Era la primavera del 1979, allora lavoravo a Potenza e vivevo a Pignola, un paese di circa 5000 abitanti su un pizzo di montagna di fronte alla collina di Potenza. A pochi chilometri, meno di dieci, ma una stradaccia in discesa all’andata e in salita al ritorno. Era il periodo del sequestro Moro e le strade erano piene di posti di blocco. Si vede che qualche genialone dei Caramba aveva pensato che le BR avessero nascosto Moro in qualche masseria spersa su quei pizzi di montagna desolati.
Una sera ero andato a un cena con colleghi di ufficio, una festa di pensionamento, e stavo tornando a casa intorno a mezzanotte.
All’imbocco della salita per Pignola un posto di blocco fatto come prescrivono i manuali: due macchine dei Caramba ostruivano la carreggiata e in aggiunta una transenna bianca e rossa.
Non credo che fino ad allora avessero fermato qualcuno, chi volete che salisse a Pignola a quell’ora di notte?
Devono pur giustificare tutto quell’ambaradam, infatti alzano la paletta e mi fermano.
Due caramba in assetto di guerra si avvicinano ai due lati della macchina e mi fanno cenno di scendere.
Mi chiedono i documenti e iniziano a perquisire la macchina, forse alla ricerca di volantini delle BR o di altro materiale compromettente.
Mi chiedono cosa ci faccio a quell’ora su quella strada.
Realizzo che sono nei casini.
A) Sulla patente e sul libretto di circolazione c’è ancora l’indirizzo di Trento che in quegli anni era considerato il luogo di origine delle BR.
B) Ho la barba, i capelli lunghi e indosso l’Eskimo.
C) Qualche settimana prima, da un camion che mi precedeva era caduto un bullone metallico che mi aveva forato il faro di sinistra, l’avevo tolto con una pinza e visto che funzionava ancora e metterlo nuovo costava un casino, lo avevo lasciato così. Solo che quel foro somigliava in maniera inquietante al foro di un proiettile.
D) Sul sedile posteriore c’erano alcuni numeri del Male che in quel periodo stava “inzuppando il pane” sul rapimento Moro.
Insomma per i Caramba tutto questo fu sufficiente per portarmi in caserma per accertamenti, malgrado il mio tentativo di spiegare la mia effettiva identità e la faccenda del foro sul faro.
Come finì?
Rimasi lì fino al mattino, seduto su una panca, in attesa di non si sa che cosa.
Intanto mia moglie a casa mi aveva dato per disperso, precipitato in uno di quei burroni che costeggiavano la stradaccia in salita. Telefonò ovunque incluso il comando dei Carabinieri dove ero in attesa dei loro fottuti accertamenti.
Finalmente riuscii a parlare con un ufficiale più ragionevole che mi lasciò libero di tornare a casa, ma prima con aria perplessa: “Dottore, mi stupisco di lei, legge il Male, quel giornalaccio immondo.”
Questa era la convinzione non solo dei Caramba, ma di molte “persone perbene” del luogo. In quegli anni Potenza viveva sotto una cappa pesante di bigottismo, Don Emilio Colombo regnante.
Oggi forse non tutti conoscono il Male.
Tra la fine degli anni Settanta e i primi anni Ottanta, questa rivista rivoluzionò il modo di fare satira in Italia. Era un giornale ferocemente iconoclasta (titolo per la morte di papa Luciani: è rimorto il papa), radicalmente di sinistra, ma lontano dal PCI, provocatorio, irridente, non a caso battezzato “Il Male”. Il marchio di fabbrica della rivista era la falsa prima pagina dei quotidiani dove sparavano notizie assurde (indimenticabile quella del “Paese Sera” con il titolo ‘Tognazzi capo delle Brigate Rosse’ e la foto dell’attore ammanettato).
A chi lo vuol conoscere meglio consiglio la lettura di
“Il male : 1978-1982. I cinque anni che cambiarono la satira”, di Vincino
Chissà cosa scriverebbero e disegnerebbero oggi?
Ringrazio Maria Laura Villani per l’editing
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Una grande notizia: pare che Il Male in autunno ritorni, come supplemento a non mi ricordo cosa. Io li compravo tutti, peccato che traslocavo una volta l’anno e li lasciavo sempre nella casa vecchia. Ricordo una copertina memorabile, su Papa Luciani, quello che morì dopo pochi mesi (non era adatto come costituzione) e fu sostituito dal ferreo papa polacco, ben più adatto all’era dei Reagan e delle Thatcher che si stava preparando, e che non è mai più finita. Una volta Papa Luciani disse che Dio è madre, e sulla successiva copertina del Male c’era il disegno di un tizio col cappello da Papa inginocchiato davanti a un altro tizio con un triangolo in testa, e il fumetto “Assaggia, e dimmi se sa di latte”…
ero un affezionato lettore del Male, non me ne perdevo un numero, spero che davvero risorga dalle ceneri.
E se non risorge, caro Raffaele, lo facciamo risorgere noi di LM.
Lo chiamiamo “Di Male in Peggio”.
Che ne dici?
Gamy
Se po’ fa