Non sono una lettrice compulsiva, e quasi mai leggo d’un fiato. Le cose mi piace assaporarle con la dovuta calma e soprattutto sceglierle. O scoprirle inaspettatamente attraverso gli ineffabili percorsi che a volte la vita ci riserva.
Fu così che un giorno mi sono imbattuta nelle Streghe, non quelle che animavano i miei paurosi sogni di bambina, ma quelle nate dalla fantasia di un uomo adulto, che a sogni e incubi aveva fatto il callo. Un abile stregone, che dal paiolo o dalla sfera evocava forze e scenari in grado di sorprendere e ammaliare: gli attimi in cui l’uomo si misura con – e supera – se stesso; dove la Precisione sfiora, senza mai poter raggiungere, l’assoluta Perfezione. Dove il senso della vita, la felicità, si raggiungono aspirando alla Bellezza – quella dell’Anima, al di là della materia.
14 gioielli. Tutti diversi, tutti ugualmente belli; intessuti, attraverso le parole, di significati e valenze universali. 14 racconti, continuazione di altrettanti che nell’insieme formano un moderno affresco di creature dai tratti estremi e vari: dolci e gentili, oppure ciniche e dure.
Personaggi che non si può non amare, anche quando si fanno odiare; e con essi il loro Autore per l’apprezzamento che scatena. In un’epoca di prosaica sciatteria – e spesso trucida banalità – sorprende e innamora l’uso esperto e calibrato della lingua e delle sue strutture racchiuso in quei tocchi leggeri, pennellate che il pittore sa stilizzare e immortalare sulle tele prima ancora di apporvi la sua firma. Ne derivano uomini e donne vivi e reali, maschere pulsanti con cui ci si ritrova, o dalle quali si è tentati – invano – di fuggire, dentro e fuori dalle trame in cui si trovano invischiate. E così dispiace dovere abbandonare la lettura, giunti alla parola fine; ci si inventa una nuova scusa per riversare ancora l’occhio e il cuore fra quelle righe, nate dall’esperienza del dolore per trasformarsi nel suo contrario, quell’energia creativa che dà luce e speranza a ogni vita.
Se incisivi ed emblematici appaiono i suoi ritratti maschili – dall’uomo “senza paura”, «impermeabile […] a ogni soprassalto emotivo» ma incapace di dichiararsi alla donna che ha sempre amato; all’orgoglio mascolino forgiato imbracciando un fucile o una carabina, salvo poi demandare alla superstizione il raggiungimento degli obiettivi; fino al malato di onestà che, pur soffrendo, riconosce e accetta la spietata durezza delle regole del gioco; indimenticabili si impongono quegli attimi in cui i suoi superuomini – in realtà di cartone – toccano il fondo della perfidia o squarciano un velo. Attimi che trasformano in modo irreversibile il corso di un’intera esistenza.
È soprattutto dal custode ne “Le streghe di Atripalda” e dal vasaio in “Lettera a Maria” che ci arrivano anche pagine di grande commozione e intensità lirica, laddove i luoghi, insieme alle figure umane, si accendono di vitalità disvelando al lettore una porzione della loro anima.
Non da meno le intriganti rappresentazioni dell’universo femminile, un variegato campionario di prototipi, che fa da contraltare o necessario completamento a questa peculiare umanità maschile. Dalla pizia, alle ragazze della pallavolo che consegnano il titolo al volume; dall’icona della femminilità – la seducente dea del focolare – chiamata a sottostare al ricatto sessuale dell’autorità per salvaguardare la quiete familiare, alla sua consacrazione nel materno, l’anziana donna che, pur devastata dalla malattia e prossima alla morte, riserva al figlio la sua ultima carezza.
Non sempre il femminile si accetta e si identifica nello stereotipo, voluto dalla società e pilotato dall’immaginario maschile; con delicata sensibilità l’Autore rende giustizia a chi – uomo o donna che sia – è costretto suo malgrado a vivere “ai bordi di se stesso”, quella zona di luci e ombre in cui è fondamentale guardarsi dentro e alla fine urlare al mondo il proprio diritto a essere. O non essere, se necessario. Sorprendenti e spiazzanti anche qui alcuni epiloghi, sempre all’insegna della “leggerezza nella pensosità”, come abilmente siglato da Calvino nelle sue mitiche Lezioni.
Se «leggerezza, rapidità, esattezza, visibilità, molteplicità, coerenza» sono i parametri che rendono unica e immortale la Letteratura, secondo il dettato del Maestro, Le streghe di Teo Lorenzo superano a pieno titolo la sua seconda prova letteraria nel genere racconto breve.
Un libro dunque che invito tutti a leggere e rileggere, come capita coi grandi testi che ad ogni passo della vita sanno allietarci con sempre nuove annotazioni e sfumature.
Mentre a noi che speriamo in un prosieguo di lettura non possiamo che augurare che l’Autore si cimenti in nuove sfide, sportive o meno, animate dalla passione che ha saputo trasfondere dalle sue proprie vene.
Teodoro Lorenzo, Le streghe di Atripalda, Racconti di sport, Bradipolibri, 2017
Dimensione: 15×21
Num. Pag. 220
Prezzo: Euro 15,00
ISBN: 978-88-99146-38-2
Su Teodoro Lorenzo v. anche:
https://lettermagazine.it/gamys-room/campione-di-umanita/
https://lettermagazine.it/libri/la-rivincita-delle-streghe-lo-sport-magia/
https://lettermagazine.it/libri/parole/
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