Moto perpetuo

E poi arriva quel giorno.

È stato un lungo processo, ma ora siete al traguardo.

Nove mesi di vomiti, voglie, visite mediche, corsi pre-parto, shopping compulsivo e lauree ad honorem in arredamento camerette bambini.

Ma alla fine il momento tanto atteso: il piccolo varca la soglia di casa.

Oh, quale gioia! Oh, quale emozione! Eccolo lì, la vostra estensione, il vostro futuro, la luce dei vostri occhi e il sostegno della vostra vecchiaia. Vostro figlio.

Balle.

Voi non portate a casa un figlio, voi portate a casa una centrale nucleare, una pila Duracell di dimensioni gigantesche, il segreto dell’energia perpetua, un giocattolo a molla caricato per nove mesi. E ora la molla è libera!

All’inizio sembra normale, accettabile: sì, la sveglia ogni tanto la notte per farlo mangiare, ruttare, cambiarlo. Va bene, ogni tanto una colichetta, ma poverino mica è colpa sua.

Dorme poco, sì, vero, dorme poco. Ma è perché ancora non cammina, poi vedi come si stanca e ti dorme di piombo.

Quello che non ti dicono è che subito dopo crolli tu. Se ci arrivi.

Non è che i bimbi siano cattivi o maleducati o altro. Semplicemente sono pieni di vita, di voglia d’imparare e conoscere. E ovviamente di voglia di giocare e passare tempo con i genitori.

E i genitori non vedono l’ora di stare con lui: credetemi, non c’è gioia più grande e ogni minuto perso per qualsiasi motivo rischiate di rimpiangerlo dopo. Il tempo non aspetta e vi scapperà via prima di quanto possiate immaginare.

Solo che il tempo è quello, sempre 24 ore ha la giornata, e le vostre energie purtroppo non sono le sue. Siete genitori ora, avete dei limiti! 

Ma per la miseria un po’ di tempo per voi lo vorreste avere! Non per far chissà che. Anche solo per parlare, per guardarvi un film in pace, per gustarvi una cenetta tranquilla.

L’unico sistema è quello di metterlo a letto presto, quando ancora avete un po’ di vita residua, prima che le vostre palpebre accompagnino le sue. E da che mondo è mondo, vi hanno insegnato, il modo migliore per addormentare un bimbo è quello di leggergli una storia.

Semplice ed efficace: si prende un bel libretto, con delle belle immagini, ci si butta a letto con lui e si comincia a leggere.

E si arriva alla parola fine.

Seguita da “Adesso dormiamo, dai”.

Che riceve come risposta “No, un’altra”. “Va bene, ma l’ultima”.

Questo siparietto può andare avanti per ore, con conseguenze per il vostro sistema nervoso inimmaginabili.

Poi c’è il problema che a un certo punto i libri, per quanto piccoli, pesano e voi non siete più in grado di tenerli in mano.

Allora non c’è che una soluzione, inventare la storia, diventare voi libro, narratore e anche attore.

È così che nascono storie incredibili in cui il Capitano Dario si batte fianco a fianco con Luke Skywalker per battere il più incapace Darth Vader che la storia ricordi, o difende la natura dalle brame distruttrici di Arturo Menicelli, assieme al suo fedele compagno Boluf Bolungone.

C’è un rischio però, e molto grosso: che le storie, invece di farlo dormire, lo divertano ancora di più. E peggio, che le storie divertano voi talmente tanto da farvi dimenticare che lo scopo è di farlo dormire. Ora l’importante è continuare a inventare, a cercare scappatoie, a far salti mortali e scoppi tremendi. E a farli ridere, perché ogni piccola risata è vita pura, gioia infinita.

Certo, la vostra seratina è andata e voi finite distrutti sul letto, dove chi vi aspetta magari è già al secondo sogno.

Ma avete visto come rideva? Niente, ve lo giuro, niente batterà l’emozione che provate in quei momenti.

Attenti però a non cadere nella trappola di raccontare le storie anche agli amici di vostro figlio: allora sì la vostra fine è certa!

Raccontare è arte che si affina con il tempo. Non è leggere, è di più, è trasmettere il ritmo e l’emozione del racconto, viaggiare in tempi e luoghi, usare non solo la parola ma il suono, le mani, il viso. È essere attori, per il pubblico che più volete compiacere.

È normalmente privilegio dei genitori, ma più ancora dei nonni. Come quel nonno meraviglioso che va a raccontare al nipote la storia della Principessa Bottondoro e del suo servo Westley, del terribile pirata Roberts e del magnifico spadaccino Montoya. Un susseguirsi di duelli, colpi di scena, inseguimenti, vendetta e quasi morte.

Molti ricorderanno quel nonno con la faccia di Peter Falk nel film “La Storia Fantastica”, un film degnamente tratto dal libro di William Goldman “La Principessa Sposa”.

Solo ricordatevi: non leggete questo libro a vostro figlio con l’intenzione di farlo addormentare. Finirete per restare svegli entrambi, sussultando a ogni pagina, a ogni nuovo colpo di scena, nell’attesa di scoprire se alla fine Iñigo Montoya riuscirà a dire all’uomo dalle sei dita, l’uomo che gli ha ucciso il padre quando lui era ancora bambino “Hola. Minombre es Inigo Montoya, tu hai ucciso mi padre… preparate a morir!”

 

Con affetto

 

IK

 


Hola, my nombre es Paola, tu hai fatto un errore, preparate a corregger!

 

httpv://www.youtube.com/watch?v=YYjBQKIOb-w

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2 Replies to “Moto perpetuo”

  1. Ehhhh, quante serate passate così, nel lettone, ad inventare storie!
    Il problema si presentava nelle serate successive. “Mamma, mi racconti la storia di ieri?” E tu pronta raccontavi alla meglio, perchè mica ti potevi ricordare tutti i particolari.
    Tu, no. Ma loro, sì!
    “Ma no, non era così, era che…”e via con la sequenza esatta della vicenda che tu manco ricordavi di aver raccontato, mentre con la mente pensavi all’indomani e a mettere in fila la sequenza delle cose da fare.
    Bei tempi! Ora lo rifarò da nonna, aspettandomi lo stesso percorso, con gioia.
    P.S. Bello il libro, e altrettanto bello (succede di rado) il film.

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