C’era una volta, in quel di Ragusa
una vecchietta “nira e pilusa”
le traballavano tutti i denti
e al posto del cor avea venti serpenti.
S’incamminava su per il bosco
poi s’acquattava con fare losco
alla ricerca di funghi porcini
qualcuno dice pur di bambini…
Quando sparirono, uno ad uno
dopo un periodo di grande digiuno
i garzoncelli di tutto il paese
fu la vecchietta a farne le spese.
Non c’era dubbio, eran sicuri
fosser nascosti tra quattro muri
tutti legati, oppure appesi
degli insaccati li aveva resi!
Ma nella casa ed in cantina
non si trovò che una salsina
verde o marrone, piena di funghi
di tutti i tipi, piccoli o lunghi.
Cerca di qua, cerca di là
ci si rivolse a Mustafà
per ritrovare i ragazzini
anzi che fossero panini.
Così un bel giorno, a cavallo d’un drago
con una lancia ed il filtro d’un mago
Mustafà si avviò per il bosco
per sistemare l’affare losco.
Lì la trovò, sulla sommità
il nostro eroico Mustafà.
Tutto impettito si avvicinò
e a squarciagola le gridò:
libera i giovani dai tormenti
e dalle spire dei tuoi serpenti!
Ora che io li ho ritrovati
non finiranno affumicati!
Neanche per sogno, mi credi scema!
Lasciar andare questa crema…
Vedi anche tu che sono schignata
e poi lo sai, io son malnata!
Sono cattiva! ma son leale
oggi ti invito ad un pranzo speciale
lonza di giovane in salsa verde
e sta’ sicuro che niente si perde!
Oh maledetta vecchia puttana
ti stenderò con la mia durlindana!
Prima però della tua orazione
manderai giù questa pozione.
Quella megera gli rise in faccia:
non berrò mai quella robaccia!
Bevila te che sei presente
al pranzo di una impenitente.
Sono cattiva, nera e pelosa
sono però la più bella sposa
prendimi e baciami, se lo puoi
io ti darò tutto quel che vuoi!
Stammi lontano, non ti accostare
sennò il tuo sangue dovrò versare!
Spargilo pure, di qui o di lì
non me ne frega più di così…
Vecchia dannata, ma che ti costa?
Ce l’hai senz’altro la faccia tosta!
Io sono un saggio, non un guerriero
son pure atteso nel mio maniero!
Non voglio bere, già sono sbronza
poi preferisco una bella lonza.
Fatti da parte, rude picciotto
tu e la tua fiaba m’avete rotto!
Mentre brigavano un temporale
seminò il panico generale:
ululi, tuoni, vento e saette
li trasformarono in polpette.
Fuggono i giovani mentre piove
l’ampolla sparsa per ogni dove.
Lancia di qua, un dente di là
che fine ha fatto Mustafà?
Dopo un minuto, o giù di lì
una vocina diceva così:
Un po’ indigesto, altro che lonza…
Quella scrittrice è proprio una str.. za!
Fiaba carogna (1999) in Paola Cimmino, Biribin Biriban (Testi in allegria)
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