La saga di Hashimoto

I critici letterari più avveduti ed attenti non smettono di meravigliarsi della recente fortuna massmediologica che sta avendo Nghe Hashimoto dopo tanti anni di oscurità.

Il primo scopritore del nostro è stato Ivan Kagovic, inviato della Ljteratuja Gazeta di Arcangelo che,  ad un raduno di poeti haikuzzanti, chiese ad Hashimoto: “Ma c’essama fa male cu ‘sta kazze ‘e katana?”  Il poeta, con la proverbiale furia iconoclasta, rispose: “Ma a te che kazze te ne fotte!”

Da quel  breve  scambio di opinioni nacque la fortuna del nostro.

Kagovic, colpito nel profondo, pubblicò una breve silloge delle composizioni di Hashimoto sotto il titolo “Ma c’essama fa male cu ‘sta kazze ‘e katana” per i tipi dell’editore Filo di ferro filato.

L’agile ed elegante volumetto andò a ruba tra gli appassionati ed oggi  è assolutamente introvabile, il titolo è diventato l’icona simbolo di Hashimoto.

La solita Maria Juana Maroquin dell’ Università di Medellin, che pubblicò anni orsono una validissima sintesi di tutta la poesia coeva ad Hashimoto nella collezione “Haiku, tanka, katana e catene mas que cazz ve fumados”, ed il suo sodale Ludiwig Von Kazzemberg, autore dello studio più aggiornato e documentato: “La poesia nippo che s’adda fa pe’ campà – io schifo ‘ste cagate ma son costretto a scriverle” hanno contribuito alle fortune del nostro.

Se numerosi sono gli studi sulle opere di Hashimoto, poco si conosce sulla sua biografia.

Una leggenda metropolitana, non confermata, vuole che Nghe Hashimoto non sia altro che un notissimo uomo politico di sinistra che, dopo il clamoroso fuori strada di una gioiosa e gloriosa macchina da guerra, per la delusione si sia dedicato alla scrittura.

Alcuni studiosi del Dipartimento di Letteratura Nippica Webbica si oppongono a questa fantasiosa ricostruzione.

Per costoro invece sotto lo pseudonimo di Hashimoto si nasconde un gruppo di notissimi poeti nella loro fase “di taverna”. Usando lo pseudonimo possono pubblicare, senza sputtanarsi, quelle loro opere composte quando sono sotto l’effetto dell’alcool e di altre sostanze psicotrope.

La discussione sollevata dagli accademici,  francamente, appare stucchevole e ricorda la famigerata questione omerica, che tanto ha afflitto nel passato i poveri studenti del Liceo Classico.

La Maroquin scrive: “Per la poesia di Hashimoto appare evidente che la sua fortuna non sia da attribuire alla frequentazione del poeta con la vezzosa Tashodato, ma al valore insito della poesia”. Von Kazzemberg aggiunge: “La vita di Hashimoto è quanto di più semplice si possa considerare. I suoi versi parlano per lui”.

Ed è il caso che parlino i suoi versi.

Frammento n. 1

Fetenti stalle

piangono rugiada al

canto dei bovini

Traccio rotte e

nel cuore porto segni

all’infinito.

Obliqui raggi

mi dipingono.

Note al Frammento n. 1

I critici letterari si sono scervellati per anni, i maggiori esperti di esegesi hashimotiana hanno scritto pagine per interpretare questa insolita e misteriosa lirica.

Solo Catello Pishiro Casatiello, il più vecchio studioso di Hashimoto sin dall’epoca dell’infanzia, ne ha dato la corretta interpretazione.

Hashimoto si sveglia all’alba e si reca dal suo lattaio, ma prima di arrivarci deve attraversare i campi dei ciliegi a stelle e strisce, dei peschi del sol levante gobba calante e luna calante, e dei giaggioli della luna crescente gobba a ponente. Per onorare la festa del Giaggiolo in fiore, Hashimoto ha indossato il suo elegantissimo Kimono rosso papavero degli stilisti Korce & Katana.

Hashimoto passeggia lentamente, si ferma ad ammirare i nespoli in fiore e le stalle del suo amico Kaziuro Sishomusho. Un olezzo colpisce le nari del poeta che impugna la sua penna di bambù e sul taccuino in carta di riso Scottiskin traccia i versi ispirati. Dal fondo della stalla in quel momento appare il toro nippo-napoletano: “Partone e bastimente pe terre assai luntane canta a buordo so Okinaviani” che eccitato dal kimono rosso infilza il povero Hashimoto nelle terga.

Hashimoto colpito, è scaraventato lontano e dal dolore non trattiene le lacrime. Una profonda ferita a forma di ciliegio in fiore attraversa le natiche del poeta. Sarà un ricordo perenne.

Ed ecco altri frammenti reperiti da Oshiro Poshiro Caccavale, il noto critico letterario nippo-napoletano che tanto ha contribuito alla diffusione dell’haiku a Napoli e della sceneggiata napoletana in Giappone.

Voglio solo ricordare una sapida ricerca di Oshiro: “Il teatro NO e Isse, Esse e ‘o Malamente”.

Ma veniamo a questa nuova sequenza di frammenti di Hashimoto.

Frammento n. 2

All’ombra del pesco oramai sfiorito

cadono le foglie cadono gli anni…

la vezzosa Hainomaru è fuggita nella notte

a me la fida katana

che i miei giorni si perdano…

Note al frammento n. 2

Hashimoto vuol darsi la morte con la fida katana ed ha raccolto intorno a sé i discepoli della scuola di haiku affinche si celebri il supremo sacrificio haikuzzando.

E così haikuzzando l’ingegno e cibandosi di germogli di biancospino ripieni di carote gialle, i vari discepoli tirano fuori 876 haiku che l’editore Ali di rondine pubblicherà su agili ed eleganti volumetti in carta di riso Gerisho Scotisho San.

Il vincitore della tenzone è il poeta Arisho Tekisho Burisho con 545 Haiku tutti in ordine alfabetico che trattano delle specie di alberi di ciliegi. Gli haiku di Arisho sono usati come anestetico naturale dall’ospedale di Kioto.

Frammento n. 3

Mi illumino di incenso

son finiti i miei giorni vani…

ed è subito cera

Note al frammento n. 3

Hashimoto impugna la fida katana e vuol fare harakiri, ma i suoi discepoli Arisho Tekisho Burisho e Forishomoto Lorisho si lanciano su di lui e gli strappano la poco fida katana.

Nell’urto la katana dalla lama affilata recide con un taglio gli onorevoli gioielli di famiglia di Arisho Tekisho Burisho. Per vincere la delusione ora Arisha Tekisha Burisha scrive 1234 haiku tutti al femminile.

Frammento n. 4

Noci i tuoi gioielli

ora volano nel vento discepolo Harisho

essi vibrano come erba sotto il soffio

di un vento gentile, perduti son

son caduti fra l’erba

ed un gatto chiazzato ne fe piatto

Note al frammento n.4

Scampato all’harakiri grazie al devoto Arisho ora Arisha, Hashimoto gli dedica questo frammento.

Arisha dopo la perdita dei gioielli abbandona l’arte del poetare e diviene la geisha più ricercata del quartiere Sekon Ini Hanglian.

Frammento n.5

Stelle luminose sulle tue natiche

un respiro si mescola

e qualcosa cresce

le stelle pellegrine arrossiscono.

Note al frammento n. 5

Hashimoto vede le belle chiappette della bella Harisha correre nel giardino sotto la luna, e si innamora perdutamente di lei, ma il gestore delle grazie della vezzosa, il nippo-napoletano Shamoisho ‘o pappone, dopo avere sacrificato un merluzzo, taglia il pisello del povero Hashimoto… con una fida katana… e no Shamoisho usava le Gillette Blu bilama…

E il pisello del povero Hashimoto finì in una scatoletta di cibo per gatti.

Ed ecco un preziosisssimo video del nostro

 

(…non finisce qui continua)

p.s.

E’ di tutta evidenza che trattasi di una critica cacopedica.

Qualunque pensatore critico potrebbe arrivare a scrivere una cacopedia. L’opera di Kant è una cacopedia rispetto a quello che si pensava prima, e non a caso autori di grandi cacopedie sono finiti sul rogo, come Giordano Bruno, o agli arresti domiciliari, come Galileo (Umberto Eco).

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