Casa di Clarence. Fine gennaio
Loro non se n’erano accorti, ero entrata in punta di piedi.
Li vedevo riflessi attraverso un mobiletto a specchio che regalava una discreta visuale.
Spaparanzati sul divano, Ramon raccontava quello che gli era successo al mattino incontrando Guido, un amico dei tempi lontani della sua singletudine.
Clarence ascoltava attento ridacchiando, aguzzando le antenne mentre Ramon accennava al tipo di bacio che per un improvviso movimento maldestro fra la folla, e dichiaratamente suo malgrado, Guido gli aveva appioppato, accomiatandosi.
– Così?
Clarence aveva accostato le sue labbra a quelle di Ramon e simulava un bacio mooolto ‘amichevole’, poco ‘amicale’. Decisamente troppo…
– Beh, non proprio…
aveva precisato Ramon, staccandosi ridendo dalle morbide labbra del suo compagno. E si era subito riproposto in una versione che a suo dire forniva meglio il tono di quell’interscambio mattutino.
– E lui che ha fatto, poi?
tenne a osservare prontamente Cla’
– Temo ci abbia preso gusto, perché non mi mollava. Mi teneva bloccato per le braccia, mi guardava dritto negli occhi. E poi l’ha fatto di nuovo.
Baciarmi, voglio dire…
– Davvero? (dissimulando male un certo disappunto)
Ramon annuiva con aria compiaciuta, quasi contento di leggere negli occhi del suo Amore quella vena peperina di smaccata gelosia.
– Gli hai dato corda allora…
Sei sempre il solito!
e una calata dietro al collo giungeva a chiarire come stavano le cose, ovvero ribadire i rapporti di ‘forza’ in quella coppia…
(minaccioso) – Non lo fare più!
(ridendo) Ramon – Non lo posso promettere…
(prontissimo) – Le prendi!
E giù a darsele l’un l’altro, per ridere e forse stemperare queste piccole diatribe da realmente innamorati quali sono.
Finiva sempre così: smettevano d’un tratto di colpirsi, facendo finta di verificare i lividi e rossori che si erano magari procurati, per poi mollarsi qualche bacio, bacetto e morso sulla parte dolente o nei suoi pressi; rimanevano attaccati l’uno all’altro per un po’, finché fra le carezze e i baci, le mani si perdevano sotto e dentro gli indumenti.
Fu così anche allora. Si baciavano con gusto ed un trasporto che tenevano il mio sguardo incapricciato. Restai immobile per poterli spiare e bearmi al meglio d’ogni tenera effusione.
Quando s’accorsero di me per via di un bip del mio telefono le loro fronti si sollevarono all’unisono, recando gli sguardi immediatamente il medesimo punto di domanda.
Ramon – Stavi qua?!
Cla’ – Da quanto?
Io continuavo a figurarmeli intrecciati nel loro bacio d’un momento prima.
– Fatelo ancora, vi prego… Ancora!!!
Cla’ – Cosa?
(suadente) – Baciarvi.
Entrambi sorrisero.
Ramon lanciò il suo solito ghigno provocatorio
– Ti eccita, eh donna…
Non potevo che ammettere
– Sì…
(sottovoce) Ma non s…
Non si fecero pregare quei due… La mia frase restò lì a mezz’aria.
Con sguardo complice, così come le loro mani, si rituffarono l’uno sull’altro, per continuare ad infiammare una tensione erotica crescente…
A un tratto Ramon si staccò da Clarence e tuonò
– Che fai lì impalata?
e facendomi segno di avvicinarmi cambiò espressione tre o quattro volte almeno, lasciando trasparire intenzioni bellicose.
Afferrandomi con forza e facendomi sedere in mezzo a loro, partì subito un primo morso al collo, fra le mie rimostranze soffocate.
(Ramon, minaccioso) – Ringrazia che non ho il costume pronto, altrimenti finivi nelle fauci del licantropo!
– Madò che paura!
Mi abbarbicavo inutilmente a Clarence che rideva come un matto, lasciando a Ramon agio di tentare avances ardimentose. Solletico compreso.
– Nooooo, per favore no!!!
Ma che poteva 1 Piumetta contro 2 energumeni?
Anche Clarence sembrava essersi alleato al suo Topo prediletto…
(urlando) – Lasciatemiiiii!
Dov’è Tommy??? Aiutoooooo!!!
Per un attimo tornando in apparenza serio
Cla’ – Spiacente, stasera Tommy è costretto altrove.
Ha detto che si rifarà, però.
(pausa)
Non hai scampo!
Ero circondata.
Non sapevo chi dei due temere di più.
Ramon – Sappilo donna che da qua non esci viva.
Cioè sì, se fai ciò che vogliamo noi…
(a Cla’) – Vero, socio?
Un sorriso diabolico si dipinse all’istante alle mie spalle.
Caro Moretti, non sempre è bello trovarsi in minoranza…
Cionondimeno, un’oretta dopo Ramon ed io giocavamo amabilmente a tennis tavolo, mentre Clarence apparecchiava in pompa magna per la cena che avevano sfornato.
Paella ed impepata di cozze, peperoni ripieni e soufflé di patate accompagnati da ottimo vino, il tutto suggellato da una ricca macedonia e da un maxi salame al cioccolato preparato con amore dalla vittima della serata…
Altro che pizza della Mamma!
Ramon batteva ormai a duello chiunque si presentasse in casa armato di patate, Laura compresa.
Meglio non farglielo sapere, però.
——-
Nel dopocena fu onorata la tradizione, vista l’imminente trasferta per Berlino. Strano a dirsi, la mancanza di Tommy ebbe modo di farsi in ogni caso sentire: trascorrere insieme la serata era quasi diventato un must, almeno in pre-partenza.
Clarence notò il mio sguardo mentre loro si baciavano, mi gettava a tratti occhiate furtive e sorridenti. Ramon invece era tutto preso a godersela e non ci fece caso.
——-
Due settimane dopo, di ritorno tutto solo da Berlino, Tommy decise di rifarsi del dovuto… Smaltita parte della sbornia sensoriale che m’aveva riservato a casa sua, mi pregò d’accomodarmi sul divano, dicendo che c’era una sorpresa, voluta appositamente da Cla’.
Si erano dati un gran da fare, ed ora scorrevano davanti a me le immagini dei loro baci più teneri e più ardenti.
Dovevo avere l’espressione estatica e beata se Tommy non pensò neanche un istante di distogliermi lo sguardo o aggiungere la benché minima parola.
Era realmente così. Vederli insieme mi riempiva di una gioia immensa e indescrivibile – la stessa dipinta su quei volti – dalla quale non mi sentivo in nessun modo esclusa.
Quando alla fine del video tutti e tre mi facevano l’occhietto e salutavano con la mano, mandando frotte di baci con le dita, mi volsi sorridendo verso Tommy per baciarlo. Era davvero il regalo più bello che i miei Amori potevano farmi, un dono e un ricordo che né il Tempo né qualunque forza avversa avrebbero mai potuto strapparmi.
Dal cuore.
PS
Vi starete chiedendo come mai Clarence, anziché felice, appaia pensoso, per non dire triste, in questa foto.
Presto detto, me lo sono domandato anch’io…
– Dispiaciuto per la tua partenza?
(Tommy) – No.
Mi aveva appena fatto vedere una cosa.
Rimasi lì a fissarlo in attesa della risposta. Che tardava a venire.
– Allora?
– Hai presente la fissa della casa?
Quella per tutti noi…
(timorosamente) – Sì…
Tommy ingranò la quarta
– Lui ha buttato giù lo schizzo…
(meravigliata) – Di una casa ipotetica?
– Non proprio.
Deglutii.
– Non mi dire che…
– No, comprata… ancora no. Ma insomma lui… vorrebbe…
(pausa)
Oh, c’è tutto, anche per il gatto.
O i gatti…
Abbassai lo sguardo, sospirando.
(lui) – …ma siccome sa che…
(entrambi) – NON si può…
Tommy
– …allora mi ha detto di farti vedere la sua faccia triste così magari tu… ci ripensi…
A quel punto, scuotendo la testa, mi è venuto da ridere.
– Non è solo bravo come architetto, ma anche come attore.
(osservando la foto) Molto ma molto persuasivo, devo dire…
Come gliel’hai carpita?
– È bastato che gli dicessi, quando mi ha chiesto di convincerti a salire su a Berlino, che era perfettamente inutile…
(laconicamente) – Già. Ragion di stato…
– Tutti i suoi piani andavano a monte, la tristezza gli è venuta naturale…
– Purtroppo non lo capirà mai, a quanto pare.
(candidamente, Tommy)
– Senti… ma Gigiotta… un bel gattone… no?
Ahimè, a questo siamo arrivati.
PS2
Gigiotta fa sapere che non è disposta a contrattare.
Ahinoi, MIAO!
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