Dopo aver letto questo libro, mi sono detta “È il mio”. Tutta la vita che soffro e aspetto la pensione, e adesso prendo consapevolezza che mi hanno fregato. I miei soldi, versati per decenni, sono finiti nelle tasche, o nelle patte, dei corrotti e dei suoi faccendieri, dei finanzieri e dei manager. Questo romanzo non è una distopia, ma una realistica previsione del “qui e ora” prossimo venturo, in cui la popolazione si è impoverita in silenzio, è arrivata alla miseria senza che si dicesse in giro, mentre viveva per procura i sogni di cartone della TV e il 10% degli italiani arrivava a detenere l’80% delle risorse del paese. Poi succede qualcosa che tutti prevedevamo, finiscono i soldi per pagare le pensioni. I giovani non versano più nelle voraci casse dello Stato, sono precari, lavoratori in nero, disoccupati, finti autonomi. Agli evasori, ai politici, ai banchieri, ai corruttori, non ne può fregare di meno, loro vivono in un mondo blindato di “hard hour”, l’happy hour che dura anche otto ore, di casinò, di centri benessere, di ville difese da guardie private, ma il giocattolo si rompe.
Da tempo chi deteneva il potere faceva correre la gente sul filo dell’insicurezza, su una fune tesa tra passato e futuro da cui scorgeva l’abisso sottostante, il rischio di precipitare nella miseria, ma rassicuravano, ci siamo qui noi ad aiutarvi, basta che non vi agitiate troppo. A un certo punto il meccanismo s’inceppa, un’intera generazione si schianta sulle casse della previdenza sociale. Di colpo i soldi per pagare le pensioni non ci sono più. Sono bruciati, dissolti, svaniti, mangiati, bevuti, pippati, fumati dalla banda che reggeva i capi della corda. Dalle nuove generazioni e dagli immigrati non arriva nessuna ricchezza fresca, sono vittime ancora più precarie di quel gioco della fune ormai lisa e resa scivolosa dall’unto che cola dai lussi del potere.
Dopo decenni di lavoro centinaia di migliaia di cittadini si trovano sospesi nel baratro e abbandonati, e che cosa possono fare? Precipitare nel vuoto come le vittime dell’undici settembre, oppure cercarsi negli occhi l’uno con l’altro, uscire dai tinelli e dai fumi della TV spazzatura, ricominciare a stare insieme a parlare di rivoluzione intorno a una piccola tavola, come nella canzone di Tracy Chapman. E di rivoluzione qualcuno di loro ne sa, perché ha vissuto il Sessantotto e il Settantasette, ha letto, viaggiato, studiato, pensato, e non si rassegna. Nasce così un nuovo movimento, le Brigate Nonni. I vecchi si riuniscono in un atto di ribellione contro la precarietà materiale e morale, contro il degrado, contro chi ha rubato il futuro e perfino il passato del paese, la generazione anziana prende consapevolezza e scatena Gli Anni della Tempesta. Composte per lo più da neopensionati, alle Brigate si aggregano vagabondi, psicopatici, freaks, immigrati, disperati di vario genere. I punti di forza della Brigata sono molteplici. Il numero: potrebbero essere milioni. L’esperienza: sono donne e uomini con un lungo passato, conoscono meglio dei giovani i fatti della vita e la psicologia umana. Il temperamento, più riflessivo di quello di un ragazzo. La determinazione: non hanno più nulla da perdere, e questa è la condizione necessaria per scatenare la rivoluzione senza remissione.
Le Brigate hanno un’organizzazione ad arcipelago, non verticistica, sono strutturate in frange, più aperte delle cellule perché comunicano con l’esterno e rispettano le individualità. La Frangia “Stella del Mattino” è guidata da Vincent, un vecchio tassista che comincia a combattere quando suo fratello Abel si spara un colpo alla tempia dopo che l’amatissima moglie è morta perché non aveva i soldi per operarsi al cuore. Vincent vive in una specie di suk che un tempo era un grande ospedale pubblico, poi la magistratura aveva scoperto il giro di corruzione e traffico di droga e puttane che arricchiva i dirigenti e si era giunti a un onorevole compromesso, metà edificio al Comune e l’altra metà a un casinò gestito da un cartello di “liberi imprenditori” tutelati dalle forze dell’ordine. Una sfera divisa a metà. Una, la casa da gioco, affollata da gente ben vestita con tanto denaro da buttare, l’altra punteggiata dalle fioche fiammelle di vite senza speranza. La sua frangia conta su altre tre persone del nucleo, Dino, ex cuoco, Lucrezia, ex medico anestesista, il Grillo, ex professore di antropologia, e due di appoggio. Ahmed, un ragazzino spacciatore che Lucrezia ha salvato da overdose, e Nina, una ragazzina autistica e abbandonata, ormai stabilita di fatto a casa di Lucrezia. A loro si unisce Tap, genio informatico nato in Italia da due albanesi, e Maari, l’indiano che tira il risciò a pedali.
Il Paese attraversa il momento più difficile dopo la seconda guerra mondiale, è un ribollire di malcontento che sfocia in scontri aperti. Molte categorie della società vedono in pochi anni crollare il benessere e ogni certezza, il lavoro diventa un’attività intermittente e di conseguenza lo diventa anche il reddito, l’immigrazione si sparge senza controllo dal resto del mondo ancora più povero. Scoppiano rivolte di piazza, con gli studenti manifestano anche gli insegnanti, i genitori e i bidelli, contro la distruzione della scuola pubblica e di ogni residuo di servizio sociale. La reazione del potere è furente, lo Stato sfodera frusta e mazza ferrata, non mancano nemmeno le cosiddette “Brigate del Tramonto”, gli squadroni della morte che a gruppi di quattro, un agente dei servizi e tre evasori fiscali, minutaglia della furberia italica, s’infiltrano di notte nelle case dei pensionati seguendo liste fornite dai solerti funzionari della previdenza sociale, e ne provocano la morte in modo più o meno “accidentale”.
La frangia di Vincent è esecutiva e deve preparare la logistica per il “grande colpo di primavera”, procurandosi divise e blindati della polizia, oltre a trovare i mezzi di sostentamento per la causa. Certo che le rapine per finanziare il movimento sono faticose a una certa età. Il giovane Ahmed discute con Vincent sull’esito dell’ultima incursione a un supermercato: “Alla vostra età fareste bene a bere gazzosa che a Dino è scappato il mitra e a momenti ammazza il cane”. E rincara la dose: “Alla tua età non devi bere mezzo litro di vino”. Vincent non fa una piega, come al solito: “Giusto, bravo, hai delle anfetamine?”. Sulle tracce della frangia si mette il capitano Palude, poliziotto che non prende la paga da mesi ed è sposato con la dolcissima Lea, il suo amore sordomuto, che ricorda May Carella dell’87° Distretto di Ed McBain. Palude ama sua moglie al punto di indebitarsi con un usuraio, che è poi il suo maggiore, per portarla in gita al lago; è quasi contento che sia sordomuta, così non può udire l’urlo feroce del suo tempo, e comprende di essere chiamato a combattere una guerra inspiegabile, che oppone poveri a poveri, senza giustizia né senso.
Le Brigate Nonni di tutto il paese si organizzano per rapire i sindaci delle principali città e chiedere come riscatto leggi civili che ripristino un minimo di equità (non quella spacciata dal governo dei tecnici, non è una parolaccia…) e di giustizia sociale. Come prevedibile, il potere si incarta su se stesso e il paese si squaglia come un gelato al sole, le rivolte popolari diventano incontrollabili ma anche la padella dell’avidità, dell’invidia, della vendetta, frigge su un fuoco sempre più alto e in poche settimane il Paese si trasforma in una terra di belve. Non era ciò che avevano previsto gli utopistici rivoluzionari, che speravano di costruire un mondo nuovo ma si rendono conto che le loro azioni, pur se motivate da idee sane e giuste, hanno scatenato una violenza e una ferocia ancora maggiori. Ognuno di loro prenderà strade diverse, chi sopraffatto dal senso di colpa, chi desideroso invece di lottare ancora.
Un libro divertente e istruttivo, che è il caso di leggere ora che “mala tempora currunt”. Non è un libro di fantascienza, anzi, la sua grande lucidità ricorda che ciò che è surreale e fantascientifico è l’assurdo paese in cui viviamo. La realtà ci ha imposto una sterzata violenta che non trova motivo di contrappasso nelle nostre azioni, e noi non riusciamo a trovare nel nostro passato una colpa che renda conto del “futuro” prostrante, breve o lungo che sia, a cui ci hanno condannato nostro malgrado.
Brigate Nonni (I Ribelli del Tramonto)
Matteo Speroni
Editore Cooper
224 pagine
14,00 euro
- Cinquanta sfumature di Amore – L’Amor Felino - 17 Febbraio 2014
- Resistenza in vita - 3 Febbraio 2014
- Non è mai troppo tardi - 6 Gennaio 2014
La mia recensione è uscita proprio il giorno giusto.
Sono alla ricerca di una clinica svizzera che si accontenti dei miei modesti risparmi pur di concedermi una libera uscita con dignità, invece di una vita
alla catena oppure una panchina sotto a un ponte.