Che cosa accomuna un calciatore di successo, un ballerino della Scala, un musicista famoso, un lottatore di sumo? Tutti loro si preparano duramente prima di affrontare una partita, un ballo, un concerto o un incontro. Tutti loro si allenano costantemente prima dell’evento finale.
Questa è la giusta mentalità con la quale affrontare un colloquio di lavoro.
Invece che cosa accade nella maggior parte delle volte? Nella migliore delle ipotesi perdiamo dieci minuti in più per scegliere il giusto abbigliamento, farci la barba o rifarci al meglio il trucco. Salvo poi, prima di uscire, raccomandarci alla nostra divinità preferita, e poi accada ciò che deve accadere.
Il fatto è che sottovalutiamo due aspetti importanti:
- Noi siamo dei venditori e la “merce” è costituita da noi stessi.
- Il selezionatore dirige il colloquio, ma la musica la suoniamo noi.
Succede che ce ne dimentichiamo completamente e pensiamo che tutto dipenderà dalle domande che il selezionatore ci farà, a noi non resta che rispondere. Non è così, non completamente almeno. Dobbiamo fare in modo che l’argomento non vada a toccare quelle cose che potrebbero metterci in difficoltà, ma per condurre il colloquio verso i nostri punti di forza dobbiamo assolutamente prepararci prima.
Se vi state chiedendo come farlo, sappiate che si tratta di operazioni piuttosto semplici. La prima cosa da fare è informarsi sull’azienda, sui prodotti o servizi che vende, sul ruolo per il quale vi candidate e, soprattutto, preparatevi a una domanda, che anche se non dovesse mai arrivare in modo esplicito, aleggerà attorno a voi per tutta la durata del colloquio: “Quale pensate possa essere il vostro contributo alla nostra azienda nel caso decidessimo di assumerla?”.
Allenatevi a rispondere a questa domanda, mettetevi davanti allo specchio e rispondete ad alta voce, ascoltatevi, registrate la risposta e ascoltatela più e più volte. Vi convince? Siete impacciati? Credete a ciò che state dicendo? Perché l’azienda dovrebbe assumere proprio voi? Evitate risposte del tipo: “sono il migliore”; le aziende non cercano il migliore, ma quello più adatto, c’è una sottile e decisiva differenza. V’invito a rifletterci su.
Le fonti per carpire informazioni sulle aziende sono molte, prime fra tutte Internet. È probabile che abbiano un sito, consultatelo con attenzione, specialmente date un’occhiata – se c’è – all’area assunzioni, di solito chiamata “Lavora con noi” oppure “Invia il tuo curriculum”; è probabile che ci siano informazioni sul profilo professionale che stanno cercando.
Se poi è stata un’agenzia a segnalarvi, non esitate a chiedere all’addetto che ha fatto il vostro nome quante più informazioni possibili sull’azienda. Non si tirerà indietro, anche perché è probabile che prenderà un bonus se voi sarete assunti.
Qualche volta mi è capitato di ascoltare persone che si erano presentate al colloquio solo perché avevano letto l’annuncio. Non sapevano nulla o quasi del lavoro per il quale si candidavano né dell’azienda che avrebbe dovuto assumerli. Se non ve ne frega niente del posto di lavoro per il quale vi presentate, perché mai il selezionatore dovrebbe sentire che siete la persona giusta?
Cercate di saperne quanto più possibile sull’azienda: è in crescita? Il suo mercato è in declino? Si trova in una fase espansiva? Fa parte di una holding? Ha più sedi? Ha fatto acquisizioni? È stata acquisita? Avete idea dei prodotti che vende? Li avete mai provati? Usufruireste di un suo servizio? Perché?
Più cose saprete sul conto dell’azienda e meglio potrete gestire il colloquio.
Se l’azienda produce sistemi GPS, tanto per fare un esempio, sarebbe davvero dannoso non saper rispondere alla domanda: “Lei sa come funziona il sistema di posizionamento globale?”. Cavoli! Volete lavorare per la GPS System S.p.A. e non sapete nemmeno spiegare per grandi linee il funzionamento alla base del Global Positioning System? Brutta figura… bastava spendere cinque minuti su Wikipedia per saper rispondere alla domanda e mettersi in buona luce col selezionatore.
Un altro aspetto importante, ma molto più difficile, è trovare il modo d’informarsi sul selezionatore. Non è per niente semplice ma sapere che tipo è, che cosa gli piace e cosa non sopporta, potrebbe tornarvi utile. Insomma se è di destra e voi parlate male di Berlusconi, potreste cadere in sua disgrazia, se è un cattolico praticante e voi gli dite che convivete e odiate il matrimonio, forse non farete bella figura. Trovate il modo di sapere qualcosa su questa persona. Se conoscete il suo nome, Internet potrebbe ancora una volta tornarvi utile: magari ha un profilo su Facebook, Linkedin o Viadeo: che gruppi segue? È un amante della letteratura? È un tifoso sfegatato? Provate a fare una ricerca. In ogni caso, siate attenti a quando gli sarete di fronte, guardatevi attorno per carpire informazioni; a volte basta una fotografia, una suppellettile, un quadro. [Allo scopo leggete il primo articolo di questa serie]
Bene, avete seguito i miei consigli, sapete tutto sull’azienda e anche qualche piccola informazione sul selezionatore. Ora dovete stare attenti a non atteggiarvi a primi della classe. Il fatto che sappiate tutto dell’azienda non vuol dire che dobbiate raccontare tutto! Rispondete con naturalezza, aggiungete informazioni solo se necessario e solo se veramente necessario fate domande.
Non c’è cosa più stucchevole e controproducente di fare domande o dire cose tanto per fare bella figura. Il selezionatore non è uno sprovveduto e ci metterà poco a smascherarvi. Passare da persona brillante a lecchino ruffiano è questione di un attimo. Chi è simpatico ed espansivo, non ha bisogno di dimostrarsi simpatico ed espansivo; questo è l’aspetto da tenere sempre a mente. Siate spontanei, ma non sprovveduti.
Nel prossimo articolo vedremo i vari tipi di colloqui (strutturato, destrutturato, provocatorio) e vedremo gestirli e come tenere a bada lo stress.
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