Inverno del 1962, frequentavo il terzo liceo.
Prima delle vacanze di Natale partecipai ad una sorta di concorso “letterario”, per gli studenti promossi l’anno prima con la media del sette.
C’era da fare un tema di italiano sulla civiltà ed il progresso.
Scrissi della speculazione edilizia che allora stava nascendo, il cemento iniziava ad invadere in quegli anni le nostre città. Ricordo che il prof di Greco, mentre stavo copiando in bella, si mise dietro le mie spalle e lesse tutto. Mentre si allontanava, mi disse a bassa voce: “Hai fatto un tema comunista, te ne rendi conto? E’ un bel tema, ma è difficile che ti facciano arrivare primo!”.
Fu buon profeta, non arrivai primo, avrei vinto un premio in danaro, se ricordo bene centomila lire, ma arrivai nei primi dieci ed il premio fu un libro a scelta.
Scelsi “Il Ponte sulla Drina” di Ivo Andric che l’anno prima aveva vinto il premio Nobel per la letteratura.
In questo libro si ripercorre la storia della comunità di Visegrad, città bosniaca sulla riva del fiume Drina, dalla costruzione del ponte alla fine del 1500 sino alla sua parziale distruzione durante la prima guerra mondiale.
Gli abitanti di Visegrad non erano di una sola etnia, bensì cattolici, ortodossi, mussulmani, ebrei.
E’ principalmente di questo che narra il libro: la convivenza di queste etnie, che spesso sono in rivalità tra di loro, ma che tutti i giorni, tutte le volte che s’incontrano sulla “porta” del ponte, diventano una cosa sola, si fondono perdendo ogni rivalità.
Libro appassionante e per certi versi profetico dell’attuale situazione della ex Jugoslavia.
Educa alla tolleranza ed al rispetto delle diversità religiose ed etniche.
Insegnamento inutile perché in quelle terre ed intorno a quel ponte si son continuati a massacrare.
Per mia fortuna quell’insegnamento mi servì.
Mi piace citare un frammento particolarmente poetico.
Mio padre sentì, mi raccontò quand’ero bambino, da che cosa deriva il ponte e come venne eretto il primo ponte del mondo. Quando Allah il potente ebbe creato questo mondo, la terra era piana e liscia come una bellissima padella di smalto. Ciò dispiaceva al demonio, che invidiava all’uomo quel dono di Dio. E mentre la terra era ancora quale era uscita dalle mani divine, umida e molle come una scodella di creta non ancora cotta, egli si avvicinò di soppiatto e con le unghie graffiò il volto della terra di Dio quanto più profondamente poté. Così nacquero profondi fiumi e abissi che separano una regione dall’altra. Si dispiacque Allah quando vide che cosa aveva fatto quel maledetto; ma poiché non poteva tornare all’opera che il demonio con le sue mani aveva contaminato, inviò i suoi angeli affinché aiutassero e confortassero gli uomini. Quando gli angeli giunsero al di sopra di quei punti spiegarono le loro ali e la gente cominciò a passare su di esse. Per questo la più grande buona azione che gli uomini possano fare è costruire un ponte.
La lettura di quelle pagine mi diede un senso alle cose molto di più dei vari sermoni, sino ad allora ascoltati, dalle varie cattedre laiche e religiose nelle quali mi ero imbattuto.
Un video per il quale non servono commenti.
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