Chi lo doveva dire, a due baldi giovani, che la loro intimità doveva essere continuamente messa a repentaglio dallo sguardo torvo e indagatore di un esserino dall’aspetto cangiante ed esoterico, di nome Igor?
Senza fiatare, tirava su la testolina dal bordo del letto spalancando due occhioni proprio nel bel mezzo, o nel momento clou – e non occorre dire quale – disturbando e distraendo i poveri fanciulli tutti intenti a darsi reciproco piacere. Poi con vocina ineguagliabile giungeva inevitabile, quasi sempre a Ramon, una richiesta perentoria: “Dammene un po’!”
A volte non si faceva in tempo a terminare che una manina in verticale veniva su dal pavimento, petendo l’obolo. Un supplizio che neanche Tantalo…
E fu così che una sera…
Non potendone più di questo sperpetuo, Ramon preparò dell’ottima sangria, mescendo quella che serviva per sé e Cla’, e correggendo la restante col gin. Versò poi la frutta residua, macerata nel gin, in una grande coppa, a disposizione sul tavolo.
Presentatasi la peste, come di consueto, Ramon rispose che c’era da aspettare un tantino prima di… ehm, e che nel frattempo era meglio farsi uno spuntino a base di frutta. Giusto uno stuzzichino…
Era passata l’una e la fame si faceva sentire. Igor cascò nella trappola, mangiando la frutta e addormentandosi praticamente ubriaco.
Finalmente russava come un mantice! Ramon e Cla’ potevano sollazzarsi in santa pace.
Ma ahimè, anzi ahiloro… intorno alle due, quando i due baldi giovani s’apprestavano ad abbracciar Morfeo, una manina si sollevò punzecchiando il dorso di Ramon, abbarbicato a Clarence; dopo una serie di colpetti senza ricevere soddisfazione, saltò sul letto emettendo gemiti, segno di chiara fame.
Cla’ e Ramon cominciarono a brontolare sommessamente, ben sapendo che Igor non demorde facilmente. Uno però ci prova…
Cla’- Ne avrai un po’ domattina, ora facci dormire.
“No, adesso” irrimediabilmente la risposta.
Ramon – Non si può, non ce n’è più. Finita!
A quel punto era guerra, ovvero lagna.
“Fa-me, fa-me” e anche bella cadenzata, promettendo di andare avanti fino al mattino, o meglio fino a che la fame non fosse spenta…
Ma se hai dato che hai dato almeno un paio di volte a testa, come pretendere di tirarne fuori altra?
Mica son tutti Tatoo!
Tatoo, appunto. A Ramon venne immediatamente un’idea.
– Che fai dormi?
Tommy – Ancora no.
– Bene, c’è bisogno di te. Express possibilmente.
– Non mi dire… Paoletta? Mi vesto e vengo.
– No, ahinoi! In due ce l’avremmo fatta…
– Fatemi indovinare… La peste?
Ramon – Sempre che accetti…
In sottofondo
Clarence (ad Igor) – Per stasera da Tommy, va bene?
Clarence guardava Igor con aria supplichevole, cercando di blandirlo con delle carezze sulla testa.
Igor gli fece dapprima gli occhi dolci, poi un’aria perplessa.
– Te ne dà due, le vuoi?
Dai… Prometto che domani la hai da me…
Tommy – Sì, ma… non da solo, sia chiaro.
(prendendo il cell.) Clarence – Tranquillo. Tu lascia fare a noi…
Povero ragazzo, costretto nel cuore della notte a farsi spremere come un limone per dissetare e sfamare un grazioso animaletto neanche in estinzione… Magari fosse in estinzione, si potrebbe addurre una causa di forza maggiore a codesta pratica, che talvolta – diciamola tutta – arriva a un livello di tale aberrazione da richiedere un intervento al Telefono Azzurro. Non per salvaguardare Igor, bensì tre poveri fanciulli.
Facciamo 4, che pure Madame ne sa qualcosa.
——-
Questa, nonostante l’occhiataccia che mi riserverà Madame, merita di essere ricordata, sia mai che i posteri non sappiano cosa accadeva dentro e fuori le lenzuola, in casa Daverall.
La prima volta, non per Piumetta e Clarence – ormai più che Intimissimi – ma con la peste grigia, i due giacevano avvinghiati, lei distesa su di lui tanto non pesa niente, quando Paolè notò un ammasso scuro muoversi fugacemente ‘a bordo campo’. Preoccupata – sai mai che fosse un topo – ma non disposta ad interrompere il trastullo, men che meno a farsi dar della fifona, s’andò aggrappando a Clarence che interpretò la stretta come una chiara mostra del suo ardore. E daje lui a dimostrarle che non le era da meno.
Fatto quel che si doveva fare e andata in bagno (quello interno) senza neanche accendere la luce – stante che la strada le era nota – Clarence s’alzò di soprassalto quando sentì Piumetta cacciare un urlo da soprano. Lei raccontò di essersi posata sul bidet e aver sentito subito qualcosa aderire ai suoi attributi femminili, non quelli superiori, sia chiaro, ma quelli a portata appunto di bidet.
Avete presente una ventosa, un polipo, un insetto succhiatore della peggiore specie? Fatta luce, non apparve nel bidet nulla di strano.
Piumetta trasecolò, riferendo di aver intravisto mentre erano sul letto ombre furtive agitarsi accanto a loro.
“Sei una scrittrice di rara fantasia” le aveva detto Cla’ per confortarla e riportarla a sé, sperando di saziarsi ancora un po’ con lei…
“Un uccello notturno”, concluse mentalmente lei per darsi un tono, senza dar fondo alla battutaccia che le premeva sulla punta della lingua, riferendosi a Ramon che all’epoca non si capiva bene come vedesse il loro idillio.
Si può anche essere scrittori di rara fantasia, ma quel che è troppo è troppo… Tornati a cincischiar fra le lenzuola, circa un’oretta dopo Piumetta rimise piede in bagno stavolta con l’iphone di Clarence, decisa più che mai a evitare che lui si convincesse del suo esser visionaria.
E fu così che lei riuscì ad immortalare inconfutabilmente un’evidente sagomina stesa sul fondo del bidet, le fauci aperte giusto in corrispondenza del di lei, chiamiamolo così, pertugio.
Non potendo fuggire dalla stanza da bagno, che saggiamente lei aveva chiuso con mandata, la sagomina pensò di far buon viso a cattivo gioco, fingendosi dapprima esanime; poi, fattole segno di non urlare e attrarre l’attenzione del gigante, di patteggiare un’onesta transazione… Ciò che chiedeva in fondo era roba destinata a scorrer via con l’acqua o peggio ancora finir nella discarica. Ma alla risposta negativa di Piumetta, che immaginava, inorridendo, come lui intendesse recuperare ‘quella’ materia prima, si addivenne a un compromesso. Lei gli avrebbe consentito una onorevole fuga, senza denuncia delle sue malefatte, cancellando ogni prova onde evitare la reazione di Clarence.
Igor sembrò accettare senza rimostranze e sgusciò via in men che non si dica quando lei gli aprì la porta.
“Strano però si sia convinto subito” pensò.
Senza sapere che il fuggitivo s’era fiondato via come un razzo per insinuarsi prima di lei fra le lenzuola, sperando di sorbire con la sua boccuccia qualche residua traccia del suo alimento preferito.
L’iphone, manco a dirlo, non fu neanche necessario… Stavolta a urlare non fu Piumetta ma il vigoroso Clarence, che al buio, in attesa dell’amata – ancora in bagno – e ormai quasi dormendo, non si accorse dapprima della differenza lasciando incautamente che voraci labbra si posassero sui suoi attributi ormai appagati e meno all’erta. Sempre sensibili però…
Certo non si trattò di un vero pranzo o cena, semmai di uno spuntino. Ma Igor si ritenne soddisfatto lì per lì, tanto sapeva che quella notte, vuoi o non vuoi, qualche altra cosa avrebbe di sicuro rimediato. Se non altro nel vicino cassonetto.
(dall’inviato, Uccel di bosco, Guglielmo F.)
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Volete sentire la voce di Igor?
Eccola, la peste grigia:
https://www.youtube.com/watch?v=BObayIm28CM
😉