del selezionatore che vi ha allungato una mano che voi avete stretto con energia ma senza stritolarla, vi ha invitato a servi sulla poltroncina in “pelle umana” e… E ora? È arrivato il momento in cui voi dovete pensare a una sola cosa: preoccuparvi del vostro selezionatore. Chi è? È estroverso? Timido? È un tipo attivo oppure sedentario? Ha la fede al dito? Che musica ama? Ama l’arte? Il vostro obiettivo è inquadrare la persona che vi sta di fronte, perché da ciò, ancora più che dal voto sul vostro pezzo di carta, che dipenderà quello che accadrà nei prossimi venti minuti.
Regola importante: siate onesti o, quanto meno, date l’impressione di esserlo. Essere onesti vuol dire non cercare a tutti i costi di dimostrarsi perfetti, sappiamo tutti che la perfezione non è di questo mondo, e sappiamo anche che trovarci di fronte qualcuno che appare perfetto ci fa pensare: «Okay, dov’è il trucco?». Questo non vuol dire nemmeno che dobbiate elencare tutti i vostri difetti, semplicemente siate voi stessi, anzi smettetela di preoccuparvi di voi e iniziate a preoccuparvi di chi avete di là della scrivania; ve l’ho detto, no?
Concentratevi sul vostro uomo (o donna): è uno pieno di sé? Un monopolizzatore? Fatelo fare, non rubategli la scena. Vi accorgete che ha dei pregiudizi? Non cercate di fargli cambiare idea, né sforzatevi di dire la vostra, semplicemente non dategli corda, anzi nel possibile, cambiate discorso. Guardatevi in giro: ha pezzi d’arte? Ha coppe di gare di scopone scientifico? Il suo studio parla per lui, “ascoltatelo”.
Questi consigli di solito vengono dati ai venditori, allora che cosa c’entrano con voi? Semplice, anche voi avete qualcosa da vendere: voi stessi! Riuscire a vendere se stessi, vuol dire vendere un prodotto costituito da esperienza e personalità. Il vostro curriculum deve parlare delle vostre esperienze, conoscenze, della laurea e del master, il colloquio deve invece mettere in risalto la vostra personalità, è quest’ultimo aspetto che farà veramente la differenza!
Se vi limitate a rispondere alle domande da bravi studenti, che cosa vi distinguerà dagli altri contendenti? Bravi laureati, diplomati, receptionist, segretarie, esperti di computer graphics o altro, ce ne stanno a centinaia! Mettetevi l’anima in pace. Questo vuol dire che ci deve essere qualcosa in più oltre alla lista delle cose elencate nel curriculum. Significa, in poche parole, che dovete suscitare interesse nel vostro interlocutore e, soprattutto, non lasciarlo cadere nella noia mortale dei colloqui di lavoro. Come fare? Ancora una volta la risposta è interessatevi a lui. Paul Ivey nel suo libro “Venditori di successo” scrive: «C’è un modo infallibile per suscitare interesse nel vostro interlocutore: scoprire a cosa s’interessa e poi parlarne. Se parlate di ciò che gli interessa, è probabile che prima o poi questi prenda in considerazione ciò che vi preme».
Il fatto è che voi non siete l’unico candidato – magari! – anzi, ce ne saranno diverse decine, tutte più o meno con le vostre competenze, tutti più o meno che daranno le vostre stesse risposte, quindi, per il selezionatore, è davvero una noia tremenda, credetemi! Ecco quindi che dovete stare attenti, se c’è la possibilità, non lasciatevi sfuggire l’occasione di parlare di qualcosa che possa interessargli. Ha delle riproduzioni di Picasso? Apprezzatele, raccontate di quanto vi piacerebbe vederne un’originale dal vivo; tanto per fare un esempio.
Non pensate a voi stessi, concentratevi sul selezionatore, è una persona comune e, in quanto tale, è “egoista”, nel senso che pensa prima a se stesso e poi agli altri. Se giocate con intelligenza, se v’interessate a colui che avete davanti, è molto probabile che a un certo punto egli s’interesserà a voi o, quanto meno, non sarete un volto tra decine di altri volti. Tuttavia fate molta attenzione: interessatevi con sincerità, non siate falsi, non fingete e basta; se il vostro interlocutore dubita sulla vostra onestà, inizierà a considerarvi semplicemente dei ruffiani; in questo caso siete finiti!
Cerchiamo allora di capire come destare l’attenzione del nostro selezionatore. A volte basta semplicemente giocare sul tono della voce: non siate monotoni, non usate sempre lo stesso tono con il quale finite le frasi, non elencate cose, ma discutetene. Alzate un po’ il tono, variate la velocità del parlato e quando avete catturato l’attenzione, è necessario gestirla.
Tenete tuttavia presente una cosa: tutto ciò di cui abbiamo parlato e andremo a parlare vi può dare una chance in più solo se avete davvero qualcosa da “vendere” ovvero le competenze per quel posto di lavoro.
La cosa da tenere presente è riuscire a saperne quanto più possibile del nostro interlocutore, ecco perché la fase iniziale del colloquio è molto importante e se riusciamo a farlo parlare di sé, in seguito potremmo gestire queste informazioni per fare centro. Una cosa importante è cercare d’individuare il sistema di valori del nostro interlocutore: che cosa gli preme di più? L’onestà? La dedizione all’azienda? È orientato al futuro e alle nuove tecnologie? Ha un forte senso della famiglia? Le risposte a queste e ad altre domande possono darvi le giuste armi psicologiche per fare breccia.
Voi non siete il solito candidato, giusto? Allora dovete riuscire a farglielo capire e di solito ciò accade nei primi minuti del colloquio. Se il vostro interlocutore sembra non darvi spago, non allarmatevi, dovete solo attendere, il momento giusto arriva quasi sempre.
Tuttavia può capitare che proprio non si riesca a saperne qualcosa, poco male, se vi hanno chiamato per il colloquio, vuol dire che ciò che avete scritto nel vostro curriculum vi rende le giuste competenze per quel posto, vi serve solo fare la differenza. Una volta che avete dato per scontato che siete la persona giusta, chi vi vieta di domandare che cosa ci si aspetta dal quel tipo di posizione, quali sono le idee su quella mansione, o, quanto meno, le aspettative dell’azienda. Venire a conoscenza di queste informazioni vi consentirà di aggiustare il tiro quando parlerete delle vostre competenze e aspirazioni. Ecco perché è necessario che queste informazioni arrivino prima che siate voi a parlarne, dovete assolutamente capire quali sono le aspettative dell’azienda rispetto al posto per il quale state concorrendo, diversamente vi lancerete in un improbabile “guida al buio”.
Tutto ciò vi permetterà di entrare in sintonia con il selezionatore, inoltre non dimenticate di parlare il suo linguaggio: è un tipo concreto? Siatelo anche voi. Ama le statistiche? Parlate di voi in termini numerici. Fate in modo che il selezionatore veda in voi qualcuno di simile a lui, questo vi aiuterà a fare la differenza.
Quando inizia il colloquio vero e proprio, fate attenzione al “controllo”, è vero che il selezionatore controlla le domande, ma siete voi a controllare le risposte! Concentratevi su quest’aspetto: la maggior parte delle volte succede che il candidato è tutto concentrato su se stesso, sulla sua esperienza, sul modo di parlare, sull’elenco dei suoi successi, mentre dall’altra parte il selezionatore è anch’esso preso dalle sue cose, dalla sua giornata di lavoro, dall’appuntamento con un collega, dalle minacce dell’amante, forse pensa alla rata del mutuo che è aumentata o al fatto che il giorno dopo deve andare a cena dalla suocera. Siete due persone concentrate su se stesse, che incrociano parole formali e si dimenticheranno dopo pochi minuti l’uno dell’altro.
Tocca a voi “prendervi cura” di lui (o lei) e fare in modo che questo sia un colloquio diverso dagli altri.
Vi racconto una mia esperienza personale: in un colloquio notai che su uno scaffale il mio selezionatore aveva riposto una coppa placcata in oro con tre carte napoletane incise sulla targhetta, e sotto una scritta: “Primo classificato torneo di scopone scientifico”. La guardai e dissi: «Mio nonno era un gran giocatore di carte, in particolare di scopone scientifico». Era vero, il tizio mi guardò sorpreso chiedendomi se anch’io fossi un giocatore e restammo a parlare per almeno un buon quarto d’ora di carte, a dire il vero fu lui a parlare, io ascoltavo e annuivo, mi parlò dei campionati mondiali di scopone e molto altro! Inutile dirvi che passai il colloquio, ma dopo un paio di settimane mi chiamò la Olivetti e così rifiutai il lavoro con il professionista di scopone scientifico.
Ok, per questo lunedì è tutto. Il prossimo articolo verterà sulla preparazione al colloquio di lavoro. Se avete domande, anche sullo scopone scientifico, non lesinate, il modulo dei commenti vi aspetta!
httpv://www.youtube.com/watch?v=nV0G7VaRfLc
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