Voci e Numeri – Diego di Dio

Di seguito il racconto Voci e Numeri di Diego di Dio


– C’è qualcuno?
La tua voce. Preoccupata, nervosa, tesa. Ah, se solo sapessi! Certo che c’è qualcuno, stupido.
Se solo potessi raccontartela, la mia storia.
Fui la prima quando ero la numero 1. Ero piccola ma deliziosa. L’albergo era appena sorto, e io mi sentivo così fiera.
– Che cos’è, uno scherzo?
No, non è uno scherzo. Inutile che ti aggiri per la stanza, osservandoti intorno. Che ridere, adesso guardi perfino sotto il letto.
Ma non puoi vedermi, questo lo sai.
Eppure annaspi, cerchi, guardi, parli da solo. Che tenerezza.
Sai, fui la seconda quando ero la numero 2. Sì, va bene, lo ammetto, ero un po’ gelosa. Ma chi non lo sarebbe stata al mio posto?
So cosa penseresti se ti raccontassi…di come la numero 1 prese fuoco. Ma non sono cattiva. Che tu ci creda o no.
– Chi c’è qui dentro? Chi siete?
Stai quasi impazzendo, vero? Non posso farci niente. Sono fatta così. Bè, se solo tu conoscessi la mia vita…vuoi che te la racconti? Bene, tanto nemmeno puoi sentirmi.
Dicevamo.
Fui la perfezione quando ero la numero 3. L’albergo era cresciuto nel frattempo. E io non ero mai stata così bella. Avresti dovuto vedermi.
Tappeti orientali disposti artisticamente sul parquet, tende arricciate con calate verticali, letto a baldacchino in stile etnico, bagno di lusso equipaggiato con ceramica sanitaria, cabine doccia eleganti e vasche a idromassaggio.
Ah, che ricordi. Sono passati tanti anni.
Ma il bello deve ancora arrivare. Sta’ zitto un minuto, santo cielo!
Fui una guardona quando ero la numero 69 e una principessa quando ero la numero 100.
Ci crederesti che, quando ero la 200, organizzarono una festa tutta per me? Che soddisfazione! Palloncini colorati, piano bar, buffet, decine d’invitati. Non sono mai stata così orgogliosa di me stessa.
Certo, ci fu qualche incidente di percorso. Ma niente di grave, giuro. Si trattò di cose veniale. Sciocchezze, insomma. Durante la festa un uomo rubò tutti gli asciugamani dal bagno e una donna, per sbaglio, inciampò sulle tende e me le strappò in più punti.
La presero tutti a ridere. Era un giorno di festa, in fondo. Non ci rimasi mica male, sai?
Certo va detto, per la cronaca, che l’uomo, una settimana dopo, fece un capitombolo nella hall e urtò la testa contro un marmo. Morì entro pochi minuti.
Eh eh…quando uno ha certe amicizie!
Che ne fu della donna? Ah, quasi dimenticavo. Si buttò dalla mia finestra la mattina dopo la festa. Alcuni dissero che fosse ubriaca o drogata, altri che delirasse.
Insomma, te l’ho detto. Sciocchezze.
Mi fai quasi pena adesso. Ti sei messo a correre per la camera con l’ombrello in mano. Fammi capire, la vorresti usare come arma?
Oh, povero piccolo.
Se qualcuno ti vedesse adesso, ti prenderebbe per pazzo. Lo sai, vero?
Forse ti ho torturato abbastanza. Forse è giusto smetterla qua.
Mi dispiace che tu debba andartene. Sì, insomma, che tu debba morire così.
Ma dico io, non hai letto il mio numero quando sei entrato? Sbadato che non sei altro! Non ci hai pensato, dì la verità.
Dio, che botta! Hai cercato di buttare giù la porta. Ma si può essere così ostinati? Non vedi che non si apre?
E adesso cosa fai? Dai testate nel muro?
Tutta colpa tua, bello mio.
– Bastaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa!!!
Va bene. La smetto. Dai, vieni con me e…accidenti! Sei inciampato e hai battuto la testa sul comò. Ma tu guarda, me lo hai scheggiato.
Respiri ancora, piccolo?
La prossima volta, mio caro, pensaci due volte prima di prenotare una camera numero 666.

– C’è qualcuno?
La tua voce. Preoccupata, nervosa, tesa. Ah, se solo sapessi! Certo che c’è qualcuno, stupido.Se solo potessi raccontartela, la mia storia.Fui la prima quando ero la numero 1. Ero piccola ma deliziosa. L’albergo era appena sorto, e io mi sentivo così fiera.
– Che cos’è, uno scherzo?
No, non è uno scherzo. Inutile che ti aggiri per la stanza, osservandoti intorno. Che ridere, adesso guardi perfino sotto il letto.Ma non puoi vedermi, questo lo sai.Eppure annaspi, cerchi, guardi, parli da solo. Che tenerezza.
Sai, fui la seconda quando ero la numero 2. Sì, va bene, lo ammetto, ero un po’ gelosa. Ma chi non lo sarebbe stata al mio posto?So cosa penseresti se ti raccontassi…di come la numero 1 prese fuoco. Ma non sono cattiva. Che tu ci creda o no.
– Chi c’è qui dentro? Chi siete?
Stai quasi impazzendo, vero? Non posso farci niente. Sono fatta così. Bè, se solo tu conoscessi la mia vita…vuoi che te la racconti? Bene, tanto nemmeno puoi sentirmi.
Dicevamo.Fui la perfezione quando ero la numero 3. L’albergo era cresciuto nel frattempo. E io non ero mai stata così bella. Avresti dovuto vedermi.Tappeti orientali disposti artisticamente sul parquet, tende arricciate con calate verticali, letto a baldacchino in stile etnico, bagno di lusso equipaggiato con ceramica sanitaria, cabine doccia eleganti e vasche a idromassaggio. Ah, che ricordi. Sono passati tanti anni. 
Ma il bello deve ancora arrivare. Sta’ zitto un minuto, santo cielo! Fui una guardona quando ero la numero 69 e una principessa quando ero la numero 100. 
Ci crederesti che, quando ero la 200, organizzarono una festa tutta per me? Che soddisfazione! Palloncini colorati, piano bar, buffet, decine d’invitati. Non sono mai stata così orgogliosa di me stessa.Certo, ci fu qualche incidente di percorso. Ma niente di grave, giuro. Si trattò di cose veniale. Sciocchezze, insomma. Durante la festa un uomo rubò tutti gli asciugamani dal bagno e una donna, per sbaglio, inciampò sulle tende e me le strappò in più punti.La presero tutti a ridere. Era un giorno di festa, in fondo. Non ci rimasi mica male, sai? 
Certo va detto, per la cronaca, che l’uomo, una settimana dopo, fece un capitombolo nella hall e urtò la testa contro un marmo. Morì entro pochi minuti.Eh eh…quando uno ha certe amicizie!Che ne fu della donna? Ah, quasi dimenticavo. Si buttò dalla mia finestra la mattina dopo la festa. Alcuni dissero che fosse ubriaca o drogata, altri che delirasse. Insomma, te l’ho detto. Sciocchezze.
Mi fai quasi pena adesso. Ti sei messo a correre per la camera con l’ombrello in mano. Fammi capire, la vorresti usare come arma?Oh, povero piccolo.Se qualcuno ti vedesse adesso, ti prenderebbe per pazzo. Lo sai, vero?
Forse ti ho torturato abbastanza. Forse è giusto smetterla qua.Mi dispiace che tu debba andartene. Sì, insomma, che tu debba morire così.Ma dico io, non hai letto il mio numero quando sei entrato? Sbadato che non sei altro! Non ci hai pensato, dì la verità.
Dio, che botta! Hai cercato di buttare giù la porta. Ma si può essere così ostinati? Non vedi che non si apre?E adesso cosa fai? Dai testate nel muro?Tutta colpa tua, bello mio.
– Bastaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa!!!
Va bene. La smetto. Dai, vieni con me e…accidenti! Sei inciampato e hai battuto la testa sul comò. Ma tu guarda, me lo hai scheggiato.Respiri ancora, piccolo? 
La prossima volta, mio caro, pensaci due volte prima di prenotare una camera numero 666.

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