Storia ufficiale delle librerie – Capitolo 2

Nella puntata precedente abbiamo parlato della prima libreria e dei primi libri (a proposito, lo sapete che il tomo “La sconsolata Anka e il giovane Unku” è tutt’ora il libro erotico più venduto al mondo?). Tuttavia, bisogna specificare che i libri al tempo erano più simili ai fumetti: non esisteva infatti nell’homo sapiens nemmeno l’idea della scrittura. Del resto, tutto quello di cui avevano bisogno si esprimeva facilmente con disegnini, nemmeno tanto complessi: cibo, sonno, sesso.

La nascita della scrittura ha cambiato tutto questo, portando nei libri quei simboli che tanto conosciamo: le lettere.

Ma chi ha inventato la scrittura? La tesi predominante è che sia nata durante il periodo egizio – sumero, chi dice egizio, chi dice sumero. In realtà, le cose andarono diversamente.

La scrittura nacque inequivocabilmente a Stand-Ha, città situata tra l’Egitto, la Sumeria, la Tracia, il Lazio e la Patagonia argentina. Perché proprio a Stand-Ha direte voi? Perché a Stand-Ha è sorto il primo mercato della civiltà moderna, luogo di compravendite, scambi, affari fatti e perduti.

Fu l’invenzione del mercato, signori miei, a segnare il limite della rappresentazione a pittogrammi e a richiedere un nuovo tipo di rappresentazione scritta. Ora l’uomo aveva bisogno di esprimere concetti molto più articolati, atti a distrarre l’intelligenza della persona mentre gli si rifilava una patacca enorme.  Per fare questo servivano anche parole molto più complesse rispetto a carne, acqua, sesso, dammela, clava e mammut (che erano le parole più in voga). Ora servivano parole come globalizzazione, profitto, holding, insider trading, ricapitalizzazione. Si costruivano frasi complesse per difendersi dagli attacchi dei membri degli altri clan, frasi tipo: “La caverna è stata acquistata a mia insaputa.”

Certo non tutti sarebbero stati pronti per un tale cambiamento, e si sa che depliant illustrativi (altra parolona) compilati in pittogrammi hanno continuato ad essere distribuiti tra i meno “ricettivi”. Per riconoscerli subito su di essi vi si stampava anche il simbolo di tale gruppo: una specie di sole verde a raggi.

E tutte queste parole dovevano essere impresse nei depliant  illustrativi che erano fatti circolare tra la gente.

Fu così che gli imprenditori con più spiccato senso degli affari arruolarono frotte di intellettuali per risolvere il problema della scrittura.

Voi capite che dare un’arma così poderosa come la scrittura in mano a gente che voleva solamente scrivere libri non poteva che portare a un solo risultato: l’esplosione delle librerie.

Ognuno degli intellettuali infatti cominciò a scrivere pagine su pagine, tomi su tomi. All’inizio lo fecero solo per  buttar giù i loro pensieri, le idee, le emozioni che non riuscivano a tenere per loro.

Ben presto però si resero conto che a nulla serviva scrivere le proprie idee se nessuno le leggeva. Ed ecco che a quel punto ogni autore cominciò ad aprire la sua libreria.

Ci fu un momento (non si sa quando, perché i numeri non erano ancora stati inventati) in cui nella piccola città di Stand-Ha si contarono innumerevoli librerie (anche qui, vale il discorso che i numeri non erano ancora stati inventati).

La gente entrava e usciva dalle librerie, felice e contenta, con in mano tomi di diverse misure e colori. È sorprendente constatare che la gente faceva questo per lo stesso motivo per cui lo fa ancora adesso: per farsi notare.

Infatti, se è pur vero che la scrittura era stata inventata, ancora non si era inventata la lettura. Di conseguenza i libri venivano usati nei modi più vari: per livellare tavoli, per arredare le pareti, come carta igienica nei bagni.

Vi era inoltre un problema ancora più grave: gli intellettuali avevano sì creato la scrittura, ma ognuno a modo suo. Vi erano in sostanza innumerevoli tipi di scrittura (non si sa quanti, in quanto i numeri non erano stati inventati).

C’era chi si batteva perché la “a” avesse la gambetta all’ingiù, chi voleva la “o” di forma triangolare. Vi erano fazioni diverse e opposte. Una fazione in particolare, la SF (scrittura femminile) voleva che le lettere femminili fossero usate solo da donne, e scandendo lo slogan “La a e la e sono mie e me le gestisco io” randellavano tutti quei maschi che scrivendo le adoperavano. Alcuni maschi cominciarono a sostituirle con la o e la u, creando parole incomprensibili come:  gongorismo, funtusiu, uiuolu.

Alcuni intellettuali si riunivano in gruppi, a seconda delle ideologie: chi voleva lasciare che la scrittura rimanesse nascosta, segreta, per pochi, contro chi credeva che tale invenzione dovesse essere al servizio di tutti, previa accettazione da parte della comunità di eleggere come proprio comandante e leader  un membro di questo gruppo, ora e per sempre.

Del secondo gruppo faceva parte una corrente molto singolare: i Pensatori Diafani, o “PD”, i quali riuscivano dopo interminabili riunioni e dibattiti a trovare una linea comune di pensiero e scrittura. Linea che durava al massimo un breve, brevissimo lasso di tempo (non si sa quanto, perché i numeri non erano ancora stati inventati), provocando lacerazione e nascite di nuove correnti di pensiero e scrittura all’interno dello stesso gruppo.

Fu l’avvento di un nuovo leader a mettere tutti d’accordo: questo leader si chiamava “Denaro”, e chi ne aveva di più, poteva permettersi di pagare più clave per randellare le teste degli altri. Grazie a questo, alla fine si arrivò a una sola scrittura, quella usata ancora ai nostri giorni.

Per i numeri invece sarebbe stato necessario aspettare ancora un bel po’ di tempo (non si sa quanto, perché i numeri non erano – ovviamente – ancora stati inventati).

Alla prossima puntata,

Con affetto

 

InkKiller

 


Ma veramente pensate che questo articolo potesse essere così chiaro senza l’apporto di Elvira Alfonsi?

httpv://www.youtube.com/watch?v=_sj_U6vObUA

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2 Replies to “Storia ufficiale delle librerie – Capitolo 2”

  1. Simpaticissima!
    Trovo esilarante che ancora oggi, nonostante il proliferare di librerie, le parole più usate nella nostra società continuino ad essere cibo, sonno, sesso.
    Aspetto la terza puntata!

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