Nghe Hashimoto, dopo le tante disavventure, si convince di abbandonare l’haiku e di dedicarsi alla narrativa ed in particolare a quella fantasy.
In Giappone, Tarantino docet (ricordate il film “Kill Bill 2”: quel maestro nippo con le sopracciglia come baffi a manubrio), ci sono maestri di ogni genere: quelli che t’insegnano in poche lezioni come ci si dissotterra in caso di morte apparente, come si cucina il gambero viola e come si scrive un racconto fantasy di 200.000 caratteri.
Dopo lungo ponzare, Hashimoto si iscrive alla Scuola di scrittura creativa fantasy di Siesho Nunesho che risale al XII Secolo fondata dal famoso scrittore Sguissho Sguassho noto per la sua opera in 56 volumi dal titolo “Se siete kazzi scrivetelo voi e poi o sapete me pavene a pagina”. Dal titolo traspaiono le ascendenze napoletane del maestro che indulge spesso a motti di spirito e calambour nella lingua dei suoi avi.
E così Hashimoto si converte alla narrativa fantasy.
Ecco come Salvatore Porasho Cuccurullo, uno dei biografi di Hashimoto, racconta quegli eventi.
Appena entrato nei locali della scuola una scritta attrae l’attenzione di Hashimoto:
“Forse perché hai aspettato tanto tempo a venire qui credi di trovare qualcosa di perfetto. Ma sogni e vaneggi, qui imparerai solo a fare i capricci. Questa è la perfetta libertà”.
E questa scritta cosa sarebbe?
Ah l’intestazione della scuola!
Cazzarola, una volta si usavano cose più semplici: Perdete ogni speranza voi che entrate. Bei tempi quelli!
Ed ecco quel periodo raccontato dal biografo di Hashimoto.
Il maestro pesca nel golfo di Kioto insieme ai suoi amici di bisboccia e colleghi di corso, Kosha Piskosha, Thiene Akosha Mosha, Southo Osutanine , Cestahe Oscoglio Emmergelline, durante l’intervallo delle lezioni.
Tirano a bordo un quintale di gamberi viola di importazione, emigrati da Valona grazie ad alcuni scafisti albanesi. Poiché i gamberi viola danno la diarrea Hashimoto li ributta a mare. Hashimoto è amante del gambero verde e odia il gambero viola di importazione. Quando sta per buttare a mare i gamberi, interviene la giornalista Magna Teve Opurpo della rivista di Bon Ton e Gastronomia “Il Perfetto Samurai e la Geisha di classe” che urla ad Hashimoto: “Mortacci tui” che in gergo della scuola a pene elefantiaco sta a significare: “Perbacco, cosa fai?”. E così Hashimoto conserva i gamberi viola congelati.
Passano alcuni mesi di corso ed Hashimoto è arrapatissimo per il lungo periodo di astinenza sessuale.
I corsi hanno come regola l’assoluta castità e a tal uopo vi sono guardiani ferocissimi che vigilano sul totale rispetto della regola; in caso di violazione sono previste severissime punizioni corporali quali colpi di frusta, martellate ed altre piacevolezze assortite. Hashimoto, più che la paura poté il digiuno, nottetempo evade dalla scuola e si reca all’antica casa da tè “l’uccello fiorito”. Purtroppo la globalizzazione ha toccato anche la “Uccello in fiore” che ha cambiato nome, ora si chiama Hotel Do Nascimiento e vi sono non solo Geishe abili nell’ars amandi, ma sculettanti viados cariocas, statuarie nigeriane e atletiche biondone dei paesi dell’est. Hashimoto quatto quatto, gatton gattoni… ed elefant elefantoni… Beh, con la fame che ha se ne fa 36 assortendo le varie “signore” presenti.
Dopo la soddisfazione dei piaceri carnali Hashimoto finalmente mette mano alla sua opera fantasy “Il samurai degli orecchini”, dedicata al famoso samurai transessuale Froshosho. Ma purtroppo non riesce a completare l’opera per il beffardo destino.
Cosa accade al nostro eroe?
Ecco come il biografo di Hashimoto racconta.
Al corso partecipa anche la poetessa Nushintosta, celeberrima in tutto il golfo del Tonchino, per i suoi versi dedicati ai giaggioli e ai nasturzi. Durante il corso, invece di partecipare alle sapienti lezioni, si dedica alla redazione di un manuale di cucina nipponica, contenente 3000 ricette tutte basate sull’arancino di riso, piatto tipico dell’isola Kikazen. Per la festa dei mandorli in fiore la poetessa Nushintosta prepara, approfittando della collaborazione dei 350 corsisti, 45.000 arancini nelle varie combinazioni. I corsisti, a cagione della fame, li divorano tutti ma mal gliene incoglie perché la poetessa Nushintosta ha incluso come ingrediente fondamentale degli arancini i gamberi viola di Hashimoto. E così un tremendo attacco di diarrea colpisce i corsisti e tutta la scuola viene invasa da tonnellate di deiezioni; Hashimoto, particolarmente goloso di arancini, ne divora una intera zuppiera e per ore scarica merda a quintali. Quando si riprende, incazzato come un bufalo hainu, impugna la fida katana e con preciso colpo fa a pezzi non solo il manuale di Nushintosta, ma anche le prime trecento pagine dell’opera fantasy.
Morale della favola solita: “ma c’essma fa male cu sta cazze e katana”.
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Questa fa il paio con il racconto di Scatarranti “La vendetta del boss di Galatina”… ahahah!