La gens hashimotiana annovera un altro celebre poeta, Catello Garcia Hashimoto, cugino del nostro.
Egli non è stato solo un drammaturgo, come spesso viene ricordato, ma anche poeta, narratore, pittore, musicista, calciatore, lottatore di sumo.
Malgrado la sua poliedricità la sua fama è stata oscurata dal più celebre zio Federico Garcìa Lorca.
Forse proprio questa sua parentela ingombrante lo ha reso straordinariamente sconosciuto in entrambe le sue patrie, troppo nippo per gli spagnoli e troppo ispanico per i nipponici.
Leggendo una sua breve biografia si capiranno le ragioni della sua poetica fortemente influenzata dagli incontri che ebbe nella sua avventurosa vita.
Nasce a Peurcaputtagna (Granada) il 12 dicembre 1945, da Magdelena Garcia Lorca (soprannominata Magda ‘a porch), nipote del poeta (era la figlia del fratello Catello), e dal marinaio giapponese Kinzo Kanzo Hashimoto, soprannominato nei vicoli intorno al porto di Barcellona “Miezzo Metro” e non per l’altezza.
Il giovane Catello studia Gastronomia spagnola e nipponica dal 1963 al 1968 alla Università di Salamanca dove si laurea nel 1969 con una tesi: “Salami in salamoia e semolini al sesamo… se vi piacciono ci vuole Sim sala bim”, il relatore di questa brillante tesi fu Osim Bin Laden, docente di Gastronomia islamica suina, cugino del più celebre Osama. A Salamanca il giovane Catello ebbe come amici il professore di storia dell’arte casearia Domingo Burrueta e il giurista Rodriguez de los Deilos che lo incoraggiarono a pubblicare la sua prima opera poetica dal titolo: “Cogli la prima cozza cogli la prima cozza, ah”. In questa opera molte liriche sono dedicate a Salamanca, sua città di adozione. Voglio ricordare: “A Salamanca sul puente sventola mutanda blanca” e “Cuando spuenta la luna a Salamanca”.
Quest’ultima messa in musica dai maestri Miguel De Falla e Pascal del los Ficos, vinse l’edizione 1972 del festival de la cancion andalusa.
Il giovane Catello inoltre fonda il gruppo culturale “Residencia des los estudiantes che non hagno ninguna vueglia de fare un cazio” insieme a Bastiano Buitre Butragueno, Santio Santillana e Alonzo Alonzi de Alonzo y Alonzo detto Onzo.
La sua opera più significativa è COZZE DI SANGUE.
Ecco una breve trama:
Sono vicine le nozze tra la Sposa e lo Sposo, intanto tra la Madre dello Sposo e la Madre della Sposa scoppia un litigio per il menù del pranzo di nozze: la madre della sposa lo vuole basato sulla cucina andalusa; quello dello sposo esige il rispetto della tradizione castigliana. E tutta la materia del contendere è sulle cozze gratinate: per la scuola andalusa, la gratinatura va fatta usando pangrattato di pane bianco aromatizzato all’aglio, viceversa per la scuola castigliana il pan grattato deve essere di pane nero aromatizzato alla cipolla. Come si vede, dissidio insanabile, altro che palestinesi e israeliani, Bush e Saddam, Cric e Croc, Ric e Gian. Una parola tira l’altra e la madre dello sposo impugna la fida katana, dimenticata li dal nostro poeta Nghe Hashimoto invitato alle nozze per declamare i suoi 689 Haiku dedicati agli sposi e, con un colpo secco, taglia la testa alla madre dello sposo che piomba sul vassoio di cozze e lo inonda di sangue.
La morale è sempre la stessa: “C’èssama fa male cu ‘sta kazze e katana”.
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