La saga di Hashimoto 8: E Forza Nippon

Nell’edizione 2003 del concorso letterario “La cozza di cartone” si affermò Hashimoto con la sua celeberrima lirica nippo-napoletana: “O samurai nun se scorde a mamma”. Musicata dal maestro Salvatore “Manolenta” Piscitiello fu eseguita dal cantante neomelodico Pascalino di Piscinola e vendette un milione di copie.

E’ un’opera che pur nel rispetto delle rigorose regole della poesia nippo-napoletana ha dei cedimenti alle istanze commerciali.

E per questo il noto critico letterario Gennaro Katziro Cacace nel suo agile ed elegante volumetto “Mo pure i giapponese se mettene a fa e canzone napulitane e vennene pure… loro e chelli cazze e fide katane”.

 Malgrado la polemica sollevata vi sono sempre grandi ammiratori di Hashimoto, nella versione classica, per cui non ci stancheremo mai di riproporlo.

Ecco un altro mirabile frammento hashimotiano.

Leggiamolo.

 Frammento

 Dall’albero

del ciliegio in fiore

spuntano sol

amari frutti.

Frutti

per un cielo celeste

da sorvolare.

 

Note al frammento

 Hashimoto dopo aver vinto alla lotteria di Kioto una consistente somma si trasferisce in un giardino fiorito alle pendici del Fujiama nella pianura di Koom.

Ed inizia una semina di 80.000 piante di ciliegi.

 Il nostro avvia un commercio di esportazione di ciliegi verso l’Italia e fonda una società internazionale che battezza “Fruit of the Koom Oun Hist”.

Il suo socio nippo-lombardo Hashilvo Berlaskisho battezza la società: “E forza Nippon” e per esorcizzare i nemici invidiosi comunisti celebra la cerimonia di onore alla Dea dei ciliegi in fiore e per questo brucia le solite cazze di bacchette di incenso aromatizzate alla cozza.

 L’odore mefitico impesta la pianura e tutte le gemme dei ciliegi in fiore.

 E come al solito tutto finisce a puttane, infatti ciliegi con il profumo di cozza chi cazzo li prende, ma stavolta Hashimoto sfodera la fida katana e taglia tutti i capelli al suo socio e li manda nel cielo azzurro insieme a quelle cazze di piante profumate alla cozza andata a male.

 E stavolta nun ci simme fatte male cu sta cazze e katana

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