La psicopatologia dello scrittore webbico

La maggiore iattura del web dopo i poetonzi sono i “maestri narratori”. Sono una schiera ed infestano il web e le scrivanie degli editori con le loro produzioni letterarie il cui valore è molto vicino allo zero.

Il simbolo di questa nefasta genia è un tale  che ha scelto come nom de plume “Il Guerriero della Luce”. 

La scelta del nome d’arte non è casuale: egli reputa sé stesso il faro illuminante della letteratura contemporanea,  dai suoi pensierini assortiti trasudano stille di saggezza su ogni tema dello scibile umano.
E non parliamo quando delizia gli sventurati lettori con le sue banali vicende personali: dalla passeggiata nel bosco al colore della tappezzeria del suo salotto, dalle sue passeggiate cogitabonde in riva al mare alla contempazione dei vari volatili svolazzanti sulla sua verticale.  

Che lo faccia Coelho è tollerabile, il suo epigono per nulla.  

L’ho seguito a lungo nella varie peregrinazioni sui siti di scrittura, fino a quando, di recente, è scomparso dalla circolazione.

Non riporterò frammenti  dei suoi parti letterari, basti sapere che sono scritti in un pessimo italiano, che le trame sono noiossime e piene di inutili lungaggini,  che non si riesce, nella lettura,  ad andare oltre la prima pagina.

Parlerò invece della sua evoluzione psicologica che lo ha condotto ad una vera e propria patologia: il delirio di onnipotenza. Racconto di lui, ma quanto dirò si attaglia a moltissimi aspiranti scrittori.

L’uso e l’abuso del web ha dato  alla testa al nostro,  perché non solo  non era  abituato ad interagire con gli altri, ma   perché evidentemente soffriva di  un eccesso di valutazione del proprio ego.

Esprimere liberamente e facilmente il proprio pensiero, senza vincolo alcuno, la possibilità teorica di “farsi leggere” in ogni parte del mondo,  gli ha determinato e modificato  sia gli strumenti cognitivi (intelligenza, memoria, comunicazione),  sia quelli emotivi ed emozionali.

Il web, è notorio, offre la possibilità di ampliare a dismisura sé stessi ed è concreto il rischio dell’ingresso nella patologia e nella deriva virtuale.

Questa patologia  si è manifestata  nel nostro con la seguente gradualità:

I grado: Sono qualcosa di particolare rispetto agli altri.

II grado: Non sono particolare, bensì migliore degli altri.

III grado: Poiché sono il migliore,  tutti dovrebbero condividere questa opinione.

IV grado: Sono l’unico a a conoscere la verità. Tutti devono credere alla mia verità e chi ha idee diverse dalle mie è nell’errore ed io non discuto con chi è in errore.

V grado: Chi  contrasta, chi  ha idee diverse dalle mie va evitato  e per questo  “bannato”

VI grado: Una volta escluse le altre opinioni dal proprio orizzonte la fase successiva è quella della mania di persecuzione. Sono nel giusto, sono il più bravo di tutti, gli altri sono invidiosi di me  e complottano ai miei danni.

VII grado: Il mondo non mi capisce, non mi merita ed allora rifiuto il mondo.

Il nostro, da ciò che mi risulta, ha percorso tutti i gradi del delirio da onnipotenza, è arrivato all’ultimo.

Questa  patologia si caratterizza anche per il lessico (abuso di aggettivi),  per la forma (periodi brevi e flusso di coscienza a piene mani), per i contenuti delle trame (eventi personali irrilevanti narrati come eventi eccezionali).

In ultima analisi uno strumento come il web che gli avrebbe dovuto aprire  il mondo ha determinato, paradossalmente,  una chiusura al mondo.

Non accettando le critiche provenienti dall’esterno egli  è rimasto solo con sé stesso.

Per questo è scomparso dal web.

Chi aveva avuto la sventura di  leggerlo e di interagire con lui non se ne rammarica più di tanto.
Rammento risse furibonde ed  insulti feroci contro  malcapitati che avevano osato criticare le sue opere. 
Per rafforzare il suo io ipertrofico il nostro ricorreva ad identità clonate che avevano la funzione di lodare gli scritti e di reagire, quali truppe cammellate, ai critici diffondendo inverosimili curricola di premi letterari quali il carciofo di bronzo di Roccacanuccia o la cozza d’oro di Tortoreto Lido.

Purtroppo la  tipologia “Guerriero della Luce” si sta diffondendo in maniera endemica.

Ed essi  sono merce pregiata per gli editori a pagamento, ma questa è un’altra storia.  

Raffaele Abbate (Il Macellaio)

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9 Replies to “La psicopatologia dello scrittore webbico”

      1. Gent.mo scrittore
        a prescindere dalle tue riflessioni sui blogger ..la cosa che mi ha lasciato perplessa è stato l'uso di P. Coelho come esempio di scrittore egocentrico, mitomane e poco apprezzabile dal punto di vista letterario.
        Sai, io sono una donna, e come tutte le donne chiedo ad una lettura di concedermi quel tanto di fantasia che mi serve per divertirmi e farmi evadere.
        Ebbene lui lo sa fare, non solo arricchendo i suoi racconti di spiritualità ed intensità emotiva ma anche dilatando le sue opere di contenuti psicologici riferiti ai suoi personaggi ma sempre attualizzabili.
        In qualunque sua opera, che si tratti di un dramma umano, di una storia fantastica o pseudoerotica…(il suo raggio d'azione è molto vasto)………….LUI SA EMOZIONARE!!!
        Perciò noi compriamo i suoi libri e anche se non mi sorprende che sia considerato un po' commerciale da voi esperti, continueremo a farlo.

        Con stima
        (non far molto caso a quanto scritto in bacheca)

        1. premesso che il riferimento a Coelho era solo il nom de plume scelto dal personaggio e nella frase: " Che lo faccia Coelho è tollerabile, il suo epigono per nulla. "
          L'intero articolo si sofferma su una patologia molto diffusa sul web.
          Le mie valutazioni non riguardano Coelho.
          Non lo gradisco molto, sopratutto nei suoi ultimi lavori ( pur nella sua grandezza è diventato il monumento di se stesso), ma questi sono gusti personali.
          Non pretendo di essere esperto, mi limito a esprimere la mia opinione.
          Ah il fatto Coelho venda non è un disvalore, anzi…
          Meglio lui che tanta monnezza che circola nelle librerie.
          Grazie per lo scrittore: io aspiro ad esserlo, ho pubblicato solo due libri e ne uscirà (a breve?) un altro…
          Che mi hai definito macellaio non può che farmi piacere.
          Io scrivo anche per suscitare discussioni

  1. Più che condivisibile…tuttavia non sono soltanto i bloggers dalla penna (tastiera) facile ad avere il delirio di onnipotenza;-)
    Ciao.

  2. Ritrovo caratteristiche comuni in personaggi che vivono in ambienti diversi dal web, ma dotati di tutti i gradi della patologia, meno l'ultimo, con la speranza che li colpisca presto.
    A parte ciò, l'analisi è perfetta e assolutamente condivisibile.

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