Conosciamolo meglio il nostro, anche negli aspetti non strettamente letterari.
Dalla sua biografia ufficiale “Il lottatore di sumo nel sake, scritta da Gennaro Quagliarulo per i tipi dell’Editore Arrigo Patacca, apprendiamo che il piatto preferito di Hashimoto è la suppa ku seppu.
È un grande piatto della gastronomia tradizionale giapponese la cui ricetta viene tramandata, in segreto, di padre in figlio.
Siamo stati autorizzati dal Quagliarulo a renderla pubblica.
Il seppu è un pesce che si trova solo nelle profondità del golfo di Aloshupo. Esiste un vero e proprio rituale nella cottura del seppu.
Vi sono delle fasi molto precise stabilite da un disciplinare redatto nel 1656 dal cuoco Mocoshu:
1^ FASE Taglio del ventre del seppu
Adagiato il seppu su un panno bianco, il cuoco gli squarcia il ventre con un movimento da sinistra verso destra e subito dopo risale verso l’alto fino alla bocca del seppu. Si usa o la spada piccola wakikazi o il pugnale kagotana.
2^ FASE Salatura del seppu
Pulite le traccia di sangue e di interiora con lo stesso panno bianco di prima, il seppu viene adagiato su di un altro panno bianco e cosparso di 300 gr. sale gom buru, 12 gr. di fiori di gelsomino e 500 gr. di cozze liofilizzate.
Completata la salatura il seppu viene arrotolato nel panno bianco e viene poggiato su una mensola di legno di pesco della piana di Kazè. Durante questa operazione di salatura che dura dai sette ai dodici giorni (a seconda delle dimensioni del seppu), vengono letti, al tramontare del sole, brevi componimenti poetici composti per l’occasione e denominati haikuseppu.
3^ FASE Cottura del seppu
Il seppu, arrotolato in foglie di ciliegio, viene immerso a cura dell’aiutante cuoco (haisharakushina), solitamente il migliore amico del cuoco. Esso, posizionato alle spalle del cuoco, prima che il seppu venga immerso, gli taglia la testa, con un taglio netto di katana.
Se l’aiutante non è abile in questa operazione e taglia la testa al cuoco… allora so’ kazzi.
Nella pentola, denominata supphiera, il cuoco ha intanto preparato un fondo di cottura con 2 kg di cavallette, tre litri di sakè di riso di bojimbo, una piantina di giaggioli in fiori, un gambero e sei vongole.
La cottura si completa in 36 ore.
Buon appetito!
Come è di tutta evidenza la grandezza di Hashimoto si misura anche dalla molteplicità dei suoi interessi.
Egli, oltre ad essere sublime poeta, grande spadaccino (la fida katana docet), cuoco, è anche un economista di vaglia, stimato sia nell’ambito della sfera di influenza dello yen che a livello internazionale.
Hashimoto, padre della poesia creativa, ha trasportato gli stilemi della medesima nell’ambito economico-finanziario, introducendo la famosa Legge del Mandorlo in fiore ovvero la teoria dell’Accattataville.
Non tutti gli studiosi sanno che l’ispiratore di tale scoperta è il poco noto finanziere d’assalto Pascalino Ombruglione, compagno di bagordi del Quagliarulo.
Ombruglione, nella sua notissima opera “Ramme ‘e sorde che mò veche io e tu nun te preoccupà” anticipa i principi delle teorie hashimotiane.
Grazie alla celebrità raggiunta con le migliaia di haiku pubblicati, Hashimoto viene eletto al Parlamento giapponese e, per le sue doti di economista, nominato Ministro dell’Economia.
Hashimoto appena nominato mise in atto i principi della sua teoria Accattataville.
E fu così che furono messi in vendita il vulcano Fujiyama, tutte le coste del Giappone, i campi dei mandorli, dei ciliegi, dei nespoli, dei giaggioli in fiore, la ferrovia Kyoto-Tokio, la collezione di 10.000 katane di Yoimbo Marimbo Ambito, la torre di controllo dell’aeroporto di Tokio, tutti i cessi pubblici di Yokohama, la sala del trono dell’Imperatore, le 1300 mutande di Mahisamoshe nota geisha di Kyoto e la villetta dove abitava, in fitto, Pangiro Fankisho noto lottatore di sumo…
E questa fu la cazzata di Hashimoto.
Il buon Pangiro, incazzato come una jena della pianura di Kuantikashe, si avvia verso la casa di Hashimoto, lo becca mentre il nostro sta facendo allenamento con la fida katana, cantando la canzone nippo-napoletana “Funikulishi Funikulashi m’agge accattata ‘na cashaforte” e lo apostrofa con ira: “Né muschille, tu te vennute ‘a casa arò steva ‘a quarant’anni a fitto bloccato, e mo’ a Shippamano va truvanno a me 10.000 yen ‘o mese, ma tu si tuzzate ka kape ‘nterre?”
Hashimoto, senza dargli ascolto, da vero fetente tira un fendente di katana, ma Pangiro, abituato ai combattimenti, fa un salto e schiva il colpo e con una mossa di sumo (quella del coccodrillo inferocito) scaraventa Hashimoto su un cumulo di letame di bufalo.
La katana, non troppo fida, lo segue a ruota ruotando come le lame rotanti di Goldrake e lo colpisce alla testa, tagliando di netto tutto il cuoio capelluto e così Hashimoto oltre che pieno di letame, rimane calvo.
Ed il finale solito è: Ci simme fatte male cu ‘sta kazze ‘e katane.
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