Se ascoltate la radio, sicuramente l’avete sentita: una tizia dice che è stata appena chiamata dal suo capo e questo le ha dimezzato lo stipendio e raddoppiato le ore di lavoro. Questo è l’incipit che lancia la pubblicità di una nuova auto, che fa più o meno: “Vuoi cambiare marcia? Compra la nostra nuova versione, tutto incluso, anche di più, tua per soli TOT Euro”.
Ora se io fossi quella che è stata appena mazziata dal capo, mi ritrovo con metà dei soldi e con il doppio del lavoro secondo voi ho in testa di cambiare auto? Se uno mi viene davanti e mi fa una proposta del genere primo prendo una mazza da baseball, secondo gli sfraciullo le ginocchia e terzo gli dico: “Vuoi cambiare marcia? D’ora in avanti vai con una sedia a rotelle, stronzo!”.
O ancora quella di una crema di bellezza per le donne, dove quattro donne dicono frasi del tipo: “Io voglio solo il rosso, ma anche il blu perché va bene pure quello” oppure “Ho sempre voluto rifarmi il naso ma poi ho paura di non essere più io”. Io sento e il messaggio che mi arriva mi fa dire: ma che cazzo, una opinione certa, una che sia una, l’avrete no? O va bene tutto?
E l’avete seguita tutta la querelle di quella marca di telefonia mobile che ha cacciato l’attrice (oddio, parola grossa – meglio la protagonista) perché con gli ultimi scandali non era più un esempio per le famiglie? La nuova protagonista cosa deve fare? Spogliarsi quasi nuda in un ascensore. Ah beh. Pubblicità per le famiglie, questa.
Che poi tutto questo nudismo, tutta questa pelle scoperta, tette, culi è stata la ragione per cui ha chiuso definitivamente Postalmarket. Pensateci: l’unica ragione di essere di Postalmarket è stata quella di educare sessualmente generazioni di giovani maschi italiani: come arrivava, zac! “Mamma vado in bagno con il Postalmarket a guardare i giochi” e via a cercare le pagine di intimo femminile. Ora chi ne ha bisogno? Pure per farti la pubblicità di un martello pneumatico o del latte in polvere ti mettono una mezza nuda!
Le pubblicità parlano di tante cose, mostrano tanto ma poi del prodotto che pubblicizzano non si sa nulla. Zero.
“Hey, che ne dici, compriamo quella macchina lì?”
“Perché consuma poco?”
“Ah non lo so, ma hai visto che razza di figona fa la pubblicità?”
Mi ricordo quasi con simpatia quel “Se qualcuno ruba un fiore per te, sotto sotto c’è Impulse”. Sì, ma sopra sopra è un ladro!
Siamo talmente abituati a ricevere messaggi che dicono tutt’altro rispetto a ciò di cui si parla, che ormai in modo inconscio ci comportiamo così anche noi.
Metti lo sport. Dici “Giocato maluccio la tua squadra ieri, mi pare…” e ti senti rispondere “Eh ma anche la tua, nel 1926 doveva essere retrocessa”. Che cavolo centra scusa? Stiamo parlando della tua, ieri sera! Mica della mia 90 anni fa!
Non so, sembra quasi che abbiamo paura di tutto e allora ci costruiamo una rete di sicurezza, un pannello divisorio tra noi e gli altri, tra noi e il mondo. Una rete di bugie, mezze verità che ci permettono di evadere ogni volta da tutto. Un po’ d’olio che faccia scivolare tutto sopra di noi.
Dobbiamo riuscire a riappropriarci dei temi, della realtà, del fatto. Soprattutto delle azioni, ognuna di loro è importante e deve essere valutata. Quando fate delle domande siate sicuri di ottenere la risposta a quella domanda e non una disamina sui problemi di digestione dei pesci tropicali (a meno che non fosse quello che avevate chiesto).
E quando diamo delle risposte, diamole reali, convinte. E sicuri di poter mantenere quello che diciamo. Di poter agire di conseguenza.
E se non abbiamo la risposta che l’altro vuole, bene, diciamolo: non posso, non ce la faccio. Non mostriamoci per più di quello che siamo. Prima o poi ci troveremo di fronte alle nostre risposte e dovremo affrontarle. E allora si capitolerà o si continuerà a mentire rimandando il burrone che nel frattempo diventerà sempre più profondo.
I grandi bugiardi, i grandi tessitori di ragnatele sono i protagonisti e l’anima del noir.
Al contrario del giallo classico in cui la trama si risolve grazie a indizi e prove, il noir gioca tutto sulle dichiarazioni dei protagonisti, sulle loro bugie e sul modo in cui queste vengono svelate.
Il noir è nato in America, con Hammett e poi soprattutto con Chandler, ma in Europa ha trovato l’atmosfera giusta, fatta di silenzi, piccoli paesi e grandi drammi.
Tre i maestri indiscussi in Europa del genere: Simenon il più famoso, Dürrenmatt il più grande e poi Glauser, genio Svizzero dalla vita estremamente turbolenta.
Il suo “Il tè delle tre vecchie signore” è una caccia ai nodi, un disfare la tela filo per filo, punto per punto. Provatelo, sono certo che ne vorrete bere ancora, per quanto letale sia.
Con affetto
IK
È lì, è là, è lì che l’aspettavan… Aspettavan l’error! Paola e Elvira son lì!
httpv://www.youtube.com/watch?v=nTcihBUWIVA
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maddai, lo diceva anche Tonino Guerra che “l’ottimismo è il profumo della vita” (quanto l’ho odiato)
Hai ragione, è proprio un “regresso totale”!!!
Pensa che da quando Irene Grandi fà la pubblicità ho smesso di mangiare Pocket Coffee…Senza contare il San Crispinoooo, mai e poi mai l’avrei comprato, men che meno ora con la voce gioiosa del bambino entusiasta!!!Diversa cosa sarebbe se la Signorina Wonderly, chiedesse ad un uomo di passare a Wind…suppongo.