Sono passati circa 2500 anni, secolo più secolo meno, dai tempi di Archiloco e Ipponatte, poeti cattivi e maledetti, eppure sono molto più moderni ed attuali di tanti facitori di versi contemporanei.
Basta leggere qualcuno dei frammenti che sono, per nostra fortuna, arrivati, dopo tanti secoli, salvati dall’incuria e dall’oblio, da ignoti bibliotecari alessandrini.
Archiloco si presenta:
Sono servo di Marte, vivo nelle battaglie
ed amo i doni lievi delle Muse
Il nostro è un soldato ed un poeta.
Ne abbiamo avuti soldati-poeti, non ultimo il vate degli Abruzzi, quello che celebra le coccole aulenti e le tamerici salmastre. Ma Archiloco è di tutt’altra tempra, non gli interessa l’eroismo tronfio e lo dice espressemente nel frammento dello scudo:
Adesso col mio scudo ci va qualche nemico,
tutto contento: era uno scudo nuovo
e diciamo così gliel’ho lasciato.
Chi se ne frega? La mia pelle è mia,
di scudi ne piglio uno nuovo domani
Che differenza con l’eroismo suicida degli spartani, dei Trecento di Leonida o con quanto scriveva Plutarco sulle madri spartane, anche esse eroiche, che, nel consegnare lo scudo ai figli che partivano per la guerra, ordinavano loro, o con questo o su questo, vale a dire di ritornare a casa con lo scudo (cioè vittoriosi) o piuttosto morti, portati sullo scudo dai compagni superstiti. Madri sciocche e ancora più sciocchi i figli che prestavano ascolto. E non aggiungo altro su Plutarco, un vero e proprio addetto stampa della guerra.
Ma l’anti eroismo di Archiloco si manifesta in maniera ancora più dissacrante in questo frammento:
Li affrontammo con forza, lasciando sette cadaveri a terra,
noi, che siamo mille.
Altro che l’esaltazione dell’uno contro tutti. Piuttosto il contrario: l’importante è vincere la battaglia e portare a casa la pelle.
Ecco Archiloco che parla del suo condottiero, fuori dalla retorica e dall’esaltazione manieristica
Non mi va un capitano a petto in fuori,
pettinato benino, barba fatta:
datemene uno piccolo, magari storto di gambe,
ma coi piedi per terra, e che abbia i coglioni.
Ecco una dedica ad una donna forse amata:
Un fico campagnolo, beccato da molti uccelli:
Pasifile gentile non manda indietro nessuno
E questa dedicata al potente di turno:
Ora comanda Leofilo, ora Leofilo parla,
ora Leofilo è tutto, ora ubbidiscono a lui…
Vi ricorda qualcuno?
Veniamo ad Ipponatte: è molto più feroce di Archiloco.
Basta leggere questi versi:
Due sono i giorni in cui una donna è un piacere,
quando la sposi e quando le fai il funerale.
Cosa direbbero le nostre amiche femministe?
Ipponatte ha poche esigenze, ecco una sua preghiera a Mercurio, re dei ladri.
Mercurio, mio Mercurio, qua fa freddo, ti prego,
regala un bel mantello al tuo Ipponatte
e un vestito, e le scarpe, e due scarponi,
e magari sessanta monete:
rubali a qualcun altro, che ti frega?
Persino il Monnezza conosce Ipponatte:
E non facciamo incazzare i nostri:
Febo, tu che comandi, fa’ crepare
‘sta razza di bastardi, tu che lo puoi fare (Archiloco)
Tenetemi il mantello, che gli spacco la faccia.
Sinistro-destro: e tutti dritti in bocca (Ipponatte)
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tutte cazzate!!!
continui ancora su e con, questi poetonzi
ma non leggi ciò che scrivi.. fatti l'analisi del sangue poetico
e poi critica gli altri poetonzi.
per te non ci sono prime pietre da scagliare, lanci massi
e non guardi la trave che hai in tutt'e due gli occhi
senza offesa.
ma se occorre l'approvazione dell'autore che libertà di espressione c'è?
Intervengo esclusivamente in merito alla questione: "Se occorre l'approvazione dell'autore che libertà di espressione c'è".
Libertà, a mio avviso, non vuol dire "posso fare e dire tutto quello che mi pare come mi pare", significa invece che posso esprimere con educazione ed intelligenza la mia opinione, anche se diversa o opposta a quella espressa dall'articolo che si commenta. Quando questa rivista è nata, non c'era bisogno di approvazione, ma per la stupidità di qualcuno (come c'è scritto in calce) abbiamo dovuto effettuare questa modifica. Il problema è che se non si riesce a spiegare il proprio punto di vista senza usare il turpiloquio e l'offesa personale, allora non si è degni di lasciare un commento qui.
Trovarsi in disaccordo può essere uno spunto interessante per arricchire la discussione, uscirsene con le offese è un modo semplice per esprimere la propria idea, ma è anche sintomo di poca cultura, intelligenza e flessibilità mentale. Spero di aver dato una risposta alla tua domanda.
@Roberto
Credo che tu non abbia letto il contenuto dell'articolo, ma ti sei limitato a leggere il titolo…
Non parlo affatto di poetonzi, ma al contrario di poeti veri.
Evidentemente non conosci né Archiloco, né Ipponatte.
Buona giornata e buona fortuna.