Treviso, Veneto, profondo Nord-Est. Qui era il regno della DC, la famosa Balena Bianca.
In questa terra c’è stato il miracolo economico più forte, fatto di piccole e medie imprese, gente che ha rischiato molto ed è riuscita a creare piccoli imperi e grandi fortune.
Montebelluna, 25000 abitanti al tempo, è stata per lungo tempo la terza città più ricca d’Europa. Capitale incontrastata della scarpa sportiva (Lotto, Diadora), dello scarpone da Sci (Dolomite, Nordica), di quello da Trekking, degli stivali da moto. Il 90% della produzione mondiale era qui.
Nella capitale della provincia, Treviso, è sorta una piccola dittarella chiamata Benetton. Si è creata grazie al lavoro a cottimo, negli anni ‘80, quando i Benetton davano a tutti quelli che avevano capacità di lavorare (piccoli laboratori ma anche singoli artigiani o operai) partite di magliette, pantaloni, vestiti da cucire a casa e rimandare in ditta. Un capo, tot lire. Gente che ha perso vista e schiena a furia di cucire tutta la notte.
Il miracolo del nord est è stato questo: tanto lavoro. Ma tanto. Nulla di più. Vita sacrificata al Dio Denaro: viva gli straordinari, viva il secondo lavoro. Nulla vale più di un bel pacco di soldi da investire sulla casetta nuova, costruita nel terreno prima non edificabile grazie a quello che io chiamo “Abusivismo regolarizzato”: chiamiamo l’amico al comune, lo votiamo, gli passiamo qualcosina e poi ci regolarizza il terreno prima di costruire, non dopo così evitiamo il condono. Tutto regolare. E tutto costruito a cazzo di cane, scusate il francesismo. Si chiedono strade, ma dove cavolo le facciamo passare che in Veneto non c’è nessun senso nelle costruzioni?
Ma l’importante era avere soldi: la macchina più grossa, la casa con più marmo, le ferie, i sabati fuori a spendere centinaia di migliaia di lire nelle discoteche più trendy.
E, ovviamente, evasione. Che ve lo sto a dire?
Poi è successo.
Gli imprenditori più grandi hanno deciso che dovevano fare qualche soldo in più. Il mercato porta da altre parti, i soldi facili non si fanno più qui.
E via: le fabbriche, tutte all’Est. E poi in Cina, Vietnam dove produce, per esempio, la più importante fabbrica di scarpe del Trevigiano e una delle più famose nel mondo. Esatto, quella delle scarpe che respirano, le famosissime Geox. Voi pagate 200 Euro per un paio di scarpe fabbricate nel sud della Cina. Pure Made in Italy, eh!
E i piccoli? I piccoli sono morti, chiuso, crollati. E gli operai? A casa. Niente più grandi stipendi, niente più straordinari.
Non c’è più lavoro gente, la pacchia è finita. Quando finisce il divertimento, o si va a casa e si accetta, oppure si vuole continuare ad averne. Perché quando ci si diverte non si bada a spese, e i soldi dopo le banche li vogliono. E non si vuole neppure cambiare stile di vita. Bisogna continuare a vivere come prima.
Così si cerca di trovare la colpa, il perché, il nemico. Ci vuole tanto? Il diverso, l’emigrante. Quello che negli anni ‘80-‘90 è stato cercato per lavorare nelle fabbriche, per abbassare i costi.
E allora la DC ormai caduta vien sostituita. Dalla Sinistra? Dai, siamo seri.
Il posto vacante, nel trevigiano, va alla Lega, alla rabbia, alla rivoluzione. Mai avvenute, per altro.
Ma poco importa, la gente si sente sicura e ha sempre un nemico da combattere. La colpa è sempre di qualcun altro, perché il povero imprenditore che continua a girare con le macchine ultimo modello, lui mica ha qualche colpa: lui ha solo portato via il tuo lavoro all’estero. Tu lo hai perso per colpa del negro di merda che abita nella casa cantonale.
Il razzismo, mai in realtà sopito qui, prende nuova linfa, l’ignoranza aiuta, ignoranza che nulla ha a che vedere con istruzione e intelligenza: provate a parlare con qualche neolaureato qui e resterete sorpresi dal livello di intolleranza che hanno, dalla poca voglia di voler capire e conoscere.
Gli anni della forte migrazione Veneta non hanno lasciato ricordo dei sacrifici, i soldi sono riusciti a cancellare tutto.
Questo nuovo virus però non agisce indisturbato: come ogni organismo, anche il trevigiano crea i suoi anticorpi.
Uno dei migliori in assoluto va avanti da ormai quindici anni in quel di Giavera del Montello, a metà strada tra Montebelluna e Treviso, nel pieno del territorio leghista, destrorso, sottilmente razzista.
Qui ogni anno un numero sempre crescente di gruppi e associazioni provenienti da tutto il mondo si riunisce e dà vita a una festa di colori, suoni, danze, integrazione per cercare di ricordare a tutti che siamo tutti uguali e che ogni cultura ha qualcosa da insegnare alle altre.
Quest’anno il programma, come ogni anno, è stupendo e lo potete trovare qui: http://www.ritmiedanzedalmondo.it/
Venerdì prossimo (11 Giugno) ci sarà una cena organizzata da Slow Food, e sabato 12 lo spettacolo dei grandissimi Natalino Balasso e Lucia Vasini, al quale conto di partecipare assolutamente come spettatore.
Venite, tutti. Per capire, per conoscere, per divertirvi. Per dare una mano a quei 300 volontari che ogni anno combattono il virus dell’ignoranza e dell’intolleranza.
E poi, potrebbe essere l’occasione pure per conoscermi.
Con Affetto
IK
Lei è Romana, ma se la cava con l’Italiano. Grazie Paola.
httpv://www.youtube.com/watch?v=sghNjGaDbJ0
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Mi piacerebbe esserci, ma è troppo lontano…
PS
una piccola correzione: Benetton già faceva danni agli inzi anni ’70…
Sotto casa a Trento c’era uno dei primi store di Benetton, vendeva maglie a buon prezzo, due modelli (a V e giro collo), quattro colori (rosso scuro, blu, nero, verde scuro), unisex
e quando le lavavi o diventavano maxi o mini
Conosco di riflesso questa realtà per via del lavoro che uno dei miei fratelli svolge ad Olmi.
Mi piacerebbe esserci per assistere alla festa,…chissà…