La notte del 20 dicembre 1849 un uragano violentissimo imperversava sopra Mompracem, isola selvaggia, di fama sinistra, covo di formidabili pirati, situata nel mare della Malesia, a poche centinaia di miglia dalle coste occidentali del Borneo. Pel cielo, spinte da un vento irresistibile, correvano come cavalli sbrigliati, e mescolandosi confusamente, nere masse di vapori, le quali, di quando in quando, lasciavano cadere sulle cupe foreste dell’isola furiosi acquazzoni; sul mare, pure sollevato dal vento, s’urtavano disordinatamente e s’infrangevano furiosamente enormi ondate, confondendo i loro muggiti cogli scoppi ora brevi e secchi ed ora interminabili delle folgori. Né dalle capanne allineate in fondo alla baia dell’isola, né sulle fortificazioni che le difendevano, né sui numerosi navigli ancorati al di là delle scogliere, né sotto i boschi, né sulla tumultuosa superficie del mare, si scorgeva alcun lume; chi però, venendo da oriente, avesse guardato in alto, avrebbe scorto sulla cima di un’altissima rupe, tagliata a picco sul mare, brillare due punti luminosi, due finestre vivamente illuminate. Chi mai vegliava in quell’ora e con simile bufera, nell’isola dei sanguinari pirati?
“Spegni la luce e dormi” e non è il fido Yanez dall’eterna sigaretta ad urlare, ma la mamma.
Spengo la luce, ma di dormire non se ne parla.
Il riverbero dei lampi sopra il Miscano, lo scricchiolio dei rami delle acacie mossi dal vento ed il tonfo dei locomotori che fanno manovra perla spinta dell’espresso notturno mi tengono sveglio.
Resto con gli occhi aperti a seguire i ghirigori che le luci gialle del piazzale della stazione disegnano sul soffitto e sulla parete della stanza.
Ed il sonno non arriva.
Scendo dal letto e scalzo mi avvio lungo il corridoio che porta in salotto.
E’ lontano dalla camera da letto di mamma e papà, la porta è di legno massiccio e non traspare luce, potrò continuare a leggere per il tempo che voglio.
Riapro le Tigri di Mompracen, l’ho comprato la mattina alla libreria di Don Arturo, è il regalo per Natale e non vedo l’ora di leggerlo tutto.
Sento un fruscio alle sue spalle…
Mi volto e seduto sulla poltroncina di velluto rosso nell’angolo c’è un uomo.
Indossa una lunga tunica di broccato azzurro, è di statura alta, slanciata. Lunghi capelli gli cadono sugli omeri, una barba nerissima gli incornicia il volto leggermente abbronzato.
Lo riconosco.
E’ Sandokan.
Con voce tonante: “Sei in ritardo, siamo arrivati già a pagina 54, mica possiamo aspettare i tuoi comodi, che ti degni di continuare a leggere.
Inoltre quando hai spento la luce, mi son fracassato un ginocchio sullo spigolo del cassettone. Ricorda un libro iniziato si finisce, non mi mettere in difficoltà.
Per questa volta la passi liscia, ma la prossima volta ti mando i miei tigrotti”
E scompare.
Da allora ho sempre terminato i libri iniziati.
Le tigri di Mompracem– Emilio Salgari
- Le apparizioni di Gesù risorto - 20 Febbraio 2017
- Un vizio capitale: l’invidia - 6 Febbraio 2017
- La melodia dell’amore - 30 Gennaio 2017
Massimo credo che tutta l’immensa produzione di Salgari meriti la lettura “non solo adolescenziale”.
Questo è stato uno dei primissimi romanzi letti per… diletto.
Insomma, non uno di quelli “imposti” dalla scuola. Era un’estate di tanti anni fa, un mio amico, un po’ più grande di me, aveva appena finito di leggerlo, ricordo che spesso lo avevo visto perso durante “l’ora del silenzio” – eravamo in campeggio – tra le pagine di questo libro. Incuriosito gli chiesi se poteva prestarmelo.
Fu folgorante, mi appassionai a tal punto che lo portavo con me ovunque avessi un po’ di tranquillità per leggerlo.
Ne consiglio ancora oggi la lettura e non solo agli adolescenti.
ed il bieco Suyodana con il laccio dei thugs dove lo metti…
la bravura di Salgari è stata anche quella di “costruire” dei attendibili personaggi cattivissimi in contrapposizione ai buoni
Il mio preferito era Tremal Naik, con il fido Kammamuri e la tigre Darma.