Ma è bello sai?

Il mio primo contatto diretto con il mondo omosessuale è arrivato attorno ai 14-15 anni: un tale mi si avvicina, si chiacchiera del più e del meno fino a quando mi fa delle avances.

Ho risposto semplicemente “no, non mi interessa”. E lui se n’è andato.

È successo altre volte, poi, negli anni: chi ti dà la mano per presentarsi e poi non te la lascia più, chi fa capire cosa vuole e accetta un cortese rifiuto, chi non capisce e continua a insistere, come quel tale in stazione che voleva portarmi in macchina a Venezia e ha cominciato a dirmi: “Ma è bello sai?”.

Non ho mai risposto male, non ho mai insultato nessuno e tantomeno picchiato qualcuno. Se ci provano con me vuol dire che quantomeno proprio schifo non faccio.

Se poi non accettano il primo rifiuto o sono più insistenti, beh, è nella natura delle cose. Inoltre mi ha insegnato come comportarmi con le donne: non essere insistente, accettalo il rifiuto! Se a me non piace quando qualcuno insiste nel ‘corteggiarmi’, perché dovrebbe piacere a loro?

Più avanti ricordo un bellissimo pranzo, in Toscana, con una coppia omosessuale: abbiamo mangiato, bevuto e parlato benissimo, una discussione intelligente e varia. E no, non è perché essendo omosessuali siano più intelligenti o acculturati, discussioni di questo tipo le ho anche con eterosessuali.

Non mi sono mai posto il problema se sia giusto o meno essere omosessuali, se sia una malattia o se si nasce così. Non me lo sono mai posto semplicemente perché per me non è un problema: per quanto mi concerne ho sempre pensato che chiunque ha libertà di amare chi vuole o cosa vuole, sempre rispettando la libertà e volontà dell’altro.

Il problema è un altro: quello di chi questo non riesce a capirlo e concepirlo, chi non riesce ad ammettere che possa esistere amore carnale tra persone dello stesso sesso. Ma non è un problema di accettazione dell’amore omosessuale, è un problema di accettazione del diverso, del non allineato.

Detto chiaramente, non sarebbe nemmeno un problema se fossimo in una società minimamente civile, in cui la vita privata di ognuno è appunto vita privata e la vita civica è quella scandita da regole di buon vivere ed educazione che sono comuni a tutti.

Per assurdo, in una società civile l’omofobo potrebbe vivere tranquillamente a contatto con l’omosessuale poiché il suo rifiuto si andrebbe a scaricare solo nel suo privato e nella sua cerchia di amici mentre il vivere comune non dovrebbe averne a risentire.

Utopia, certo: gli imbecilli esistono e esisteranno sempre. Drogati da retaggi culturali machisti e dogmi religiosi si credono e sentono sempre più forti grazie all’esibizione di muscoli dopati e allo slogan urlato fino allo spasimo, alla cultura dello stadio, della pecora forte nel gregge e debole da sola.

La soluzione? Non passa attraverso leggi o leggine, passa attraverso un cambiamento culturale che non è cosa imposta dall’alto ma curata dal basso; l’accettazione passa attraverso l’educazione e la conoscenza. La cosa più difficile non è accettare il diverso, il singolo diverso, è far capire alla gente che il diverso non fa diventare diverso pure te: se conosco un gay, non divento gay, se sono amico di qualcuno che vota a destra, non voto a destra.

È storia vecchia che in questo paese si ripete per ogni legge che riguardi la vita o la libertà ideologica di una persona: no all’aborto (perché se è sì, tutti abortiscono), no alle coppie di fatto (perché altrimenti nessuno si sposa più), no all’eutanasia (altrimenti tutti si uccidono).

Retorica, retorica, lo so. Purtroppo quando si parla di queste cose è impossibile farne a meno.

Il fatto è che io vorrei si parlasse di ‘persona’, considerare allo stesso modo chi è omosessuale e chi non gradisce l’omosessualità.

Non giudico le persone per sesso, colore, gusti o orientamenti sessuali. Le giudico per quello che sono e che fanno nella società.

Che poi accettare qualcosa nella società non vuol dire accettarla nel privato: possiamo accettare il fatto che ci siano le religioni anche se siamo atei, o accettare un partito politico lontano dai nostri ideali perché comunque rappresenta gli ideali di qualcuno.

Ultimamente la nostra società esiste in bianco e nero, senza altri colori. Ci piace muoverci al massimo tra toni di grigio che sono zone d’ombra che non dicono nulla, non si esprimono. Sono tollerate dai due pensieri dominanti.

I colori forti invece esprimono pensieri autonomi, idee diverse, opinioni personali. E per questo non vanno bene, non importa se fondamentalmente sono in accordo con bianco o nero: il non accettare nella totalità il pensiero dominante non è accettabile.

Ho odiato le compagnie da ragazzo perché ti costringono a essere uno del gruppo, a pensarla solo in quel modo, a seguire il pensiero unico “Se non sei con noi vuol dire che sei contro”. È stupido. È superbo. È incivile.

Io ho le mie idee: non voglio che gli altri le accettino, ma voglio che le tollerino, visto che non faccio del male né limito la libertà ad alcuno.

Io pur accettando il mondo omosessuale non devo essere costretto ad accettare tutto quello che il mondo omosessuale fa.

Ho i miei gusti: non mi piace vedere due maschi che si baciano, non mi piace a livello estetico, come non mi piacciono i nudi maschili, li trovo sgraziati con il ‘batocchio’ lì, penzoloni. Il nudo femminile è sempre più aggraziato.

Non mi piacerebbe baciare un uomo in bocca. Il pensiero mi disgusta. Come mi disgusterebbe baciare certe donne, e non per criteri di bellezza: per esempio certe bellone al Governo non le bacerei mai pur essendo, obbiettivamente, attraenti.

Eppure se due maschi si vogliono baciare, che lo facciano: che danno mi fa? Che offesa mi crea? Nessuna.

Sono convinto che il mondo omosessuale in Italia compie degli errori strategici: siamo in un paese in cui (purtroppo) l’immagine conta tantissimo, la televisione la fa da padrona e una buona fetta dell’opinione pubblica si basa solo su quello che vede. L’immagine trasmessa ogni anno dal Gay Pride non giova certo alla causa.

Lo so, inutile che me lo diciate voi: non ci devo mica partecipare e sono affari loro, hanno diritto a divertirsi, eccetera eccetera. Ma secondo voi la casalinga di Voghera che va avanti a Rete 4, Un posto al sole e la messa di domenica cosa ne pensa? E quante casalinghe di Voghera ci sono in Italia? E quanti ipermachi? E quanti Borghezio?

A livello strategico, puramente strategico, oltre che omosessuali direi che quelli del Gay Pride sono masochisti, si danno una botta sui cosiddetti che metà basta.

Anche la battaglia contro chi dice “È contro natura”.

Ragazzi vi sorprendo: È CONTRO NATURA! Per una volta la Chiesa dice qualcosa di scientifico: l’unico scopo per cui siamo ‘naturalmente’ al mondo è riprodurre la specie. Se diventiamo tutti omosessuali, col cavolo che ci riproduciamo!

Che poi siamo anche una razza evoluta e intelligente e ci possiamo permettere comportamenti contro natura questa è altra cosa. È contro natura anche la medicina, è contro natura l’uomo che vola, sono tante le cose ‘contro natura’ eppure accettate.

La scusa del contro natura usata dalla Chiesa o da altri gruppi è stupida, l’ultima volta che l’uomo ha vissuto secondo natura è stato ben prima dell’avvento dell’homo sapiens.

Legge sull’omofobia: condannate il tale perché picchia un gay.

Se invece picchia un eterosessuale gli diamo una medaglia? Ma come si fa a fare una legge di condanna specificatamente per qualcosa che è già da condannare comunque?

Poi facciamo anche la legge contro chi odia gli zingari, i grassi, le bionde rifatte e le doppie punte.

La possiamo piantare di fare distinguo e di cominciare a parlare di persone?

Chi offende una persona o compie violenza su di essa va punita. Basta. Che sia gay, etero, nero, bianco, giallo.

È una persona.

Se non ci ricordiamo questo e non capiamo che siamo carne e sangue e nervi, che siamo tutti uguali nel pubblico e tutti singoli nel privato non potremo mai arrivare ad avere una giustizia uguale, un mondo equo.

Dobbiamo condividere gli spazi senza bloccare chi la pensa in modo diverso da noi, e dobbiamo soprattutto riuscire a vedere il mondo senza più preconcetti.

Il diverso non può più essere. Il diverso sono io, è ognuno di noi.

Ogni giorno ci troviamo a far la parte della giuria e del giudicato, e potremmo trovarci a giudicare Tom Robinson, il nero imputato del magnifico Il Buio oltre la siepe di Harper Lee.

E come giurati condannarlo solo perché il diverso non ci piace ed essere di questo compiaciuti.

Ma potremmo trovarci a essere Tom Robinson. E allora i nostri pregiudizi non ci farebbero certo alcun bene.

Con affetto

 

IK


Elvira e Paola: farebbero una bella coppia?

httpv://www.youtube.com/watch?v=ZM0e1m9T9HQ

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