Mandare tutto in fumo, tranne la speranza

Per pagare i debiti contratti dal defunto marito, fedigrafo e privo di genio speculativo nel mondo degli affari, una simpatica signora di mezz’età, Grace, nota nel borgo per il suo pollice verde, s’improvvisa coltivatrice in incognito di cannabis, con l’intento di venderne quanto basta per saldare gli oneri ed evitare di perdere anche la casa ipotecata.

La sua abilità di vivaista le consente di andare ben al di là delle intenzioni iniziali, e i chili di germoglio essiccati rasentano la quantità industriale. Col fidato assistente-giardiniere Matthew, da cui è partita l’idea (che, manco a dirlo, riscuote l’assenso di altri consumatori-estimatori), i due si ingegnano per piazzare il carico ad alcuni spacciatori di Londra.

Poco avvezzi a tale tipo di affari, Grace e Matthew si cacciano in un guaio da cui riescono rocambolescamente a tirarsi fuori mandando in fumo il raccolto e provocando un’amnesia generale condita da allegria tipica di chi si è fatto ben più che una canna nei possibili testimoni, poliziotti compresi, giunti per braccarli.

Perso il fumo, ma non la speranza, Grace convola a nozze con lo spacciatore che avrebbe dovuto concludere con lei l’acquisto della droga; ispirandosi alla sua singolare vicenda scrive poi un libro che diventa in poco tempo un best seller, consentendole di ripianare la sua situazione finanziaria.

Divertente commedia romantica, il film scorre piacevolmente dando l’impressione qua e là di già visto sia nell’idea di base (leggi per es. Full Monty), che nella costruzione generale e perfino nelle musiche.

Nonostante il finale patinato e zuccheroso c’è però ritmo e garbo; non si registrano volgarità, intrattenendo il film senza scandalizzare e senza emettere sentenze di condanna, consentendo al contrario di riflettere sul perbenismo di certa facciata che tollera l’abuso di alcol e tabacco ma deplora la cannabis.

C’è forse lo stereotipo della cittadina di provincia alla Jessica Fletcher in cui tutti si conoscono e si sa tutto di tutti, per cui si sparla alle spalle del poveretto di turno ma si è poi pronti a difenderlo a spada tratta, perché in fondo ‘è un bravo ragazzo/a’.

Ottima l’interpretazione di Grace di Brenda Blethyn, sullo sfondo delle suggestive immagini di una Cornovaglia che appare davvero incantata e benedetta dalla luce.

Bastavano questi soli elementi a ripagare all’epoca il biglietto. Una lezione per le insulse commedie natalizie di marca italiana alle quali ci ha purtroppo abituato il cinema nostrano.

NB

Per la realizzazione del film sono state impiegate autentiche piante di cannabis, e la produzione ha dovuto ottenere l’autorizzazione speciale direttamente da Sua Maestà la Regina.

Che le piantine abbiano trasmesso davvero un po’ di ilarità a trama e personaggi, contribuendo alla riuscita del film?

 

httpv://www.youtube.com/watch?v=cPN5NLXT-Lg


httpv://www.youtube.com/watch?v=AEX2mqdi-As

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L’erba di Grace, Gran Bretagna, 1999 (Italia 2000), regia di Nigel Cole

Gamy Moore
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