– Una doppia grappa
Cossa g’avé da vardar? Mai visto uno tutto sbrindellato, bruciacchiato e bagnato? Lavoro rischioso il mio! Queste cose capitano a noi, il pericolo è il nostro mestiere! Tutti muti su sto bar solo perché il Mario non parla, ma nessuno che se fa i cassi soi!
Ma lo sapete che c’è gente che lavora mentre voi dormite? E allora uno alle sette ha anche diritto a farsi una grappa, se ha lavorato tutta la notte! Varda ti che tette a bionda!
Anca parché una note così… ma perché ho ascoltato il Pino? “Un lavoretto facile”, fa.
“Siamo te, io, il Turco e Faina. È una cosa da niente, ma ci serve uno che sappia leggere i piani. Te sei studiato, ti ga fato zinque ani i geometri”
La scuola! Che ricordi. Son sicuro che se stavo lì ancora un anno ci arrivavo in seconda!
“Dai, tu basta che ti studi questi piani qui. Ci vediamo dal Merlo, quello che presta schei a strozzo. È via in ferie, e di fianco c’è il palazzone vuoto. Ci mettiamo a lato del muro dello studio, foriamo e gli entriamo in cassaforte. Ah, porta un piede di porco”. Non ho capito perché si è messo a ridere quando ho chiesto se lo voleva con le lenticchie o il purè. Strana la gente.
Che io gli son sempre stato sulle palle al Turco lo so, però prendere il piatto e buttarlo così, con le lenticchie e tutto non si fa, dai. Che il cotechino lo avevo fatto cucinare alla Simona, quella di Modena… Che colpa ne ho io se non ho trovato lo zampone? Che se lo compri lui, il piede di porco, ghe sbocio!
Che nervi, no ve digo! Taci che son buono, fatto finta di niente, girato e poi tutti dietro, dentro il palazzone. Come mi seguivano ciò! Tutte pecorelle dietro al cane pastore che sa la strada.
Alla fine almeno grazie potevano dirlo ora che ghe penso, ma con la tensione del momento, capisso. Mamma come che a se piega, quea.
Ma da dove lo ha tirato fuori Faina il trapano? Mistero. E poi che poco rumore che fa! Glielo volevo anche chiedere, per attaccare il puzzle che ho finito l’altro giorno, ma adesso che si è impiantato sulla 380 ho idea che non serva a nulla, tutto fuso com’è. Forte il Faina con i cappelli che sparano scintille, però.
Meno male che il Pino c’aveva la mazza e ha cominciato a tirar botte. Muro di burro: è venuto giù subito. Assieme al tubo dell’acqua che ci ha annegato tutti. Che lavada, nianca a Nadal me lavo cusita!
Ingrati sono, ecco cosa sono. Se poi mi lasciavano un po’ di tempo, io me la studiavo meglio la mappa ed entravano nello studio e mica nella cucina. Che poi mi danno anche la colpa di aver spaccato il tubo del gas, poi. Con tutto il casino che hanno fatto, ti credo che andavo a inciampare, no?
E comunque se il Faina se ne stava buono sull’angolo, non succedeva nulla. Invece, curioso, viene a vedere lui. Come se le scintille e il gas andassero d’accordo, va.
Che botta, fioi. Il Pino sta ancora cercando i pezzi del Turco in giro per il palazzo. Io gli ho detto che me ne andavo, ma nemmeno mi han salutato… che gente, che gente.
– Un’altra, Mario.
Se ciapo a bionda, a magno!
Mario Monicelli, 1915 – 2010. Professione: creatore di sogni.
Con Affetto
IK
Grazie Paola, ladra di errori.
httpv://www.youtube.com/watch?v=ZAUm1s93WS8
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Omaggio tenerissimo! Anche i duri hanno un’anima.