Mostri di bellezza. Le relazioni pericolose di Dorian Gray

Un baule cifrato lascia dietro di sé una scia insanguinata.
Saran capi griffati D.G. (Dolce e Gabbana), magari taroccati, a stingere?
Macché, son solo ‘panni molto sporchi’ da lavare…

Bello, giovane ed ereditiero, non cerca moglie ma?… nemmeno lui lo sa, finché non capita sulla sua strada un Maestro che lo illumina d’immenso, offrendogli un biglietto di sola andata nell’infernal girone delle attrazioni del piacere.

E qui dal primo piatto in poi, è piacere in ogni salsa, fino alla noia, fin che l’ebbrezza si tramuta in ossessione disperata, inutile sperpetuo.
E non importa se, fra una portata e l’altra, si collezionano cadaveri, inesibibili trofei.
Tutto fa brodo; e mentre il saggio e acuto mentore procede a tutto gas coi suoi teoremi ed aforismi, il giovane discepolo ingoia le sue pappardelle e le ripete ogniqualvolta occorre togliersi dai guai.

Ma un giorno l’oste ti presenta il conto, ed è salato, e allora paghi o ci rimetti le restanti penne.
Se non hai nulla da perdere e neanche più da guadagnare, allora è meglio togliersi di mezzo.
Con una sola ed unica soddisfazione, privare il tuo Maestro del bene che gli resta più prezioso, l’amore di sua figlia, ultima vittima sacrificale di un gioco durato troppo a lungo.

Restare soli, vecchi e deprivati è, forse, la rivincita che quel dannato eternamente giovane consegna alle rughe del Maestro, insieme alla perenne nostalgia che vive del ricordo del bel tempo andato, le cui lusinghe e chimere restano inchiodate sulla tela.

Ecco cosa si può fare con gran dispiego di mezzi ed una trama collaudata.

Oliver Parker vira e ammicca all’horror, gothic, dark, per attirare giovani e non giovani ad apprezzare Dorian Gray.
Cosa si deve fare pur di piacere al pubblico ormai sazio di tutto…

Così, accanto all’impeccabile Lord Wotton (Colin Firth) dalla parlata arguta, si posiziona l’ex Principe di Narnia (Ben Barnes), un bel tipetto, che dico, un figurino… e la valente figlia d’arte nel ruolo dell’attricetta sedotta e abbandonata (Rachel Hurd-Wood): decisamente adorabile è il modo in cui il suo volto si innamora della luce.

httpv://www.youtube.com/watch?v=9H_TrV1kA3k

 

Prodotto ben confezionato, ma niente a paragone di un capolavoro come le Dangerous Liaisons di Stephen Frears.

Perfidamente cinico ma orribilmente veritiero, insegna, in quell’ambiguo gioco tra Valmont e la Marchesa, che per il gatto è d’obbligo non fare strazio del suo topo, che è sempre vero ‘dimmi con chi tratti e ti dirò chi sei’.

 

httpv://www.youtube.com/watch?v=-yT-Fc5baAg


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Dorian Gray, Gran Bretagna, 2009, regia di Oliver Parker

Dangerous Liaisons, Usa/Gran Bretagna, 1988, regia di Stephen Frears

Gamy Moore
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