Il senatore Dell’Utri, braccio destro del presidente del consiglio, è stato condannato anche in appello a sette anni di carcere per concorso in associazione mafiosa. Non gioisco né mi rammarico alla notizia: non sono un giustizialista né un adepto al teorema delle “toghe rosse”. Sono un cittadino di un paese alle corde in cui i mafiosi vengono eletti senatori e le vittime della mafia sono rimosse dalla memoria storica.
Considero Dell’Utri e il suo partito un avversario politico, li osservo, li ascolto, faccio mie le loro ragioni e le confronto con la mia opinione, pronto a cambiarla se percepisco che la verità e l’oggettività non sono più dalla mia parte. Quando, ieri, Dell’Utri ha confermato in conferenza stampa che il mafioso Mangano “è un eroe”, ho tacitato una vampata d’indignazione spontanea e, come insegnano i grandi maestri yoga, ho trattenuto il respiro e fatto un vuoto interiore. Nella dichiarazione del senatore c’è del coraggio e della provocazione che non considero qualità negative. Di conseguenza ho assaporato con serenità le sue parole: “Mangano era una persona in carcere, ammalata – ha detto – invitata più volte a parlare di Berlusconi e di me e si è sempre rifiutato di farlo. Se si fosse inventato qualsiasi cosa gli avrebbero creduto.
Ma ha preferito stare in carcere, morire, che accusare ingiustamente. E’ stato il mio eroe.” La mia verità, invece, che ho tratto da questa dichiarazione, è che Marcello Dell’Utri sia in buonafede. Suppongo soltanto che egli non si sia accorto di una cosa: ogni parola, ogni affermazione, ogni sua pausa, sono imbevute di cultura mafiosa. Dell’Utri venera chi sa (o non sa) e tace; dunque chi parla -secondo i suoi principii- è un essere spregevole, sia egli pentito o quaqquaraquà, comunque un traditore, così com’è “Megghiu scrusciu i catine ca scrusciu i campane”, meglio andare in prigione che morire per un infame. Maschio mitico, degno di rispetto, al punto da venerarsi come eroe è un assassino come l’amico Mangano, dedito a un santifico omertoso silenzio, perché “A megghiu parola è chidda ca un si rici”, la miglior parola è quella che non si dice.
Sì, il senatore Dell’Utri è in buonafede, osserva e pratica con religiosa lealtà ciò che ha appreso sin da bambino, il senatore è uomo genuinamente mafioso. Questo credo, e per questo continuo a stare con Falcone, Borsellino, Peppino Impastato e tutte le vittime, celebri o sconosciute, della mafia, anche politica, del nostro tempo.
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