La notte in cui Silvio fu clonato

Il progetto segreto “Copia 1” era stato varato subito dopo l’ultimo festino a Palazzo Grazioli.

Il Presidentissimo era piuttosto seccato dal fatto che la sua tredicesima scopata fosse stata interrotta da una telefonata di Fini che lo richiedeva per ricevere il presidente Americano («Mi spiace Patrizia, ma devo andare da quel nero del cazzo» «Cerca di scoprire se lo ha veramente così lungo… mi interessa… non che tu lo abbia corto, figurati, 10cm è molto più della media… » – cfr. registrazioni pubblicate da “La gazza di Forlimpopoli”).

Il giorno dopo chiamò a consulto le più grandi menti del suo entourage, e dopo aver fatto accomodare sotto il tavolo Gelmini e Carfagna, dichiarò:

«Voglio una mia copia, qualcuno che si occupi degli affari di governo mentre io mi occupo della mia vita. Piano ora, Mara…».

Nella sala non volava una mosca. Poi, timidamente, Tremonti alzò la mano. Berlusconi fece cenno di parlare.

«Senza bisogno di cveave una copia, potvebbe semplicemente delegave le funzioni di govevno a qualcun’altrvo. Io pev esempio mi sento pvonto a fave questo sacrificio pev il bene dell’Italia tutta!».

Silvio guarda pensieroso Tremonti. Poi si rivolge a Bossi:

«Umberto, cribbio, traduci cosa dice Tremonti perché non ci capisco una sega! No, Mariastella, non tu una sega!».

«E insomma, el dis che l’è meio che te lassi el posto a un che el sa far andar invanti el paese e che no el pensa sol che a ciavar» rispose l’Umberto con tutta la sua diplomazia.

Questo è il vero motivo della nascita dei dissapori fra Tremonti e Berlusconi.

«Innanzitutto grazie per farmi godere della sua luce anche oggi, o grande Silvio» disse Bondi inginocchiato davanti al capo  «Io trovo che sia una idea magnifica, più Berlusconi per tutti! Ci potremo fare anche la campagna elettorale».

«Sicuro! Potremo metterli come premio nei quiz! O farci delle belle televendite con Mastrotta!» continuò Rossella, tutto eccitato.

«Il tema però è delicato. Ci vorrà un super lodo che copra anche le copie delle quattro più alte cariche dello stato» fu la preoccupazione di Ghedini.

«Intanto trovate come fare le copie, cribbio!»

«Mmmff ggmm slap slap mmmmm»

«Io sono d’accordo con quello che dice Mara» sentenziò un voglioso Fede, aggrappato alla poltroncina: avrebbe voluto accomodarsi pure lui sotto il tavolo. Lo sapevano tutti, e Silvio lo teneva sulla corda promettendogli che magari, un giorno… Fede si era appena rifatto la dentiera, pregustando il momento.

«Il primo punto è di definire il metodo di lavoro. Io credo sia necessario per il bene della riuscita dell’impresa creare una specifica commissione di lavoro. Il tutto deve poi essere esaminato dalle camere, approvato dal Presidente Napolitano e poi, per maggior precauzione, dibattuto in una bicamerale.» Sempre ligio alle regole Fini!

Silvio aprì un cassetto, prese un telecomando marchiato G.F. e premette il pulsante “Off”. Gianfranco si bloccò in mezzo alla sala, come congelato.

«E vediamo se la pianti di dire cretinate ora. Allora, mi sia consentito, io ho già pensato a tutto. Siete stati riuniti qui perché siete i miei migliori servitori. Ognuno di voi ha un compito preciso e tutti assieme dovrete trovare le idee e le soluzioni. Formerete un team sotto la direzione di Alfano, che eviterà problemi giudiziari. Ora andate, proponete, provate e studiate».

«Scusa Silvio, capisco la scelta di tutti i membri: persone intelligenti, capaci, anche belle, e per questo mi chiedo: ma cosa c’entra Fede?» la domanda di La Russa fu accolta con un cenno di assenso da tutti.

«Ma cribbio, e chi volete usare come cavia altrimenti? Vi immaginate che direbbe la LAV se ci becca a usare dei topi? La seduta è finita, andate in pace. No Mara, tu finisci pure».

 

Fu così che si cominciò con le sperimentazioni.

La prima idea a essere testata fu quella di Bondi: fu fatta costruire una speciale macchina fotocopiatrice con lunghezza 1,70 metri (per incorporare anche le scarpe con il tacco). La prima prova fatta con Fede non andò a buon fine: dopo aver schiacciato il bottone “Fronte Retro” e “Proporzioni 100%”, Fede finì incastrato nel rullo del caricatore automatico.

«Sicuramente è troppo umido, per quello si incastra» disse Maroni prima di infilare Fede in un essiccatore industriale.

Purtroppo, anche portato a essicazione ideale si incastrò ancora. A Mastella venne in mente che forse era troppo grosso e fu per un attimo presa in considerazione l’idea di passare Fede sotto una pressa idraulica. L’idea fu scartata pensando alla reazione di Silvio, sotto la pressa idraulica.

Alla fine Maroni propose di usare il caricatore manuale e Fede fu adagiato sul vetro della macchina. Vetro che si ruppe subito in mille pezzi incastrati tutti in modi alquanto imprevedibili sul corpo di Fede.

Estratto dalla macchina e sostituito il vetro con uno più resistente, si ebbe finalmente la prima copia! Bella ma scura. Fede si vedeva completamente nero. Si riprovò più volte, cambiando settaggi e intonazioni, ma niente: sempre nero uguale.

Alla fine si decise che l’idea andava scartata anche perché la copia mancava di “profondità”.

Tolto Fede ci si rese conto che non era la macchina a fare le copie nere: era lui che era diventato nero: la lampada della fotocopiatrice era talmente forte che Emilio si era bruciato!

 

Scartata la “Soluzione Bondi” si prese brevemente in considerazione l’idea Frattini: scimmioni appositamente addestrati e truccati da Berlusconi, da mandare in giro per il mondo a incontrare i potenti. L’idea, che presentava molti aspetti positivi, fu abbandonata a causa del “niet” di Borghezio: gli scimmioni sono extracomunitari, quindi no!

L’idea seguente fu portata avanti da La Russa: un robot munito d’intelligenza artificiale, perfetto nelle sembianze e nei movimenti.

L’idea piacque e si iniziò subito con la fase produttiva: 340 scatole di Lego Technic vennero assemblate in modo da ottenere un robot parlante e semovente, il quale fu opportunamente rivestito di pelle umana conciata e lavorata da esperte mani di bambini in un laboratorio vietnamita. Il progetto sembrava perfetto, ma sorse un problema insormontabile che fece naufragare il tutto: il sofisticatissimo computer della Lego. Programmato per far fare al robot tutti i movimenti possibili e per funzionare come intelligenza artificiale aveva una falla: nella sua perfezione non poteva né dire né fare delle gaffe.

 

Alla fine si decise di chiamare un gruppo di medici e specialisti nella clonazione. La scelta dei medici fu affidata a Zaia, che in breve tempo radunò i migliori esperti del ramo. Del ramo al quale lui fa capo: Agricoltura e Allevamento.

I grandi scienziati lavorarono comunque bene, e in breve tempo riuscirono a creare una macchina che partendo da cellule prelevate dalla spina dorsale del donatore, riescono a creare una copia uguale e a farla crescere fino all’età desiderata in poche ore.

Le prime prove fatte con i topi diedero risultati positivi. Si decise quindi di passare alla prima prova con Fede come cavia.

Il primo problema fu di trovare la spina dorsale di Fede: si era talmente rimpicciolita che per scoprirla fu necessario il microscopio elettronico e per estrarre le cellule un intervento di microchirurgia. Quindi si procedette alla clonazione.

Dopo 24 ore, il primo risultato: un verme lungo un metro e settanta!

La disperazione nei volti di tutti si trasforma in piacevole sorpresa quando il verme si alza, si veste in giacca e cravatta e va a dirigere il TG4. È lui! La copia esatta di Emilio Fede. Nudo, non si notava.

E così, dopo altri esperimenti su capre e asini, si decise che si poteva procedere al primo tentativo di clonazione di Silvio Berlusconi.

Gli scienziati erano anche riusciti a perfezionare il processo: ora si potevano anche modificare particolari caratteristiche dei vari personaggi, partendo da pezzi di DNA prelevati da altri esseri umani. Addirittura dai morti.

 

La delegazione si presentò dunque da Silvio, e dopo che Gelmini e Carfagna si furono sistemate (all’ultimo fu sventato il tentativo di Fede di passare per la Carfagna grazie a una parrucca bionda), presentò soluzione e progetto a Silvio.

«Bene. Cribbio, sapevo di poter contare su di voi. E quali sono questi upgrade di cui parlate?»

Brunetta prese la parola:

«Beh, basta decidere cosa lei vuole avere di meglio e noi lo possiamo metter: per esempio i capelli di Ronaldinho, prendiamo il Dna di Ronaldinho e lo mischiamo al suo. Oppure gli occhi di Garko, o le spalle di Fioravanti. O addirittura il sesso di Rocco Siffredi!»

«MMMMMMMMMMMMMMMMMMM»

«Ahia! Cribbio, Mara, stai attenta! Ok, ho capito. Vediamo… non vedo difetti evidenti da rimediare. Il sesso va bene com’è…».

«uuuffffffffffff».

«Mariastella, tirare non soffiare! Allora, una cosa che vorrei è avere più appeal internazionale. Non politico, chiaro, quello non è un problema. Appeal sessuale. Chi è stato il politico più arrapante per le donne negli ultimi tempi?»

E qui tutti si guardarono la punta dei piedi.

«Allora, cribbio, parlate!»

«Ecco, a dire il vero, dalle nostre ricerche risulta che le donne in politica sbavano per… yy e qui Brunetta guardò verso i suoi colleghi, intenti chi a guardare fuori dalla finestra, chi a leggere un giornale capovolto, chi a fischiettare «sbavano per… ecco, Vespa, diglielo tu che sei quello che l’hai scoperto!»

Vespa sembra un bimbo preso con le mani nella marmellata, non sa dove guardare, è impaurito. Apre appena la bocca e con un filo di voce dice:

«Vldm Lnn»

«Cosa? Vespa, o parli o ti mando a Rai Tre!»

Vespa si fa coraggio e spara d’un fiato:

«vladimirlenin» e corre a nascondersi dietro una poltrona, mentre da sotto il tavolo si sente:

«Ahhhhhhhhhhhh siiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii vladiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii»

Silvio è nero in volto, sta per scoppiare, ma poi si quieta e dalle reazioni provenienti dal basso capisce che Vespa ha centrato il colpo.

«E sia! Ma mi dovete promettere che mi sarà trasmesso solo il suo sex appeal internazionale, niente ideologie politiche!»

«Sicuvo, questo è pevfettamente accevtato. Gli espevimenti eseguiti non lasciano adito a dubbi» risponde prontamente Tremonti, con in mano una provetta. «Sapendo che Lei da gvande uomo qual è avvebbe voluto questa cavattevistica, mi sono già pvocuvato il DNA di Lenin»

E, mentre Umberto traduce a Silvio, Tremonti mostra a tutti una provetta sulla quale è attaccata un’etichetta con le lettere V.L.

«Giulio, mi consenta, mi ero sbagliato su di Lei. Ha fatto un gran bel lavoro!»

Ed ecco il vero motivo della riconciliazione tra Giulio e Silvio.

«Allora andiamo o mio Signore?» chiede impaziente Bondi, sempre in ginocchio.

«Fra un attimo ragazzi. Forza Mariastella, che abbiamo da fare ora»

 

La notte in cui fu clonato Silvio si dice che la luna fosse più luminosa del solito, che i gatti avessero smesso di miagolare e che una stella cometa fosse passata sopra il cielo della Clinica Veterinaria Dott. Schweine – Specializzato in riproduzione animale.

Le cellule furono estratte dalla spina dorsale di Silvio, e poi modificate geneticamente con quelle marchiate V.L.

Il piccolo Silvio 2 si formò rapidamente dentro la macchina di sviluppo rapido. In poche ore, i presenti poterono vedere la crescita di Silvio, da neonato a ragazzo e avanti. Si decise anche di dargli 3-4 anni in meno, un po’ più di energia.

Verso l’alba, considerando che mancavano ancora una decina di ore per vedere il prodotto finito, si decise di andare tutti a fare colazione a Palazzo Grazioli. Silvio chiamò Noemi per dirle di prendere i cannoli, e poi tutti via.

In laboratorio rimase solo Tremonti.

«Appena pvonto vi chiamo pev le pvove finali»

 

Verso le sei del pomeriggio, Silvio ricevette la chiamata e tutti si diressero di nuovo alla clinica.

Al centro del laboratorio, vestito di tutto punto, Silvio 2 attendeva il suo “genitore”. Silvio e Silvio 2 si appartarono in un angolo del laboratorio, e furono lasciati soli a parlare. Dopo due ore di dialoghi su politica, soldi, mafia, collegamenti, Silvio si ritenne soddisfatto. La sua copia era pronta per affrontare i grandi del mondo.

Un sospiro di sollievo si levò, e tutti assieme uscirono dal laboratorio cantando e gridando, mentre Silvio chiamava Tarantini per organizzare una festa senza precedenti.

 

Nel laboratorio rimasero solo Tremonti e Silvio 2. Giulio guardò la copia negli occhi e sorrise.

«Bvavo bvavo bvavo. Ti meviti un pvemio»

E così dicendo premette un pulsante sul muro. Il salottino scomparve per lasciar posto a un letto enorme. Dentro il letto, Marrazzo in completino di pelle e berrettino da biker. Silvio 2 guardò Giulio e gli lancio un bacio con le dita, per poi dirigersi veloce verso il lettone.

Giulio si voltò e poi prese il telefonino:

«Casa D’Alema. Chi parla?»

«Pvonto Massimo, sono Giulio»

«Oh, cominciavo a preoccuparmi. Tutto a posto?»

«Tutto pevfetto Massimo. Allova siamo d’accovdo, nel pvossimo Govevno ci sono puve io.»

«Certo, ho già parlato con Bersani. Come tu chiedevi, Ministro per il Turismo, così potrai viaggiare dappertutto»

«Bene. Ova ti lascio, che questi mi fanno schifo. Ringvazia Vladi per il sangue»

«Tranquillo Giulio, mando io i tuoi saluti a Luxuria. È contentissima di aver potuto dare una mano, anche perché così si paga l’operazione. Alle prossime elezioni allora»

«Alle pvossime Massimo. Cavi saluti e abbvacci a tutti.»

 

 

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5 Replies to “La notte in cui Silvio fu clonato”

  1. Prima che ti bannino, io me li leggo e stampo tutti perchè mi fanno impazzire!!! Complimenti!! ;-D è proprio ciò che mi va di leggere!

  2. E’ divertente e carino. La cosa più simpatica è quella di fede, un verme che da nudo non ha riconosciuto nessuno!:-D
    Sei riuscito nel difficile compito di farli diventare ancora più disgustosi di quello che sono!

  3. Non so dove tu abbia trovato tutti gli spunti per questo pezzo davvero esilarante. Mi sono divertita molto. Spero di leggerne altri.
    MT

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